Ucraina, Putin non arretra. A rischio il vertice di Minsk
Se gli USA armeranno Kiev, il conflitto ucraino si inasprirà: il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev non lascia spazio a diverse interpretazioni, ma in tal caso Mosca «risponderà con strumenti diplomatici» ha aggiunto.
La crisi dell’ex repubblica socialista continua a stressare i delicati rapporti tra Putin, le potenze europee e gli Stati Uniti e il piano risolutivo di un incontro a Minsk sembra farsi sempre più inconsistente.
La lunga conference call di domenica mattina tra Angela Merkel, François Hollande, Vladimir Putin e Petro Poroshenko sembrava aver sancito un punto di svolta: il vertice di Minsk di mercoledì 11 febbraio dove i leader di Germania, Francia, Russia e Ucraina avrebbero dovuto incontrarsi per «continuare a lavorare a un pacchetto di misure nel quadro degli sforzi per una soluzione globale del conflitto nell’Est dell’Ucraina».
La delicata riunione deliberata per mercoledì è apparsa come la condizione finale proposta alla Russia di Putin per avviare il piano di pace franco-tedesco: l’accordo prevederebbe una zona demilitarizzata di 50-70 chilometri e una autonomia ancora maggiore per i cittadini russofoni dell’est dell’ex repubblica sovietica.
Tuttavia le parole di Dmitri Peskov giunte dal Cremlino nella giornata di lunedì, attraverso le frequenze di Gorovit Moskva, rettificano fermamente ogni possibile teoria di offerta perentoria intimata a Vladimir Putin: «Nessuno ha mai parlato e nessuno può mai parlare al presidente con il tono dell’ultimatum, neanche se vuole». Le possibilità di risoluzione del conflitto del Donbass riposte nell’auspicato summit bielorusso sembrano assottigliarsi.
Durante lo scorso week-end, mentre il destino dell’Ucraina sudorientale viene conteso dai rapporti di forza tra le varie diplomazie internazionali in gioco, il governo di Kiev ha visto varcare il confine da oltre 1500 soldati russi e nei territori del conflitto si continua a morire: nove soldati e dieci civili sono hanno perso la vita in seguito a colpi di artiglieria sparati nelle città di Avdiivka e Debaltsevo dai separatisti.
La mobilitazione militare russa in Ucraina è di prim’ordine, Frederick Hodges, comandante delle truppe americane in Europa, riferisce al Wall Street Journal che nel Donbass sarebbe presente «un potenziale che supera di gran lunga tutto quello di cui ha mai disposto qualunque guerriglia». Mosca ha fatto recapitare nell’est ucraino le armi più moderne, sistemi di anti-aerea, jammers, strumenti di guerra elettronica, segno che «non si tratta di un’incursione o di una prova di forza, ma di una strategia».
Intanto Vladimir Putin durante il suo soggiorno egiziano, continua la sua campagna mediatica contro Usa e Ue, all’opinione pubblica araba dichiara, che la responsabilità delle crisi in corso è dell’Occidente. Nell’intervista ad Al Ahram ha aggiunto che la guerra all’Isis è «illegittima» e in ogni caso è la naturale ripercussione di una «violenta ingerenza» in Siria e Iraq, così come lo scontro in Ucraina sarebbe colpa degli «Usa e dei loro alleati occidentali che si sono considerati i vincitori della Guerra fredda e hanno voluto imporre dovunque la loro volontà».
(di Azzurra Petrungaro)