Attentato ad Ankara: il più sanguinoso della storia della Turchia

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turchiaIl 10 ottobre 2015, ad Ankara, in Turchia, doveva tenersi la prima grande manifestazione per la pace, organizzata dalle sigle sindacali di opposizione e dal partito moderato curdo. All’inizio dell’evento, però, due esplosioni hanno eliminato la speranza di un manifestazione pacifica. Secondo quanto riporta la Reuters, entrambe le due esplosioni sono state causate da due kamikaze, di cui per non sono state rese note le generalità. Ancora nessun gruppo ha reclamato la responsabilità dell’evento. Il bilancio delle vittime è di oltre 100 morti e circa di 200 feriti, un conto che però è destinato a salire.

Subito dopo l’esplosione un gruppo di manifestanti ha attaccato un’auto delle forze dell’ordine, che hanno reagito usando gas lacrimogeni. Gli scontri sono continuati nella notte di sabato, mentre il rappresentante del PKK ha denunciato su Twitter che la polizia impediva ai manifestanti di portare via i feriti.

L’attentato, considerato il più grave nella storia della Turchia, è il secondo in pochi mesi che prende di mira gli attivisti curdi: l’attacco di Suruc, oltre a portare a bombardamenti di accampamenti dell’ISIS, aveva causato la fine della tregua che tra governo turco e il PKK, che durava da più di dieci anni. Il premer turco Erdogan è stato accusato di voler mettere fine al processo di pace. Tra le altre accuse, c’è anche quella di aver impedito alla stampa di riportare le notizie dell’attentato. Qualunque giornale avesse riportato foto o video, o ne avesse parlato, avrebbe rischiato l’oscuramento su internet. La versione del premier è che il divieto sarebbe stato causato dal non voler dare importanza ai terroristi con l’eco mediatica, ma non è la prima volta che alla stampa turca viene importo un bavaglio. Bavaglio che in questo caso è stato inutile, dato che le immagini e i video hanno fatto il giro del mondo tramite i social network.

Gli scontri sono continuati nella giornata di domenica. Nonostante gli inviti degli organizzatori della manifestazione a non recarsi ad Ankara, la folla ha continuato a riversasi nella città, per manifestare non solo contro l’attentato, ma ance contro l’attuale governo in carica. Anche in questa situazione ci sono stati scontri violenti con la polizia. La preoccupazione dell’attuale governo è che la strage venga utilizzata dall’opposizione come leva per le elezioni che si terranno il mese prossimo.

A causa dell’attentato, nella notte tra sabato e domenica, aerei militari turchi hanno colpito basi del PKK, violando la tregua imposta fino alle elezioni. Il salire della tensione ha causato un altro attentato, in provincia di Diyarbakir, nel distretto di Sur. Le vittime sono agenti di polizia un morto e sei feriti, che stavano ripulendo la strada da barriere e ostacoli costruiti da sostenitori del PKk.

Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di sostegno al popolo turco in questo difficile momento, tra cui anche la preghiera speciale di papa Bergolio durante l’Angelus di domenica 11.

(di Francesca Parlati)

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