Scuola. Tablet per tutti ma mancano le penne

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di Emiliana De Santis

Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha inaugurato l’anno scolastico annunciando la presenza di computer in tutte le aule, la diffusione delle lavagne multimediali (Lim) e la donazione di iPad ai docenti di Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Ammesso e non concesso che del Meridione fanno parte pure Sardegna e Basilicata, le parole sembrano di buon auspicio ma i fatti hanno un sapore ben più amaro.

L’iniziativa- È passato circa un mese da quando il ministro ha rivelato la rivoluzione digitale dalle stanze di viale Trastevere. Non a caso lo ha fatto in video conferenza, rivolgendosi agli studenti e agli insegnanti di Brindisi, Firenze, Mantova e Oulx, piccolo paesino di montagna al confine francese. Iscrizioni online, registri elettronici, rilevazione automatica delle presenze e tecnologia per abbattere le spese anche ordinarie – telefono, costi energetici, banda larga. È l’annuncio di una rivoluzione che porterà a un risparmio di circa 30 milioni di euro sia sul fronte amministrativo sia su quello didattico. Lo Stato investirà 24 milioni di euro per i computer mentre 31,8 milioni, presi da fondi europei già stanziati, andranno agli istituti del Meridione.

Frenata gli entusiasmi- Se una rondine non fa primavera e c’è da star cauti sul fatto che la presenza di un pc o di una Lim possano realmente colmare il deficit che caratterizza la situazione scolastica italiana. Iniziando dalle infrastrutture, non si può non notare come la maggior parte siano fatiscenti, con il tetto pericolante, impianti di riscaldamento quasi sempre fuori uso e scarsa dotazione di mezzi; i comuni non hanno più soldi per gli insegnanti di sostegno ed è recente la polemica sull’aumento di 6 ore della settimana lavorativa degli docenti a fronte delle stagnanti retribuzioni. Il ministro ha precisato che c’è stato un balzo del 33% nelle risorse destinate alla gestione ordinaria e che è in fase di svolgimento un concorso per il reclutamento dei professori in base al merito. Tuttavia, finché non se ne vedranno i risultati, queste parole restano sospese su una nuvola di sfiducia. Passando poi all’effettiva utilità di un computer o di un tablet si può sostenere che introdurre degli elementi di innovazione è un primo passo per svecchiare la formazione ma finché la scuola resterà il luogo della conservazione, in cui c’è il mezzo ma non la connessione wi-fi né la banda larga – a dire il vero assente anche in molte Università – l’analfabetismo informatico avrà sempre la meglio. Uno studio del Cremit, il Centro di Ricerca per l’educazione ai media della Cattolica di Milano, ha evidenziato come gli studenti italiani siano stimolati, magari anche arricchiti dalla didattica attiva e multimediale ma hanno perso, trend questo di livello mondiale, la capacità di leggere, di concentrarsi e di studiare. In pratica sono oggetto e non soggetto dell’apprenidmento.

Il capitolo ipad- Storia a parte quella dei tablet, uno per ogni insegnante di Puglia, Calabria, Sicilia e Campania. I fondi sono quelli europei, destinati allo scopo. Dopo le proteste del nord, dove è stata presentata una petizione per discriminazione, peraltro cavallo di battaglia di una Lega rinata, questi iPad potrebbero finire come giocattoli in disuso nelle mani sbagliate. Per gli alunni, infatti, restano i libri di testo e in classi da 25 studenti, poter lavorare con un unico strumento diventata complicato se non infattibile. In teoria dovrebbero funzionare come diari di bordo grazie a un programma, l’iBook Author della Apple che permette in maniera intuitiva di creare dei manuali step by step, incrementati e sviluppati in maniera intuitiva dagli stessi insegnanti. Se però non si investe in formazione e in motivazione, difficilmente i tablet potranno servire allo scopo e consolare il biasimato docente che deve far fronte alla crisi sociale, all’abbandono scolastico e alla presenza della criminalità organizzata a fronte di uno stipendio che si logora in potere d’acquisto.

Intanto i piccoli comuni potranno decidere se sperimentare la didattica online al posto del docente. Dimenticatevi la maestrina dalla penna rossa e non perché non ci sono maestrine ma perché oggi, la penna, non è compresa nella dotazione.

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