Amarcord: la serie B del Licata, un’impresa irripetibile

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di Marco Milan

Uno degli striscioni più famosi e carichi di affetto dei tifosi del Torino recita “A Madrid come a Licata, fieri di essere granata”, a testimonianza dell’amore incondizionato dei sostenitori torinisti verso la loro squadra con poca importanza se si tratti della semifinale Uefa al Santiago Bernabeu (1992) o della trasferta di Licata (1990), paesino siciliano in provincia di Agrigento che alla fine degli anni ottanta ha sfidato il glorioso Torino in una sfida di serie B che ancora oggi le due tifoserie ricordano con sentimenti opposti: uno dei punti più alti per i siculi, uno dei più bassi per i piemontesi.

La storia del Licata in serie B nasce a metà anni ottanta quando un emergente allenatore cecoslovacco di nome Zdenek Zeman porta la formazione siciliana (formata in gran parte da elementi prodotti dal vivaio) a vincere il campionato di serie C2 proponendo un calcio offensivo e spettacolare. Nel maggio del 1988, poi, il Licata fa ancora meglio vincendo clamorosamente ma meritatamente il girone B della serie C1 ed approdando per la prima volta nella sua storia in serie B, un traguardo impensabile e a cui nessuno in città credeva; il merito è del tecnico Aldo Cerantola che però, nonostante la promozione, lascia Licata nell’estate del 1988 e la squadra siciliana viene affidata a Giuseppe Papadopulo che ha il compito di condurre la piccolissima società gialloblu nell’immenso mondo della serie B. L’11 settembre del 1988 il Licata gioca la sua prima storica gara nel campionato cadetto contro il Catanzaro: il piccolo ma caldo stadio Liotta ribolle di passione, la serie B è un campionato ostico e lunghissimo, le squadre sono agguerrite, senza grinta non si fa neanche un punto; e il Licata di grinta ne ha da vendere, l’organico è da lotta per non retrocedere, ma Papadopulo cerca di affinare al meglio le proprie armi. Contro il Catanzaro la partita finisce 0-0 e il piccolo Licata conquista il suo primo punto in serie B già all’esordio, un pareggio che regala entusiasmo ed autostima ai gialloblu che fanno 0-0 pure nella seconda giornata ad Empoli in casa di una squadra appena retrocessa dalla serie A. Il Licata resta imbattuto anche dopo il terzo turno quando in casa impatta 1-1 contro il Taranto realizzando anche il primo leggendario gol della sua storia in serie B grazie al centravanti La Rosa che pareggia il vantaggio tarantino firmato da Lerda; una settimana più tardi arriva la prima sconfitta, 2-1 in casa del Messina nel derby siciliano, ma è il preludio ad un periodo magico per la squadra di Papadopulo che nel mese successivo ottiene tre vittorie consecutive che lanciano gli agrigentini nelle zone alte della classifica: 3-1 al Padova, 2-0 al Piacenza e 3-0 in casa del Parma. I giornali iniziano ad interessarsi alla piccola squadra sicula che sta stupendo la serie B nonostante sia una debuttante e nonostante non abbia una rosa vasta e competitiva. Eppure, proprio nel momento di maggior splendore, la luce a Licata si spegne: i gialloblu perdono tre gare consecutive contro Bari, Brescia ed Avellino, e dal 30 ottobre al 31 dicembre non sono in grado di vincere neanche una partita precipitando nei bassifondi della graduatoria, tanto che proprio alla vigilia di capodanno e dopo la sconfitta per 1-o ad Ancona, la dirigenza esonera Papadopulo ed affida la squadra a Francesco Scorsa, 42 enne ex allenatore di Fano e Catanzaro che guida il Licata verso una difficile risalita ed una salvezza tornata ad essere un’impresa improbabile come prima dell’inizio della stagione. Scorsa restituisce fiducia allo spogliatoio e il Licata vince subito 1-0 contro la