Crimi e la guerra (mediatica) dei piedi neri

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“Vito Crimi ha aggiunto duvito-crimi-piedie nuove foto”, 28 luglio alle ore 18.00. Siamo sul profilo Facebook di Vito Crimi, Cittadino eletto al Senato della Repubblica per il Movimento 5 Stelle quando in afoso pomeriggio di metà estate appaiono le immagini delle piante di un paio di piedini sporchi con allegato un testo dalla lunghezza impegnativa, ma sostenibile. Le foto non sono di Crimi, si tratta di una condivisione di un contenuto inviatogli da un padre bresciano preoccupato per la salute di suo figlio e dei suoi concittadini, a cui Crimi sceglie di dare voce.

« LEGGETE, PRIMA DI RIDERE
Un amico che risiede a Ghedi, in provincia di Brescia, ci ha inviato questa lettera. Vi invito a leggerla ». Questa l’unica intercessione del cittadino Crimi nel testo. L’avvertimento tuttavia, non è risultato esattamente efficacie. E già, perché l’apprensione di questo padre riguardava la polvere raccolta dai piedini di suo figlio dopo aver camminato sui pavimenti della loro abitazione, dopo due settimane di assenza per via delle vacanze, nonostante gli scuri fossero stati tutti accuratamente chiusi, anche se «qualche porta è rimasta socchiusa per favorire un minimo di ricambio dell’aria di casa». Si, il senso può sfuggire.

Lo troviamo però, nelle parole scritte da questo amico senza nome di Crimi: «Ebbene dopo due settimane ecco quello che si è depositato sul pavimento di casa e raccolto dai piedini di mio figlio. Quello che mi spaventa è che non si tratta della normale polvere. E’ una polvere nera e sottile, più fine della fuliggine. Sembrano i piedi di uno spazzacamino. Peccato che questa volta le polveri sono contenute nell’aria che respiriamo e che finisce nei nostri polmoni».

Narrare la reazione massiva del web equivarrebbe a far girare in tondo una questione che ha raccolto solo su Facebook 3.638 condivisioni mentre stiamo scrivendo. Lo sfottò socialmediatico ha un punto di inizio, un suo apice e una sua naturale estinzione. Non altrettanto si può dire della faciloneria, dell’allarmismo e del pressappochismo che hanno contraddistinto il comportamento di Crimi in questa vicenda e che temiamo seguano uno sciagurato meccanismo di coazione a ripetere.

Inutile infierire sull’utilizzo che Crimi ha fatto del suo profilo pubblico, non accertandosi della fonte, sospendendo il suo giudizio critico e trasmettendo volontariamente un contenuto allarmistico privo delle più basilari norme di logica, facendo venire il dubbio a chi stesse leggendo il post che in realtà si trattasse di un articolo di Lercio.it, a sdrammatizzare nella disperazione consapevole di averlo come nostro rappresentante al senato un commento per tutti: “Si vede che il clima è asciutto. Dopo due settimane a casa mia ho trovato una carpa da 4 chili”.

Il danno è stato fatto, certo. Ma poteva bastare così. No, Crimi non ci sta. È la solita italietta pane e pallone e reality show, che non lo prende sul serio e non coglie il valore provocatorio della sua condivisione, così il 31 luglio pubblica un post dal titolo “IN PUNTA DI PIEDI”, continuando strenuamente nell’uso del caps lock, – che poi è il confine ultimo che separa un individuo socialmediatico dall'(ab)uso di punti esclamativi alternati con innocenti e inconsapevoli numeri 1 (!!!1!1!) -. Stavolta la lunghezza del post ha fatto tentennare l’algoritmo zuckerberghiano se proporgli o meno la possibilità di trasformarlo in nota.

«Ci voleva la foto dei piedi di un bambino per farvi scatenare, ed avviare un dibattito. D’altronde, questa è l’Italia: perché ti ascoltino, devi provocare. E per parlare di ambiente, di inquinamento, di tumori e di vite che se ne vanno, devi provocare ancora di più, affinché ci sia un minimo di attenzione», capite? È il nostro caro e paternalistico Crimi, che ci parla. Siamo noi, è colpa nostra. Questo popolo di stolti che continua a costringerlo ad utilizzare il bastone e la carota. Ci lancia una bufala per poi convincerci a leggere un post fiume pieno di dati illeggibile per il web, sulla drammatica condizione ambientale di Brescia. L’ha fatto per noi, ma nessuno nessuno lo ha capito. Voleva provocarci e tutti l’abbiamo canzonato, non lo meritiamo un rappresentante del popolo così, che alla fine di questo nuovo contenuto del 31 luglio inserisce scuse e ringraziamenti. E riesce anche a commentare qui e là e a rispondere a chi osa definire “idiota” la condivisione in questione:

«Purtroppo vedi quella “notizia idiota” come la definisci (idiozia la preoccupazione di un padre?) ha avuto quasi due milioni di visualizzazioni questo appena 30 mila… fatti una domanda e datti una risposta», si certo. Anche i video e le foto di gattini raccolgono più visualizzazioni degli interventi alla Camera, (per info chiedere a Salvini) ma che dire, c’est la vie. Non crediamo che il sensazionalismo, il terrorismo psicologico, il complottismo e l’allarmismo possano essere giustificati e legittimati come strumenti ammissibili per attirare l’attenzione della gente su questioni più serie e far leggere loro qualche dato in più. C’è in sottofondo un terribile rumore di specchi.

Crimi non è il primo e non sarà l’ultimo rappresentante politico ad esercitare un uso fuorviante, superficiale e strumentale delle paure della gente attraverso i mezzi di comunicazione, ma riteniamo che se questa strumentalizzazione debba esserci (come fisiologico che sia), si debba pretendere che sia perlomeno sottile, arguta, architettata su un piano dialettico dignitoso, che rientri nella dialettica politica e non nel gergo e nelle modalità delle pagine Fan o dei bulli da tastiera, che si distacchi dai paradigmi violenti di Salvini e Gasparri e dalla presunzione e dalla superficialità di Crimi, che poi altrimenti ci tocca citare l’ultimo Umberto Eco.

(di Azzurra Petrungaro)

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