Fecondazione assistita, dai giudici costituzionali sì all’eterologa

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di  Elena Angiargiu

provette

Il divieto di fecondazione eterologa, sancito dalla legge italiana sulla procreazione medicalmente assistita, è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale accogliendo i ricorsi presentati dai tribunali di Milano, Firenze e Catania. Il paletto più discusso della “legge 40”, a dieci anni della sua emanazione, più volte oggetto di polemiche, critiche e dubbi di costituzionalità, è stato rimosso dalla Consulta, aprendo così il varco ad una sostanziale revisione della normativa, che consentirà alle coppie sterili, fino ad ora costrette a varcare i confini nazionali per avere un figlio, di ricorrere all’eterologa in Italia.

La sentenza – Bocciati gli articoli 4, comma 3; 9, commi 1, 3 e 12, comma 1 della legge 19 febbraio 2014 n. 40, relativi al divieto di fecondazione eterologa medicalmente assistita, si legge nel comunicato della Consulta, riunitasi in Camera di consiglio il 9 aprile, in attesa delle motivazioni che saranno depositate entro un mese. Una decisione che permetterà alle coppie non fertili di accedere alla tecnica riproduttiva con gameti provenienti da un donatore esterno. Restano in piedi i requisiti soggettivi per l’accesso riservato a “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”, inalterato il divieto di commercializzare i gameti, il disconoscimento di paternità, l’anonimato della madre e del donatore. Cadono le sanzioni a carico dei medici.

La legge 40/2004: le modifiche giurisprudenziali – Il primo tentativo di modificare l’impianto della legge si è avuto con il referendum del 2005, invalido per il mancato raggiungimento del quorum, che aveva scatenato battaglie trasversali all’interno degli schieramenti politici e tra associazioni della società civile, divisi ancora una volta, dopo i referendum sul divorzio nel 1974 e sull’aborto nel 1981, su un tema etico destinato a suscitare aspre polemiche anche negli anni a venire.

Diverse pronunce hanno modificato il testo della legge 40, mettendo dapprima in discussione i limiti della diagnosi preimpianto e il numero di embrioni impiantati, a partire dai sospetti di incostituzionalità sollevati da molti Tribunali italiani, fino alla più incisiva sentenza del TAR del Lazio del 2009, che sanciva la legittimità della diagnosi reimpianto superando l’indagine di tipo “osservazionale” secondo le “Linee guida” della legge, annullate per “eccesso di potere”, anticipando la sentenza n. 151/2009 della Consulta, che cancellava il limite dei tre embrioni producibili e l’obbligo di contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti, ribadito con ordinanza n. 97/2010, che introduceva una deroga al divieto della crioconservazione.

Decisioni che anticipavano il nodo più controverso della legge, quello relativo all’eterologa. Ad imprimere una svolta in tal senso la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo del 2012 del 28 agosto 2012, che rilevava “l’incoerenza del sistema legislativo italiano in materia di diagnosi reimpianto”, rintracciando un’ingerenza sproporzionata al “rispetto della vita privata e familiare”, monito accolto dai giudici italiani, che hanno rimesso gli atti ai tribunali ricorrenti, rigettando la richiesta di rinvio alla Grande Camera presentata dal governo italiano nel febbraio 2013, fino ad arrivare alla storica decisione dei giorni scorsi.

Prospettive e reazioni – Per le coppie che potevano sperare soltanto in questa modalità di fecondazione per diventare genitori, la sentenza arginerà il fenomeno delle migrazioni oltre confine, soprattutto in Spagna, che fino ad oggi rappresentavano una scelta obbligata. “Più di 2000 coppie all’estero per l’eterologa, altrettante per ottenere trattamenti di procreazione assistita che possono avere anche in Italia”, denunciava l’Osservatorio sul Turismo Procreativo nel 2012.

Soddisfatta Cittadinanzattiva per l’eliminazione del divieto, che non ha creato “alcun vuoto normativo, ma superato anzi quello che creava una discriminazione per le coppie sterili nel loro percorso genitoriale”. Cauto il ministro della Salute Lorenzin, che chiede un “intervento parlamentare”, molteplici le voci di dissenso, tra cui l’Associazione Italiana Medici Cattolici, che manifesta “sconcerto e perplessità”.

In vista di una pronuncia costituzionale sulla libertà di ricerca scientifica degli embrioni non utilizzati ai fini procreativi, prevista a giugno, dopo le polemiche di queste ore sul presunto scambio di provette all’ospedale Sandro Pertini di Roma, si attende di capire come troverà applicazione la sentenza sulla questione della “donazione” dei gameti, a tutela del nascituro e dei diritti delle coppie, nel rispetto della Costituzione e dei precedenti della giurisprudenza italiana ed europea. 

Fonte foto: http://mammaoggi.it

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