Sambenedettese, quindi, dopo la sconfitta di Cremona, vince due partite di fila in casa contro Empoli e Messina tornando prepotentemente in corsa per la permanenza in serie B. Il girone di ritorno del Licata è una marcia trionfale, Scorsa diviene il leader dello spogliatoio, mentre l’attaccante La Rosa è il trascinatore dei siciliani in campo e chiude il campionato con 15 reti all’attivo, facendo impazzire il pubblico dello stadio Liotta che vede la sua squadra viaggiare allo stesso ritmo delle prime in classifica, una corsa che consegna ai gialloblu una salvezza meritata e appassionante, addirittura il Licata chiude il torneo al nono posto conquistando nella seconda parte di stagione gli stessi punti del Genoa che termina il campionato in prima posizione. In città si scende per strada a festeggiare, forse ancor più della promozione dell’anno prima, perchè davvero nessuno si aspettava che il piccolo Licata potesse imporsi così anche in serie B, all’esordio nel campionato cadetto. La stagione 1989-90 diventa così la seconda le Licata nel torneo cadetto, la squadra vuole consolidarsi e raggiungere una nuova salvezza con un anno in più d’esperienza sul groppone; in panchina torna Aldo Cerantola, scottato dall’esperienza a Venezia durata appena 4 partite con altrettanti ko, ma il campionato inizia male con la sconfitta per 2-1 in casa della Triestina, il pareggio a reti bianche col Catanzaro ed una nuova sconfitta ad Avellino. La prima vittoria arriva alla quarta giornata, 1-0 contro il Cagliari di Ranieri che a fine stagione verrà promosso in serie A; il 3-0 inflitto al Foggia dell’ex Zeman il 28 ottobre 1989 è solo un fuoco di paglia perchè il Licata non gira, il gioco è macchinoso e in attacco La Rosa segna molto meno dell’anno precedente. Il 26 novembre ecco la grande sfida contro il Torino che non sarà forse quello di Valentino Mazzola e nemmeno quello di Pulici e Graziani, ma è pur sempre una delle squadre più storiche d’Italia: la partita finisce 1-1 con vantaggio torinista di Policano e pareggio del Licata con Minuti, ma la gara verrà tristemente ricordata per la morte di un tifoso siciliano di 24 anni che, insieme ad altri ragazzi, si era arrampicato sul tetto del nuovo palazzetto dello sport costruito accanto allo stadio e crollato subito dopo il pareggio del Licata a causa dell’eccessivo peso e del trambusto che segue. Nel girone di ritorno la squadra di Cerantola vince solamente due partite, contro Triestina e Reggiana, perdendo il treno per la salvezza senza mai agganciare le squadre in corsa per non retrocedere e chiudendo il campionato con 28 punti, 6 in meno rispetto alle formazioni che raggiungono la permanenza in serie B, a Messina e Monza che si giocheranno in uno spareggio l’ultimo posto valido per mantenere la categoria; La Rosa realizza 7 reti, praticamente la metà di un anno prima. Licata-Reggiana 1-0 del 4 marzo 1990 (gol di Tarantino) resta l’ultimo successo della storia del Licata in serie B, una gara che resterà probabilmente storica perchè i siciliani da quel 1990 precipiteranno vertiginosamente, andando incontro a più fallimenti dal 1992 al 2010.

Nell’estate del 2014, al termine di un pessimo campionato di serie D culminato con la retrocessione in Eccellenza ed un tracollo finanziario che ne ha determinato la radiazione dai quadri organizzativi della FIGC. Oggi il Licata è alla ricerca di una riorganizzazione economica e societaria che ne consenta la ripartenza dai campionati dilettanti regionali, ricominciando a vivere dopo un crollo verticale che offusca ma non cancella il ricordo di due stagioni magiche in serie B, così lontane ma così leggendarie, storiche ma forse irripetibili.

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