“The chosen one is out”: il regno di David Moyes è già finito. Il Manchester United è da ricostruire

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di Francesco Proietti 

Foto_MoyesLe storie finiscono, forse dalle parti di Manchester non erano così tanto abituati a vederle concludersi in così poco tempo, ma dopo soltanto nove mesi, la storia di David Moyes sulla panchina del Manchester United si è conclusa. Dall’ Everton, all’Everton, da Goodison Park a Goodison Park passando per una stagione dove l’allenatore scozzese non è riuscito a creare la sua casa a  Old Trafford. In pieno stile di un calcio moderno, che non è mai stato condiviso nella storia dei red devils, la società ha comunicato questa mattina l’esonero del suo ormai ex manager, con i dovuti e rituali ringraziamenti per il lavoro svolto durante quest’anno. Fatale, come Waterloo per Napoleone, è stata l’ultima caduta in casa dei Toffees.

E’ stato proprio il lavoro svolto, complice un’annata piena soltanto di grandi delusioni e mancati risultati, ad essere fatale a Moyes che conclude anticipatamente la sua stagione con diciassette vittorie, sei pareggi e undici sconfitte in trentaquattro partite giocate nella Premier League. Che il record sia negativo è evidente per una squadra che negli ultimi venti anni aveva visto come suo peggiore risultato il terzo posto. L’eredità era pesante, il paragone ingombrante, ma del resto sarebbe stato difficile per tutti sedere su una panchina che aveva avuto per ventisei anni come suo unico proprietario Sir Alex Ferguson “The impossibile dream”. Il glorioso manager nel giorno del suo addio aveva però proprio annunciato il nome di Moyes come suo successore con l’evidente segno di una scelta voluta proprio da Ferguson, e aveva esortato tutto il pubblico dello United a sostenere “the chosen one”, il nuovo che avanzava come vero e proprio gesto d’amore per una nuova era che cominciava per la società e la squadra.

Ma si sa la pazienza spesso ha un limite, anche per un popolo come quello inglese che nello sport ha mostrato sempre di non abbandonare mai i propri beniamini. L’amore non è sbocciato, la scelta non ha funzionato, “the chosen one” è diventato “the wrong one” e l’idillio è finito per spegnersi quasi da subito per una stagione dannata per tutto l’ambiente Manchester United. In poco tempo la squadra ha perso la sua brillantezza, la sua grande capacità di stare in campo e soprattutto la sua grinta quel potere di incutere timore all’avversario come soltanto poche squadre al mondo sanno fare.  E le conseguenze sono state disastrose, nonostante la vittoria della Community Shield in agosto contro il modesto Wigan, la squadra ha collezionato una dopo l’altra, sconfitte e prestazioni a dir poco imbarazzanti che hanno completamente fatto dimenticare l’ardore e la grandezza di pochi mesi prima. Il regno di Moyes è durato poco, quasi niente per gli standard di questa società e questo è stato solo il primo dei tanti record negativi collezionati in questo periodo, una serie di record sbagliati che segnano l’albo d’oro del club e che suscitano le ironie dei tifosi avversari. Sono stati ribattezzati gli ‘unwanted record’ (cioè ‘non voluti’).

– per la prima volta dalla creazione della Premier League il Manchester United è stato sconfitto sia all’andata che al ritorno da Everton, Manchester City e Liverpool;
– per la prima volta dal 1969-1970 l’Everton ha ottenuto due vittorie su due contro lo United;
– per la prima volta il Manchester ha subito un gol nel primo minuto di gioco da quando è nata la Premier League (Dzeko nella sfida con il Manchester City);
– comunque finisca i Reds chiuderanno la stagione col punteggio più basso di sempre;
– per la prima volta dal 1995 è stata fallita la qualificazione alla Champions League;
– peggior rendimento casalingo dell’ultimo decennio;
– eliminato al terzo turno della FA Cup come era accaduto solo una volta nell’era Ferguson;
– prima sconfitta casalinga nella storia contro lo Swansea;
– prima sconfitta casalinga contro il Newcastle dal 1972;
– prima sconfitta casalinga contro il WBA dal 1978;
– prima sconfitta contro lo Stoke City dal 1984.

