Basilicata. L’ inquinamento del Pertusillo e il caso Di Bello nella terra dei veleni

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di Lucia Varasano

La vicenda del Pertusillo è solo la miccia di una bomba ecologica pronta ad esplodere. Siamo in Basilicata, una terra di per sé dalle profonde contraddizioni. Qui, nella Val D’Agri c’è il più grande giacimento petrolifero continentale in terraferma, eppure si registra il più alto indice di povertà relativa e un tasso d’ emigrazione giovanile dei più alti d’ Italia. Si trivella vicino gli ospedali, si trivella nonostante il rischio sismico. In uno degli ultimi rapporti dell’ Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e sicurezza ambientale) – che analizza il rischio antropogenico – sono stati censiti 890 potenzialmente contaminatiCi sono inoltre la questione dei rifiuti radioattivi al centro Enea Itrec di Rotondella, la vasca fosfogessi dei fanghi industriali presenti nella ex Liquichimica Meridionale di Tito, l’ inceneritore Fenice, i veleni della Mythen nella Val Basento (inserito dal Ministero dell’ Ambiente tra gli stabilimenti suscettibili di provocare incidenti rilevanti).

Molti dei pozzi petroliferi sono localizzati in prossimità di sorgenti o invasi destinati alla produzione di acqua potabile. È il caso del Lago di “Pietra del Pertusillo”, situato vicino all’ area del Centro Oli di Viggiano, pur rientrando nella zona ZPS (Zone di Protezione Speciale) del Parco Nazionale Appennino Lucano secondo la direttiva 79/409/CEE ed essendo soggetto al vincolo paesaggistico-ambientale del T.U. sui vincoli paesaggistici-ambientali ( come previsto dal D.L.vo 490/99). È riconosciuto inoltre come SIC (Sito Importanza Comunitaria) secondo la direttiva 92/43/CEE e produce 155 milioni di metri cuba d’ acqua destinati ad uso irriguo, idroelettrico e potabile non solo per la Basilicata ma- il 65%- anche per la vicina Puglia.

Lo stato di salute del Pertusillo

In una conferenza stampa tenuta recentemente a Marsiconuovo, l’ARPAB di concerto con l’istituto Superiore di Sanità, documenta la presenza di idrocarburi nel lago e fa sapere che l’ invaso è “indubitabilmente eutrofizzato”, presenta cioè un eccesso di sali di azoto e fosforo che rischiano di sottrarre ossigeno a flora e fauna.

Arpab: “Ci sono idrocarburi nel Pertusillo”

L’ARPAB documenta, tabelle alla mano, la presenza di idrocarburi nel Pertusillo, dichiara che la Provincia di Potenza possiede una mappa degli innesti abusivi agli scarichi fognari e l’ Ufficio Ambiente della Provincia annuncia l’ avvio di un censimento degli scarichi autorizzati. Viene annunciata la firma di un protocollo operativo con l’ amministrazione provinciale di Potenza e il Parco Nazionale dell’ Appennino.

Si ribadisce insomma ciò che le associazioni ambientaliste dicono da anni. Tutto ha inizio alla fine del 2009 quando viene documento un decadimento della qualità delle acque. A gennaio 2010 il Tenente di Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello invia le analisi relative agli invasi di Montecutugno (Senise), Pertusillo (Spinoso) Camastra e la zona AIP di Savoia di Lucania, destinati alla produzione di acqua potabile, a Maurizio Bolognetti- segretario Associazione Radicali Lucani e membro della Direzione Nazionale Radicali. Assieme all’ Associazione Coscioni, Nessuno Tocchi Caino e Radicali, Bolognetti e Di Bello effettuno nuove analsi biochimiche indipendenti e fuori regione, eseguite dalla BIOSAN di Vasto. Oltre alla contaminazione da coliformi e steptococchi fecali ed escherichia coli, veniva registrata la presenza di altre sostanze chimiche tossiche, come il bario.

In seguito alla diffusione dei dati, l’esponente radicale, Maurizio Bolognetti, viene accusato di procurato allarme e Di Bello – accusato di aver rivelato segreti d’ ufficio – viene sospeso per due mesi e successivamente trasferito presso il Museo della Pinacoteca Provinciale a svolgere il ruolo di coordinatore degli operatori museali. A maggio 2010 si concludono le indagini preliminari, Bolognetti e Di Bello sono rinviati a giudizio per violazione degli articoli 81-110 e 326 cp (obbligo del segreto). 

