Italia, Spagna, Inghilterra: il Risiko della famiglia Pozzo

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pozzoPatria delle aziende a conduzione familiare, anche nel calcio l’Italia ha vissuto per decenni un football nel quale allo stemma di una società era spesso associato il volto di un Presidente. Tante le storie che fanno capolino dagli annali degne di essere raccontate; per longevità e abilità manageriale, non si può però non pensare alla famiglia Pozzo.

Udinese di nascita, Giampaolo Pozzo entra nel mondo del calcio nel 1986 rilevando da Lamberto Mazza l’Udinese Calcio; acquisita in un momento di difficoltà, dopo alcuni anni di sali-scendi tra A e B, la promozione del 1995 è l’ultima dei friulani, da lì in poi presenza fissa in Serie A. Da quel momento l’Udinese è entrata stabilmente a far parte della borghesia del nostro calcio, vivendo anche qualche entusiasmante campagna europea figlia di  alcune stagioni capaci di infiammare il Friuli.

Una rubrica intera conterrebbe a fatica l’elenco dei calciatori che, grazie a uno scouting tra i migliori a livello mondiale, a Udine si sono rivelati al grande calcio; tra gli attaccanti ricordiamo Abel Balbo, Bierhoff, Marcio Amoroso, Iaquinta, Alexis Sanchez e Totò Di Natale. Ai tanti talenti scovati sono corrisposti numerosi piazzamenti di rilievo in Serie A (tra cui due terzi posti), alternati a qualche fisiologica stagione di transizione. Il recente ridimensionamento sportivo non toglie merito alla gestione economica del club, basata sulle laute plusvalenze generate dalla cessione delle proprie stelle; ciliegina sulla torta, i bianconeri hanno inaugurato nella stagione in corso il nuovo “Friuli”, ristrutturato in linea con i più moderni standard europei in fatto di stadi.

 Qualche ombra, invero, è stata sollevata negli anni; dopo la penalità inflitta nel campionato di Serie B ‘90/91 per un presunto tentativo di combine,  nel ’98 pur professando la propria innocenza i Pozzo (Giampaolo ed il figlio Gino) vennero accusati di falso in bilancio, frode fiscale ed appropriazione indebita per complessivi 60 miliardi di lire,  patteggiando nel 2004 una sanzione pecuniara di 75 mila euro. Qualche anno più tardi fu la prescrizione a porre la parola fine ad un altro filone di inchiesta relativo alla falsificazione dei passaporti di alcuni tesserati, mentre nel Dicembre 2014 una nuova perquisizione della GdF ha avuto l’obbiettivo di verificare la sussistenza di eventuali reati fiscali. Con le indagini ancora in corso i Pozzo si dicono tranquilli, anche in virtù dell’assoluzione arrivata nel 2010 per un indagine condotta per il medesimo motivo.

Nel 2009 lo Stivale comincia a stare stretto ai Pozzo, che varcano le Alpi acquisendo il Granada, club spagnolo militante all’epoca in terza divisione; risanato finanziariamente, in sole due stagioni sotto la nuova proprietà il Granada conquista un incredibile doppia promozione arrivando a festeggiare nel 2010/’11 il ritorno nella Liga a 35 anni dall’ultima partecipazione aggiudicandosi il play off con l’Elche. Dopo un esordio da incubo nella Liga 2011/12 (0 punti, 0 gol fatti e 8 subiti nelle prime tre uscite), l ’1-0 sul Villareal alla quarta giornata vale il primo storico hurrà, quasi profetico: il Granada si salverà infatti all’ultima giornata proprio a discapito del Villareal, riuscendo a mantenere la categoria anche nelle stagioni successive centrando di fatto il proprio “scudetto”.

Spesso utilizzato come “palestra” per i giovani ritenuti ancora non pronti per l’Udinese o come “parcheggio” per gli esuberi friulani, tra i calciatori transitati per Granada affermatisi anche in Italia possiamo citare Widmer, Karnezis e Muriel rientrati alla casa madre bianconera, o ancora Siqueira (ceduto al Benfica e oggi all’Atletico Madrid) e quel Jason Murillo acquistato dall’Inter dopo una grande Coppa America.

I soddisfacenti risultati ottenuti con il Granada incoraggiano i Pozzo a ripetere l’esperimento, e quando nel 2012 sentono profumo di occasione acquisiscono in Championship, la Serie B inglese, il Watford.

Incagliato nei meandri di metà classifica, il Watford subisce un trattamento simile a quello riservato al Granada; i tanti prestiti da Udinese e Granada (12!!) e la scelta di Gianfranco Zola in panchina portano il club a un passo da un incredibile immediata promozione nel 2012/’13, svanita nella finale play off persa con il Crystal Palace. L’anno successivo è decisamente più amaro, con il Watford che chiude al 13° posto e Giuseppe Sannino che subentra a Zola; lo stesso Sannino si dimette ad Agosto 2014 con il Watford che, solo nel mese di  Settembre 2014,  vede alternarsi altri 3 allenatori. L’ultimo, Slavisa Jokanovic, si rivela quello giusto e dopo le prime difficoltà gli Hornets cominciano una lunga rincorsa che nell’Aprile 2015 vale il salto in Premier League grazie al successo per 2-0 a Brighton.

Approdati nella massima serie i Pozzo fanno le cose per bene, e con i maggiori introiti derivanti dalla Premier League che si uniscono alla “joint-venture” tecnica con Udinese e Granada allesticono un organico con tutte le carte in regola per la salvezza. La guida tecnica viene affidata allo spagnolo Quique Sanchez Flores, che all’esordio in Premier League sfiora il colpaccio sul campo dell’Everton venendo ripreso sul 2-2 dai locali solo nel finale.

Se tre indizi fanno ancora una prova l’evoluzione di Udinese, Granada e Watford, tutte raccolte in momenti di chiare difficoltà e portate alla ribalta, testimonia la straordinaria capacità manageriale dei Pozzo cui si accennava in apertura. Un fenomeno da applaudire senza indugio, destinato magari ad allargarsi ancora: d’altronde non c’è due senza tre, ed il quattro vien da se.

di Micheal Anthony D’Costa

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