Amarcord: Eddy Baggio e Max Vieri, quando il cognome non basta per giocare in serie A

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Eddy Baggio e Max Vieri, storie di fratelli minori
Eddy Baggio e Max Vieri, storie di fratelli minori

Se l’abito non fa il monaco, neanche il cognome fa il calciatore. Nello sport, al contrario che nelle famiglie reali, non basta portare il nome, pardon, il cognome di una casata importante per raggiungere i massimi livelli. E’ quanto accaduto a Eddy Baggio e Massimiliano Vieri, in arte Max, fratellini dei mostri sacri Roberto e Christian, giunti alle soglie della serie A senza mai però mettervi piede.

Eddy Baggio nasce a Caldogno, proprio come suo fratello Roberto; è classe 1974, ovvero di sette anni più giovane del Divin Codino. Il papà lo chiama Eddy in onore di Eddy Merckx e della grande passione che ha per il ciclismo. Eddy segue quasi per inerzia le orme del fratello più grande, incomincia a dare calci al pallone e non se la cava affatto male. Certo, non ha il talento purissimo di Roberto e porta un cognome ingombrante, però con la palla fra i piedi ci sa fare, gioca da attaccante con caratteristiche leggermente diverse dal fratello, è più punta, ha meno tecnica ma forse più senso del gol negli ultimi sedici metri. La Fiorentina crede in Eddy e lo inserisce nei propri quadri del settore giovanile dove il ragazzo si fa valere dagli allievi alla Primavera. Nella stagione 1993-94 la Fiorentina è in serie B, Eddy Baggio viene aggregato alla prima squadra ma l’allenatore viola Ranieri non lo fa esordire, gli preferisce i più affermati Batistuta, Baiano e Robbiati, oltre ai giovani Banchelli e Flachi, ragazzini sì, ma un po’ più esperti del piccolo Eddy. Non trovando spazio in viola, Baggio jr viene mandato in prestito in serie C prima al Palazzolo e poi al Giorgione dove si mette in mostra segnando 6 reti il primo anno, 12 il secondo e 13 il terzo. La Fiorentina nel frattempo non ha creduto più nel ragazzo, ritenendolo non adatto ai grandi palcoscenici e vendendone il cartellino. Eddy è schivo come suo fratello Roberto, ma ha meno personalità oltre che meno talento. Si afferma in serie C, lo acquista l’Ancona che punta al ritorno in B e che incappa invece in una stagione disgraziata che vede i dorici rischiare la retrocessione in C2 nonostante le 11 reti di Baggio. L’anno successivo la svolta col prestito agli acerrimi rivali dell’Ascoli dove Baggio trascina la squadra fino alla finale dei playoff per la serie B segnando 22 reti, compresa quella con cui i bianconeri vanno in vantaggio in finale per poi subire il pareggio dell’Ancona al 120′. I biancorossi sono promossi in serie B e rivogliono Baggio che fa così il suo esordio in cadetteria ed è un esordio col botto perchè alla prima giornata i marchigiani vincono in casa del Torino per 2-0 e Baggio va subito in gol. L’anno si chiude discretamente, tanto per l’Ancona che disputa un bel campionato, quanto per Eddy che al primo anno di B realizza 7 reti. Ma non bastano, perchè nessuno in serie B crede nelle potenzialità di quello che continua ad essere definito soltanto come il fratello di Roberto Baggio. Torna in serie C al Catania e riporta i siciliani in B a suon di gol, ben 18, ma ancora una volta tante reti non bastano per affermarsi e per tentare l’ultimo disperato assalto alla serie A. Dopo discrete esperienze a Salerno e Vicenza, Baggio ha ormai capito che il sogno è svanito, anzi, anche la serie B sembra non volerlo più. Gli ultimi fuochi, forse quelli più intensi, Eddy li accende a Pisa, piazza calda ed appassionata, in una stagione pessima per i colori nerazzurri, partiti in C1 con l’ambizione di tornare in serie B dopo oltre dieci anni e finiti invece in piena zona retrocessione senza riuscire a venirne fuori, tanto che la coda del campionato, i playout, si rendono necessari. Il Pisa se la vedrà coi corregionali della Massese per tentare di rimanere nella terza categoria del calcio italiano. La gara di ritorno all’Arena Garibaldi di Pisa è una sfida drammatica, i pisani devono vincere per salvarsi ma il risultato è inchiodato sull’1-1. Eddy Baggio è seguito a uomo dai difensori della Massese, è il pericolo numero uno e non gli viene lasciato spazio per combinare nulla. Ma Baggio piccolo diviene l’eroe di quella giornata come il Baggio grande ai mondiali del 1994 negli ottavi di finale contro la Nigeria; è il minuto numero 97, perdite di tempo, infortuni, proteste, risse, isterismi dei pisani che sono disperati per l’imminente retrocessione e astuzie della Massese per giocare più col cronometro che col pallone, hanno portato l’arbitro a far proseguire la gara ben oltre il novantesimo. La situazione per il Pisa ormai è drammatica, lo stadio è gelato, c’è un silenzio irreale, spettrale, nessuno crede più ad un colpo di coda che invece arriva nell’ottavo minuto di recupero quando Eddy Baggio arpiona l’ultimo pallone nell’area avversaria, forse l’unico che la difesa bianconera ha lasciato ai pisani negli ultimi minuti, si coordina e lo scaraventa verso la porta. Un attimo ancora e la rete si gonfia, poi lo stadio esplode, chi urla, chi piange, chi sviene. Il Pisa si salva, Baggio è l’eroe e l’anno successivo i nerazzurri vincono i playoff e tornano finalmente in serie B. Le ultime esperienze a Portogruaro e San Giovanni Valdarno sono anonime per Baggio che chiude la carriera con 130 reti fra serie B e serie C, affermandosi come buon calciatore di categoria ma senza coronare il sogno di esordire in serie A, magari di giocare contro suo fratello Roberto che si è sempre dichiarato suo tifoso ma mai suo sponsor. Ora che Eddy Baggio allena i ragazzi della Fiorentina, guardandosi indietro non ha rimpianti, ha vissuto e giocato in città ambiziose e calorose che lo hanno accolto ed amato, non come fratello di Roberto ma semplicemente come Eddy.

