Arriva il divorzio “breve”. I primi effetti della separazioni in tempi record

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581RUBIn una società dai ritmi sempre più frenetici, dove nessuno ha tempo per nessuno, anche dirsi “addio” è diventato più semplice e più rapido, e il “per sempre” è stato sostituito dal “fino a che la legge non ce lo vieta”.

Lo scorso aprile la Camera ha approvato in via definitiva la legge sul “divorzio breve” (con 398 sì, 28 no e 6 astenuti). Dopo 41 anni dal referendum che cambiò la storia degli italiani e, dopo 10 anni di discussioni in Parlamento, il tempo di attesa tra separazione e divorzio scende a un anno (invece di tre) se l’addio è giudiziale, ma se il divorzio tra i coniugi è consensuale il tempo scende a 6 mesi. E non cambia nulla se nella coppia ci sono figli minori.

Il provvedimento, approvato in via definitiva dalla Camera il 23 aprile scorso è stato pubblicato in Gazzetta il 6 maggio e dal 26 maggio è in vigore. Novità, poi, sulla comunione dei beni che si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale; prima si realizzava solo con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione. Infine c’è l’applicazione immediata: il divorzio breve sarà operativo anche per i procedimenti in corso.

Il tema del divorzio è stato storicamente oggetto di dibattito, ancor di più in un Paese cattolico come il nostro, e ha diviso le forze politiche in campo sin dal referendum del 1974, voluto dai socialisti e dai democristiani, quando circa il 60% degli italiani disse di “no” all’abrogazione della legge sul divorzio. Arriva, poi, la prima forma di divorzio breve, con la riforma nel 1987 e con i tempi del divorzio che passano dai 5 ai 3 anni. Oggi l’ulteriore grande passo, in attesa del divorzio immediato, stralciato dal Ddl, e del riconoscimento degli altri diritti civili che l’Italia ancora aspetta.

Divorzio breve uguale matrimonio breve? In un contesto in cui soprattutto le giovani coppie fanno fatica a intravedere una prospettiva futura, tantomeno una eterna, forse sarebbe il caso di rivalutare la scelta a monte, non correre ai ripari dopo, evitando di coinvolgere intere famiglie e figli in veri e propri drammi. Ma se poi nel corso dell’unione subentrano problemi o “imprevisti”, allora la colpa non e di nessuno, in quel caso è preferibile lasciarsi subito, e chi si è visto si è visto (meglio se non ci sono figli!)

Sulla delicata questione si è espresso anche Papa Bergoglio, il quale ha affermato nell’udienza generale che la nuova sfida è quella di “rivalutare il fidanzamento” come l’occasione per conoscersi più a fondo e per preparare al meglio le coppie che intendono condividere e far durare per sempre la loro unione.

Di sicuro questa legge ha un importante significato culturale, inoltre, accogliendo l’esigenza di una maggiore coerenza tra la farraginosa burocrazia e la società induce a evitare “l’intasamento dei tribunali”.

“La buona politica è quella vicina alla vita delle persone”. Lo dice su Twitter la deputata del PD Alessia Morani, relatrice alla Camera della legge sull’accorciamento dei tempi per il divorzio.

“Accorciare i tempi significa diminuire la conflittualità e di conseguenza le sofferenze dei figli”, scrive in un tweet la vice capogruppo dei democratici a Montecitorio, che spiega ancora: “Con l’anticipazione dello scioglimento della comunione legale diamo una mano alle persone soprattutto in periodo di crisi”, facendo riferimento ai termini della separazione dei beni che nella nuova normativa scattano dal momento in cui il giudice autorizza i coniugi a vivere separati oppure, in caso di separazione consensuale, decorre dalla sottoscrizione del processo verbale.
“Il divorzio breve si applica anche alle procedure condotte con la negoziazione assistita o davanti all’ufficiale di Stato civile”.

E mentre nel Bel Paese si sperimentano i primi effetti della nuova legge non senza difficoltà legate al bisogno di avere più personale negli uffici giudiziari a fronte della massiccia mole di pratiche, certamente si apre una fase importante per la legislazione italiana e per la storia della nostra società civile.

(Anna Piscopo)

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