Coppa d’Africa: tornano a volare le super aquile della Nigeria

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di Marco Milan

La notte di Johannesburg incorona la Nigeria come regina d’Africa. Nello stesso catino che consegnò due anni e mezzo or sono la Coppa del Mondo nelle mani della Spagna, fanno festa anche le Super Aquile, campioni continentali per la terza volta dopo i successi del 1980 contro l’Angola e nel 1994 a spese dello Zambia, ma anche dopo 4 finali perse. Stavolta a cadere davanti alla compagine nigeriana, in mezzo a stormi di zanzare e tafani, nonché sotto l’egemonia delle terrificanti vuvuzelas, le poco simpatiche trombette sudafricane, tanto caratteristiche quanto logorroiche nel loro costante lamento,  è stato il piccolo e bello Burkina Faso, poco conosciuta ma solida realtà del panorama calcistico africano. La finalissima non è stata emozionante, tutt’altro. La Nigeria ha da subito preso in mano le redini del gioco, il Burkina Fasoha agito di rimessa, mostrando però una chiara ed evidente emozione, frutto della poca dimestichezza con le partite importanti. L’episodio decisivo arriva a pochi minuti dalla fine del primo tempo quando il nigeriano Sunday Mba infila la porta avversaria con una bella prodezza fatta di tecnica (doppio palleggio su un paio di difensori) ed astuzia (colpo di esterno per beffare il portiere). La Nigeria, storica potenza del football africano, non partiva coi favori del pronostico alla vigilia di questa Coppa d’Africa, in quanto lontana parente della generazione di fenomeni di metà anni ’90; bravo il CT Stephen Keshi ad amalgamare un gruppo composto prevalentemente da giovani talenti, lasciando fuori dalla lista dei convocati molti big, vedi l’ex interista Obafemi Martins. Il Burkina Faso, invece, sembrava avesse compiuto un miracolo anche solo nel raggiungere la qualificazione ai quarti di finale dopo aver superato un girone che comprendeva la stessa Nigeria e lo Zambia campione uscente. La formazione allenata dal belga Paul Put ha espresso un calcio frizzante, ha messo in mostra discreti talenti come i due attaccanti Jonathan Pitroipa ed Aristide Bancé, oltre ad attirare le simpatie di quasi tutti i sostenitori neutrali durante la semifinale che i burkinabè hanno giocato e vinto contro il Ghana nonostante un arbitraggio al limite dello scandalo (rigore generosamente assegnato ai ghanesi nel primo tempo, penalty clamorosamente negato a Pitroipa alla fine dei supplementari con annessa seconda ammonizione e di conseguenza espulsione dello stesso attaccante, per fortuna successivamente riabilitato e non squalificato per la finale dopo le eloquenti immagini televisive).

Sul terzo gradino del podio si issa il Mali (3 a 1 nella finalina contro il Ghana) che ripete il risultato ottenuto un anno fa nell’ultima edizione della manifestazione. Oltre al già citato Ghana, sono state diverse le delusioni del torneo, a partire dalla Costa d’Avorio, super favorita ai nastri di partenza, ma ancora una volta incapace di concretizzare e raccogliere successi di rilievo, sconfitta malamente nei quarti di finale proprio dalla Nigeria futura trionfatrice. La generazione d’oro dei Drogba e dei Keita è agli sgoccioli, e gli ivoriani mantengono in bacheca la sola Coppa d’Africa conquistata nell’ormai lontano 1992. Male anche le nordafricane Algeria, Tunisia e Marocco, tutte eliminate al primo turno e tutte potenzialmente in grado di raggiungere almeno i quarti di finale. Di più ci si attendeva anche dallo Zambia che aveva vinto l’ultima edizione del torneo; non si poteva pretendere il bis, d’accordo, ma il superamento della fase a gironi era un obiettivo alla portata della formazione di Hervè Renard. Male anche il Sud Africa padrone di casa. Così come al mondiale ospitato nel 2010, i Bafana Bafana hanno deluso le attese, uscendo ai quarti di finale contro il Mali dopo i calci di rigore.

Un plauso, oltre ovviamente al Burkina Faso, va alla cenerentola della coppa: Capo Verde. La nazionale di questo arcipelago di isole, dopo aver ottenuto la qualificazione alla fase finale a spese del Camerun nella classica sfida di Davide contro Golia, è riuscita addirittura a superare il primo turno e qualificarsi per i quarti eliminando compagini più blasonate quali Marocco ed Angola, prima di cedere al Ghana, e non con poche recriminazioni (anche in questo caso ghanesi avvantaggiati da un rigore per nulla sacrosanto).

Prossimo appuntamento fra due anni in Marocco, per nuove sorprese stile Burkina Faso, o per rivincite quali Camerun (vedi sopra), Egitto e Senegal, ovvero tanto prestigio, ma una coppa, quella che ha appena chiuso i battenti, vista in tv mangiando cous cous e zighinì.

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