Un mito in frantumi: Mario Cipollini accusato di doping

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di Giovanni Fabbri

Il re leone perde lo scettro e depone la corona — Anche la carriera di Mario Cipollini, velocista più forte di sempre, è macchiata dall’imbroglio del doping. La notizia è trapelata naturalmente dal processo “Opercion Puerto”, nome con cui vengono chiamate le indagini che stanno scovando tutti i pazienti del dottor Fuentes. La notizia è sconvolgente, non tanto per il contenuto, più di una volta infatti Cipollini era stato sospettato di doping, quanto per la portata che stanno assumendo le indagini. Vengono fuori nomi sempre più celebri e probabilmente quello di Mario Cipollini non sarà l’ultimo. “Maria” era il nome in codice del velocista toscano. Semplice arrivare alla sua identità perché nelle carte questo pseudonimo compariva sempre affiancato dal numero di fax della sua abitazione, con tanto di prefisso. Cipollini avrebbe assunto un’impressionante quantità di eritropoietina, comunemente nota come Epo, la sostanza più utilizzata per trattamenti dopanti, un ormone che permette di aumentare il trasporto di ossigeno ai tessuti muscolari migliorando le prestazioni sportive. Oltre all’assunzione di Epo il ciclista avrebbe assunto altri ormoni e anabolizzanti. Il tutto nel suo anno d’oro, il 2002, quando trionfò alla Milano-Sanremo e alla Gand-Wevelgem, vinse sei tappe del Giro d’Italia e conquistò il titolo di campione del mondo a Zolder.

Vittorie che sarebbero state conseguite grazie ad un minuzioso programma di prelievi e reinfusioni di sangue. I trattamenti a base di ormoni avrebbero impegnato Cipollini proprio dall’inizio di quell’anno fino alla conquista della maglia iridata, indossata come detto a Zolder, domenica 13 ottobre. Secondo le indiscrezioni e le tabelle pubblicate dalla Gazzetta, prima degli eventi chiave della stagione Cipollini s’iniettava una sacca da 250 ml di sangue trattato e ripulito dalle scorie. Fermarlo era quasi impossibile ed i successi arrivarono puntuali. Per il momento il protagonista della vicenda non ha voluto lasciare dichiarazioni; il legale invece si è limitato a smentire tutte le voci riguardanti il suo assistito, ha etichettato le indiscrezioni di questi giorni come assolute menzogne prive di fondamento e ha garantito riguardo la sua completa estraneità ai fatti in questione. La vicenda però è soltanto all’inizio e ci vorranno alcuni giorni, forse mesi, per capire quale è la realtà dei fatti. Nel frattempo le indagini spagnole proseguono e seminano indignazione in tutto il mondo del ciclismo.

Un altro capitolo nero si aggiunge dunque alla storia di questo sport, l’ennesimo e probabilmente non l’ultimo, intanto continua la battaglia contro il doping, nella speranza che prima o poi il ciclismo trovi la forza di rialzare la testa.

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