Voglia di serie A anche per Massimiliano Vieri, nativo di Sidney nell’anno 1978, quattro anni dopo il fratello più grande Christian, bomber della nazionale italiana e di Juventus, Inter e Lazio, considerato uno dei centravanti più forti degli ultimi vent’anni. Anche Massimiliano, presto ribatezzato Max, fa il centravanti e anch’egli dà i primi calci veri a Prato, come Christian, poi firma un contratto con la Juventus che inizia a mandarlo in prestito in serie C. E’ nell’anno 1999-2000, lo stesso in cui Christian Vieri passa dalla Lazio all’Inter diventando mister 90 miliardi in onore della cifra sborsata da Moratti a Cragnotti per strapparlo ai biancocelesti e vestirlo di nerazzurro, che Max Vieri attira su di sè gli sguardi di tante formazioni di serie A. Gioca a Brescello in serie C1 e nel paese di Don Camillo e Peppone è protagonista di un’annata da favola con 12 reti in una stagione quasi perfetta per una squadra, quella emiliana, partita con l’intento di salvarsi con tranquillità e giunta invece alla finale palyoff disputata a Verona contro il Cittadella che beffa i gialloblu proprio allo scadere e porta il piccolo centro veneto per la prima volta in serie B a discapito del minuscolo paesello emiliano. Ma tanto basta a Max per guadagnarsi la preparazione estiva con la Juve di Carlo Ancelotti, ma ancora una volta in bianconero non c’è spazio per il fratello di Bobo Vieri, girato in prestito all’Ancona in serie B dove fa coppia o si alterna in attacco con l’altro fratello d’arte Eddy Baggio.

Il binomio funziona e Max sigla 10 reti che gli valgono la conferma in biancorosso anche per la stagione successiva dove si ripete con altre 12 segnature. Ma non basta ancora nè per tornare alla Juve e nè per esordire in serie A: Vieri viene dato in prestito infatti ancora in serie B, al Verona, dove segna 6 gol in una stagione grigia per gli scaligeri. La grande occasione arriva col Napoli che è sì in serie B ma è pur sempre il Napoli. La Juve ha iniziato a defilarsi da Max, intavolando coi partenopei la comproprietà del suo cartellino: al Napoli le cose sembrano andare bene e dopo il primo anno gli azzurri acquistano per intero le prestazioni di Vieri e gli fanno firmare un contratto di tre anni con la prospettiva di formare una squadra all’altezza della promozione. Ma è destino che Max Vieri e la serie A non debbano incontrarsi: il Napoli infatti fallisce, scende in serie C e tutti i giocatori restano svincolati. Vieri si accasa prima alla Ternana, poi alla Triestina, infine all’Arezzo, tutti contratti in serie B, ma sempre come rincalzo degli attacchi titolari. La storia di Max Vieri si esaurisce in fretta, il rendimento cala, i gol scarseggiano, gli ingaggi pure. Nel suo peregrinare nella provincia dell’Italia di serie B, Vieri prende la cittadinanza australiana e gioca anche 6 partite con la nazionale dei canguri venendo però depennato dalla lista dei convocati ai mondiali tedeschi del 2006. Le ultime carte, una volta compresa l’impossibilità dell’esordio nella massima serie, Max Vieri se le gioca in serie C prima a Novara, poi a Lecco, in formazioni di medio bassa classifica. Chiude la carriera laddove essa era iniziata, a Prato, sempre in serie C, dove seppur con prestazioni alterne, contribuisce prima alla promozione dei toscani dalla C2 alla C1 e poi alla permanenza nella nuova categoria, segnando 19 reti in quattro stagioni. La carriera di Max Vieri termina nel 2012 con 85 reti all’attivo e il rimpianto di essere stato sotto contratto con la Juventus senza mai giocare, senza che gli sia stata mai accordata quella fiducia per vedere se in fondo in fondo quel ragazzone potesse far bene a prescindere dal cognome pesante stampato sulla maglia.

(di Marco Milan)

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