Treno di notte per Lisbona ci racconta le atrocità di Salazar

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di Annalisa Gambino

Un professore di latino di Berna e un medico rivoluzionario di Lisbona, un binomio improbabile che porta a galla le atroci vicende del regime dittatoriale di Salazar.

Cosa potrebbe accadere se un uomo salva una donna dal tentativo di suicidio e poi questa scompare nel nulla?

È quello che succede in Treno di notte per Lisbona, ultima fatica di Bille August (nome poco noto ma ricordato affettuosamente per La casa degli spiriti del ’99, tratto dall’omonimo romanzo di Isabella Allende).

Il film, fuori concorso al  Festival di Berlino, vanta un cast dai nomi importanti: Jeremy Irons come protagonista, Melanie Laurent, Jack Huston e Charlotte Rampling.

Motore dell’azione, come insegna la tradizione, è una donna misteriosa che lascia solo qualche traccia di se -un cappotto rosso, un libro e un biglietto per Lisbona.

Irons interpreta con qualche riserbo la parte di Raimund Gregorius il classico lupo solitario, un professore di latino di Berna dall’esistenza triste e monotona, il quale decide di affidarsi all’istinto per seguire la scia lasciata dalla bellissima e sfuggente Laurent. E la sua vita cambia in un attimo. Dopo l’incontro con la sua “Beatrice”, il professore ammaliato dall’intesa di sguardi e spinto da una viva curiosità prende il treno notturno in partenza per Lisbona. Una scossa a cui non è abituato, tutto procede all’improvviso come in un romanzo. Ed è infatti il libro lasciato dalla donna a trasportarlo in quest’avventura. Si tratta delle memorie di Amadeu Prado medico rivoluzionario e filosofo. Una raccolta che desta interrogativi sepolti dal tempo, scritta da chi la rivoluzione l’ha fatta e ha scontato le atrocità di una dittatura terribile e meschina.

Dalla grigia Berna si passa alla solare Lisbona dove sono successi i fatti narrati da Amadeu. Oltre che essere dislocata geograficamente, l’azione una volta in Portogallo, procede a tentoni alternando passato e presente. L’idea senza dubbio più interessante è quella di una doppia timeline che accosta la condizione della dittatura di Salazar vista nei flashback con la presente crisi economica del Portogallo. Nonostante la storia raccontata sia interessante e densa di pathos è penalizzata senza dubbio dai continui sbalzi temporali, tanto da risultare pedante e noiosa. Gli eventi del presente sono confusi e poco legati tra loro, ma soprattutto non vi è nessun cenno della donna che Georgius salva all’inizio sul ponte di Berna. L’assenza di questa figura è rimpiazzata da un oculista che affianca il professore nella sua instancabile peregrinazione per i vicoli della capitale portoghese. Grazie al sostegno della donna, Raimuns scoprirà man mano sempre più informazioni su Amadeu e i suoi compagni.

Treno di notte per Lisbona, tratto dal romanzo tedesco di Pascal Mercier, però non convince. La storia dovrebbe muovere emozioni, suggerire drammaticità e immedesimazione, invece appare struggente e molto più lunga della sua effettiva durata. A lasciare insoddisfatto il pubblico è la sceneggiatura monocorde che non riesce a bucare lo schermo e ad approfondire meglio uno dei regimi europei di cui si è parlato di meno. Un’ occasione sprecata per mettere in scena una verità storica agghiacciante condita da sentimenti di colpa, malinconia, amicizia e amore nella suggestiva città di Lisbona.

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