Escher a Roma: tra geometrie e social

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Escher
Escher

Guardare il mondo e percepirne la struttura geometrica intrinseca, per poi costruire le sue “immagini interiori”: questo il modo di creare di Maurits Cornelis Escher, matematico e incisore olandese.

A lui è dedicata la mostra Escher , nella bellissima cornice del Chiostro del Bramante, prodotta da DART Chiostro del Bramante, Arthemisia Group e, in collaborazione con la Fondazione Escher, patrocinata da Roma Capitale.

Le oltre 130 opere dell’esposizione seguono fedelmente lo sguardo dell’artista. Nel percorso emergono le tappe fondamentali del percorso creativo dell’incisore: dalla meraviglia per i paesaggi dell’Italia degli anni trenta, al fascino per le decorazioni moresche di Cordova, che faranno riemergere nell’artista le influenze dell’art nouveau.

Escher dimostra una capacità di guardare il mondo che va dalla grandiosità dei paesaggi, come in Notturno di Roma: Il Colosseo (1934), fino alla bellezza delle cose più semplici e piccole, come in Soffione (1943). Non solo lo sguardo di un artista, quindi, ma anche lo sguardo di un intellettuale colto e che sta al passo con le varie correnti di pensiero del suo tempo: il visitatore segue il percorso di crescita non solo di Escher, ma anche della cultura della prima metà del ‘900, dai primi scorci paesaggistici italiani fino all’ approccio di studi geometrici e della rappresentazione di oggetti tridimensionali.

Trait d’union delle sue opere è la percezione del reticolo geometrico nascosto e comune in tutto ciò che l’artista decide di rappresentare: la visione del mondo come un esempio di cristallografia, anticipando la teoria dei frattali, viene così a combinarsi con le teorie della Gestalt circa la percezione visiva, teorie che Escher gestisce magistralmente.

Proprio sulla comprensione di queste teorie della percezione verte parte dell’interattività della mostra: tramite apposite installazioni, il visitatore può comprendere appieno il concetto delle geometrie impossibili o verificare personalmente i principi di somiglianza o di segregazione di figura/sfondo, arrivando a una comprensione più profonda di opere come la xilografia Giorno e Notte (1938).

Punto di forza del percorso espositivo è anche il suo strizzare l’occhio al mondo dei social network. L’organizzazione della mostra, infatti, prevede una valvola di sfogo anche per coloro che non possono fare a meno dei propri smart-phone: sebbene nel corso della visita sia vietato scattare fotografie, in apposite sale sono predisposti veri e propri set fotografici per scattare e condividere selfie da taggare #escherRoma. Tag che sta riscontrando un grandissimo successo: si moltiplicano su Facebook, Twitter e Pinterest foto che immortalano i visitatori o come l’artista stesso con una sfera riflettente in mano (Mano con sfera riflettente, 1935), o in piedi davanti a una spirale sferica (Spirali sferiche, 1958), o in una sala con pareti e soffitto completamente ricoperti di specchi.

Il visitatore si trova così ad avere un ruolo attivo nella mostra, progettata e realizzata secondo questa modalità per “essere un percorso attivo e dinamico per entrare nel mondo di Escher dalla porta principale”, secondo quanto dichiarato dal curatore dell’esposizione Marco Brussagli. L’interattività e l’essere social possono così diventare una nuova frontiera di educazione e sensibilizzazione verso l’arte e la cultura, creando un nuovo paradigma al passo con i tempi e che parla un linguaggio immediatamente comprensibile alle nuove generazioni.

(di Francesca Parlati) 

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