Quello che sicuramente fa più male a tutti i tifosi della squadra che ha vinto più di tutti in Inghilterra, è stato il modo in qui il Manchester United ha affrontato questa emorragia continua di brutte figure, e cioè senza mai lottare pienamente, stile che aveva contraddistinto più di tutti proprio i campioni in carica. Da dire, in difesa dell’ex tecnico dell’Everton (che aveva firmato un contratto per i prossimi sei anni), c’è che la squadra che è scesa in campo in questa stagione è quasi completamente la stessa che lo scorso anno aveva trionfato per il suo ventesimo titolo. E se da un lato il discorso legato al modo in cui Moyes l’abbia fatta giocare è stato quasi sempre sotto gli standard, dall’altro però c’è da dire che tanta fiducia data a molti giocatori doveva essere un po’ ridimensionata. Molti elementi ormai sono quasi a fine carriera e altri non faranno mai il definitivo salto di qualità che li renda giocatori da Manchester United, una dimostrazione di come fosse stata la grande esperienza e la gestione di Ferguson la spinta per ottenere il massimo da tutta la rosa attuale.

Anche nella gestione del mercato però è venuto a mancare qualcosa da parte di Moyes, che invece all’Everton era sempre stato molto bravo a gestire gli affari, portando alla squadra di Liverpool gente come Baines, Coleman, facendo esordire in prima squadra gente come Barkley o come dieci anni fa quando scoprì il giovane Wayne Rooney. Se da un lato l’acquisto di Mata, pagato la bella somma di 45 milioni di euro, l’innesto in prima squadra del talento Januzaj e il rinnovo di Rooney hanno dato un forte segnale di forza, dall’altro la grande cifra spesa per un giocatore bravo, ma non eccezionale come Fellaini, l’impiego tattico di quest’ultimo e di qualche altro giocatore sono stati tra i principali motivi per cui questa squadra ha completamente fallito ogni suo obiettivo, rendendo quasi un ricordo i fasti degli ultimi venti anni. Sicuramente il blasone mondiale che ha raggiunto il Manchester United negli ultimi due decenni ha spinto la dirigenza a non dare tempo ulteriore a Moyes per poter mandare avanti il proprio lavoro in maniera tranquilla, visto che proprio la tranquillità è venuta a mancare ormai da mesi, soprattutto da gran parte dei tifosi che hanno facilmente dimenticato i sette anni che servirono a Ferguson per vincere il suo primo trofeo e che avevano fatto l’abitudine ai trionfi.

Lo United sceglie Giggs, almeno per il momento alla guida della squadra, affiancato da Nicky Butt. Il quarantunenne giocatore gallese è forse dopo Ferguson, l’uomo più rappresentativo dei Red Devils, e come immagine forte per il club potrebbe dare di nuovo alla squadra quel coraggio che è venuto a mancare. L’uragano dell’addio di Sir Alex Ferguson ha avuto i suoi effetti, regalando alle grandi rivali un anno quasi irripetibile, con il titolo che sembra sulla strada di Liverpool dopo ventiquattro anni, con il derby vinto dai cugini dei Citizens tutte e due le volte e con Chelsea ed Arsenal ampiamente davanti.Un anno fa si scriveva di un team leggendario, che conquistava il suo trentottesimo trofeo sotto la guida dello stesso manager. Chi aveva previsto tutto questo forse non avrebbe immaginato minimamente che si arrivasse fino a questo punto, con una squadra, un ambiente, una società e tutto il mondo United completamente smarrito e clamorosamente solo senza il suo Sir. Your job now is to stand by the new manager.

Fonte foto: Wikimedia Commons

 

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