1945 – 2015, l’ONU compie 70 anni

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First Phase DigitalIl 26 giugno 1945, all’indomani della fine della Seconda Guerra mondiale, i rappresentanti di 51 Paesi decisero di firmare lo Statuto delle Nazioni Unite, entrato in vigore il 24 ottobre 1945, dopo la ratifica dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Francia,Unione Sovietica, Regno Unito e Stati Uniti d’America) e della maggioranza degli altri Stati firmatari. A distanza di settant’anni, i valori che hanno ispirato la Carta firmata a San Francisco e l’azione che la più grande organizzazione intergovernativa mondiale esercita attraverso i suoi organi continuano a essere considerati un baluardo della cooperazione internazionale in difesa dei diritti umani. La storia, però, ha in parte disatteso gli intenti della Carta. I conflitti, sia quelli raccontati dai media che quelli dimenticati, sono la testimonianza che le minacce alla pace e alla sicurezza tra i popoli persistono tutt’oggi, come ci raccontano le cronache degli attentati terroristici dei giorni scorsi in Tunisia, Francia, Kwait e Somalia.

Lo Statuto dell’ONU – La Carta delle “Nazioni Unite”, è stata chiamata così per onorare la memoria del presidente degli Stati d’Uniti d’America, Franklin D. Roosevelt, morto poche settimane prima di firmare lo Statuto, che suggerì questa denominazione nel 1942, quando i rappresentanti di 26 Paesi firmarono la Dichiarazione delle Nazioni Unite. La Carta raccoglie un insieme di regole e principi, diritti e i doveri di ciascun Stato membro, che guidano le attività dell’ONU. “Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra […]”, si legge nel preambolo, nel quale viene dichiarata la principale missione dell’organizzazione internazionale, la promozione della pace e la prevenzione delle guerre. Altri principi, enunciati nel capitolo I, sono il rispetto dell’eguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli, la cooperazione internazionale e il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Suddiviso in 111 articoli, lo Statuto è ripartito in 29 capitoli, dedicati ai criteri di ammissione degli Stati membri e agli Organi che  compongono le Nazioni Unite (Assemblea Generale, Consiglio di Sicurezza, Consiglio Economico e Sociale, Consiglio di Amministrazione Fiduciaria, Corte Internazionale di Giustizia e Segretariato), all’integrazione con le normative di diritto internazionale, alle modifiche e alla ratifica dello Statuto, cui viene riconosciuta una valenza universale poiché vi hanno aderito 192 Stati su 202. La Svizzera e Timor Est sono tra gli ultimi Stati membri entrati a far parte dell’ONU nel 2002. La Palestina, dopo la risoluzione dell’Assemblea generale del 29 novembre 2012, è stata riconosciuta come stato osservatore non membro delle Nazioni Unite, mentre il Vaticano opera presso le Nazioni Unite con lo status di Osservatore Permanente di Stato non membro.

L’Italia e le Nazioni Unite – L’Italia è divenuta membro dell’Organizzazione il 14 dicembre 1955, dopo dieci anni di “anticamera” e ha celebrato il sessantesimo anniversario dell’adesione alle Nazioni Unite. Come riporta il sito del Ministero degli Esteri, ha ricoperto per sei volte il ruolo di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, ripresentando la candidatura per gli anni 2017-2018, per sette volte è stata eletta nel Consiglio Economico e Sociale, ricoprendo, inoltre, di recente il ruolo di membro del Consiglio Diritti Umani. Il contributo dell’Italia alle operazioni di pace delle Nazioni Unite non manca di suscitare polemiche per l’investimento finanziario e ogniqualvolta si verifica la perdita di vite umane in zone di guerra. Il nostro Paese, si legge sempre sul sito della Farnesina, è il settimo contributore finanziario delle missioni di pace e detiene il primato, tra i Paesi occidentali, di fornitore di truppe. Sede di numerose strutture delle Nazioni Unite, tra le quali la FAO a Roma, l’Italia contribuisce ai fini dell’Organizzazione sostenendo molteplici campagne, tra cui quella favore della moratoria della pena capitale, quelle per promuovere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne e delle bambine (anche attraverso la lotta a pratiche quali le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati), le battaglie contro ogni forma di discriminazione religiosa e in favore della libertà di opinione.

Il settantesimo anniversario: bilancio e prospettive – A settant’anni dalla sua fondazione, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, tramite il segretario generale Ban Ki-moon, ha celebrato questa ricorrenza proprio da San Francisco, dove era emersa la volontà collettiva di imprimere un cambiamento alle politiche di sicurezza mondiali. Una svolta epocale che impegna gli Stati aderenti a confermare gli impegni sottoscritti allora attraverso “una più profonda cooperazione di fronte alle crescenti sfide globali”. Nel discorso di commemorazione, tenuto all’Università di Stanford in California, è stato evidenziato “il momento importantissimo” in cui cade l’anniversario della firma della Carta delle Nazioni Unite, utile per “riflettere sul passato” e per trovare soluzioni per un futuro migliore.

Plaudendo al ruolo decisivo dell’Organizzazione nella guerra di Corea, un ricordo d’infanzia che ha coinvolto direttamente la famiglia di Ban Ki-moon,  il segretario ha ricordato il sacrificio di vite umane da parte delle truppe di molte nazioni per ripristinare la sicurezza e la pace. Tornando sugli obiettivi dell’ONU, ha aggiunto: “Noi siamo la prima generazione che può cancellare la povertà dalla Terra e l’ultima che può agire per evitare i peggiori impatti del riscaldamento globale”. Il riferimento è alla Conferenza Parigi 2015 sul clima che si terrà nel mese di dicembre e alle tappe intermedie per l’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), tra i quali l’istruzione, l’energia, l’occupazione, la salute e i diritti umani.

La differenza tra locale e globale tende progressivamente a diminuire – ha sottolineato ancora nel suo intervento il segretario dell’ONU – poiché “le sfide affrontate da uno diventano le sfide di tutti” in nome dello spirito di “cittadinanza globale” che sta alla base del nome dell’Organizzazione. Ban Ki-moon ha citato i conflitti in Siria, nello Yemen e nel sud del Sudan, soffermandosi sui quelli nell’area del Mar cinese meridionale, auspicando che vengano risolti attraverso il dialogo e la legge internazionale per scongiurare il rischio di esacerbare le tensioni. Infine, un accorato appello ai leader mondiali che hanno avuto successo nel mercato delle nuove tecnologie: “Quando si tratta di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, io conto su di voi per mostrare la stessa leadership visionaria”.

Le sfide che attendono la comunità globale sono molteplici e non più rinviabili. Trovare gli strumenti per garantire la risoluzione delle controversie tra Stati e all’interno delle comunità locali, favorendo concretamente la promozione di uno sviluppo sostenibile, restano il modo più degno per commemorare una ricorrenza che altrimenti resterebbe soltanto una mera celebrazione e una reiterata dichiarazione di intenti.

(di Elena Angiargiu)

Fonte immagine: http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=51260#.VZAj3Pl_Okp

 

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