Salva-Ilva, il pronunciamento della Corte, il sit-in a Montecitorio: “Siamo gli invisibili”

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di Lucia Varasano

Roma- La Corte Costituzionale ha respinto la questione di legittimità costituzionale della legge 231, cosiddetta “Salva-Ilva”, sollevata dal Gip di Taranto Patrizia Todisco, ritenendole in parte inammissibili e in parte non fondate “in quanto non influiscono sull’accertamento delle eventuali responsabilità derivanti dall’inosservanza delle prescrizioni di tutela ambientale, e in particolare dell’autorizzazione integrata ambientale riesaminata”. Non è stato dunque riscontrato nessun conflitto di potere tra legislatura e magistrati, l’Ilva continuerà perciò a produrre seguendo le prescrizioni dell’AIA, e il prossimo passo potrebbe essere il dissequestro dei prodotti invenduti e per cui l’azienda ha già chiesto un risarcimento dei danni.

Finisce così, con il no della Corte, Montecitorio sede del sit-in di Peacelink assieme ai rappresentanti di AIL della sezione di Taranto, Tribunale per i diritti del malato, Taranto Respira, Comitato Quartiere Tamburi, Comitato Vittime del lavoro, uno tra i primi appuntamenti tanto attesi dai cittadini di Taranto. Numeri irrisori, come quelli che spaccheranno maggiormente la città post-referendum, irrisori per una sede così importante come quella di Montecitorio, irrisori se rapportati ai 200mila abitanti della città ionica. Ci sono almeno 7 rappresentanti, uno per ogni associazione e comitato, eppure qui, sono poco meno di una cinquantina. Sul pullman “direzione Roma” non è partita solo una delegazione in trasferta, è partito un microcosmo in movimento che più ci rappresenta quanto il macrocosmo tarantino che la ingloba sia altrettanto diviso, e preferisca fare scelte diverse. Manca il Comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti, ad esempio, impegnati in un dibattito a Brescia, che vive una situazione simile a quella di Taranto, oltre che nell’organizzazione del Primo maggio.

La manifestazione, organizzata da Alessandro Marescotti di Peacelink e Fabio Matacchiera del Fondo Antidiossina Taranto, ha registrato la defezione proprio degli organizzatori, secondo quanto abbiamo appreso, l’uno a causa della perdita di voce (afono a causa degli sforzi vocali post-corteo dello scorso 7 aprile), l’altro perché “il martedì” è giornata lavorativa.

Marescotti è rimasto comunque sintonizzato sui canali web, a dare notizie ed aggiornamenti sullo svolgimento della giornata romana, dove invece era presente col ruolo di vice Fulvia Gravame “Per noi questa è una legge ammazzataranto- ha commentato a Mediapolitika che ci lascia molto perplessi, condividiamo i 17 vizi di costituzionalità individuati dal gip Todisco e siamo qui per dare un segnale alle istituzioni e politici”.

Politici che, in un primo momento hanno sfilato nella piazza senza avvicinarsi al sit in, “Chiamateci pure gli invisibili” ha commentato ironicamente Paola D’Andria, rappresentante AIL della sezione di Taranto. Paola è in piazza con un cartello sul petto, sono i risultati di uno screening fatto nel 2011, presso il Dipartimento interdisciplinare di Medicina, dell’Università degli studi di “Bari Aldo Moro”, e di cui ha ricevuto i risultati soltanto un anno dopo. Le analisi delle urine evidenziano alte concentrazioni di manganese e piombo, rispettivamente 4,9 e 7,6 (mentre i valori di riferimento vanno da 0,2-4,0 per il manganese e da 0,5- 3,5 per il piombo) che potrebbero sembrare addirittura “roba da niente” se li rapportassimo alla piombemia (22 e i 36 microgrammi/dl) riscontrata nel sangue dei 9 bambini dai 3 ai 6 anni, residenti a Statte, comune a ridosso dell’area industriale di Taranto (per cui il sindaco e la regione hanno chiesto chiarimenti).

In mattinata anche WWF Italia si è schierata contro la legge 231 ed è intervenuta nel giudizio in Corte Costituzionale, presentando due memorie, spiegando in una nota: “Non corrisponde al vero che il diritto dei cittadini alla tutela della salute e alla salubrità dell’ambiente, riconosciuti dalla Costituzione e dalla carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, siano adeguatamente tutelati dal decreto ILVA”

A mezzogiorno, intanto si grida alla svolta. Finalmente una delegazione di grillini si avvicina ai manifestanti, parole di cui non abbiamo compreso sostanzialmente il succo, e poi, una delegazione di tarantini viene ricevuta a Montecitorio. Intanto a far capolino nella piazza Angelo Bonelli, dei Verdi, che ha commentato così sulla sua pagina facebook le decisioni della Consulta: “Non condivido questa decisione, la Corte ha detto che il decreto non inibisce l’azione dei magistrati di perseguire i responsabili dell’inquinamento, ma non dice che il decreto Salva Ilva impedisce di fermare l’inquinamento. Sono addolorato , angosciato per il futuro dei cittadini di Taranto,ma non ci arrenderemo”.

In attesa dell’ultimo autogol della città – il referendum – non ci resta che segnalare la presenza, assieme alla delegazione tarantina, di Patrick Boylan, attivista per la rete No-war che propone di convertire le spese di guerra in spese di pace, ad esempio per le bonifiche dei siti inquinati, e i ragazzi del Coordinamento Valle del Sacco.

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