Intanto comincia la moria ciclica dei pesci e nell’ invaso del Pertusillo arriva l’alga cornuta. L’ex direttore generale dell’ARPAB, Vincenzo Sigillito, prima dirà che è per effetto meteoclimatico (vedi: (AGR) ARPAB, NEL PERTUSILLO NULLA DI PERICOLOSO”) e poi ammetterà un’eccessiva concentrazione di azoto e fosforo nelle acque dell’invaso (vedi: “Il Pertusillo ostaggio di scarichi abusivi”), cui causa potrebbe essere la presenza di depuratori non funzionanti o fuorilegge. Di mezzo ci sono: le indagini dei pm lucani; i cambi ai vertici dell’ARPAB; le interrogazioni parlamentari al Ministro dell’Ambiente, della Salute e della Giustizia da parte dell’ On. Elisabetta Zamparutti fino ad aprile 2012 e quelle regionali (Gianni Rosa del Pdl; Antonio Autilio Idv);  la pubblicazione del dossier: “La Basilicata avvelenata dalla malapolitica”; la decisione dell’ Agenzia di potenziare l’ attività di monitoraggio con un progetto sulla “Valutazione dello stato ecologico del lago del Pertusillo” nell’ ambito del programma PO FESR BASILICATA 2007/2013 finanziato dalla Regione, cui attività comincerà a luglio 2010. E non solo.

Le nuove analisi dell’Epha, delle Guardie Zoofile e dell’Oipa

Vengono analizzate le acque di Madonna Grumentina, i sedimenti* all’ altezza dello sbarramento dell’ invaso (Bivio Spinoso), e verificati gli scarichi fognari non depurati di San Giovanni Lagarello e in Località Ficarella. L’acqua del Pertusillo rispetto al 2010, presenta batteri tipici degli scarichi fognari, alte concentrazioni di idrocarburi, elevate concentrazioni di alluminio, ferro, magnese oltre la soglia di legge e significative di bario.

*C’è da precisare che per i sedimenti non esistono attualmente limiti di legge, e che i dati raccolti sono stati confrontati con i valori soglia accettabili nel suolo e nel sottosuolo, riferendosi al D.Lgs. 152/2006 in relazione alla destinazione d’uso a verde pubblico, privato e residenziale.

Di Bello intanto fonda un’ Associazione per la tutela dell’ambiente e della salute Basilicata, l’ EPHA, di cui è anche consigliere, e decide, assieme al Coordinatore delle Guardie Ecozoofile Roberto Tedesco e il volontario Giovanni Boezio dell’ OIPA (Organizzazione internazionale protezione animali) di compiere nuove analisiStavolta, vengono realizzate presso la S.C.A. (Analisi per l’industria, l’Ambiente e Agricoltura) firmate dal Chimico dr. Guglielmo Graziadei – condotte nell’ambito di un progetto europeo POP-Agrifluid, della prof.ssa Albina Colella dell’Unibas, che confermano un inquinamento, anche maggiore del precedente (vedi: “Analisi chimiche per il Pertusillo inquinato”).

EPHA, OIPA, GEz rendono pubblici i dati delle analisi, presentano un esposto (vedi l’allegato) a carico del legale rappresentante di Acquedotto Lucano (che gestisce in Basilicata 173 depuratori, di cui 123 in provincia di Potenza e 50 nel Materano) e ignoti, chiedendo alla Regione di intervenire per risolvere lo stato dei depuratori delle acque reflue, e inoltrano una richiesta dello stato di emergenza per San Giovanni Lavarello, alla Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche del Ministero dell’Ambiente, che a sua volta, in una nota (“Problematiche ambientali nelle acque del Lago Artificiale del Pertusillo”) a firma del Dirigente della Divisione VII Avv. Annaclaudia Servillo, chiede ufficialmente chiarimenti sulle valutazioni del caso alla Regione Basilicata, alla Provincia di Potenza e ai Comuni di Montemurro, Grumento Nova e Spinoso, affinché forniscano un quadro aggiornato dello stato dell’inquinamento del Pertusillo (vedi: “Stato d’emergenza per il lago del Pertusillo. Lo chiedono a gran voce le Guardie Ecozoofile Oipa Potenza”)

La condanna per Di Bello e il rinvio a giudizio per Bolognetti 

La condanna del Tenente Di Bello

“Imputati del reato previsto e punito di cui agli artt. 81 cpv, 110 e 326 c.p. Perchè con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso; Di Bello nella sua qualità di Tenente della Polizia Provinciale e quindi pubblico ufficiale violando i doveri inerenti alle sue funzioni o al servizio (obbligo del segreto di cui all’art. 329 c.p.p.) o comunque abusando delle sue qualità, rivelava notizie di ufficio che dovevano rimanere segrete, relative alle indagini in corso nell’ambito del procedimento penale n. 102/2010 mod. 44. Nella specie comunicava il contenuto dell’informativa di reato della polizia provinciale n. 04/211/010 del 07 gennaio 2010 (da lui stesso redatta) a Bolognetti il quale ne agevolava la conoscenza inviando copia della stessa, in allegato ad un comunicato stampa, alla testata giornalistica “La Nuova del Sud”, così consentendone la pubblicazione nell’edizione del 15/01/2010 nel suo testo integrale, comprensivo della tabella relativa ai valori degli elementi inquinanti riscontrati nelle acque degli invasi di Monte Cotugno, del Pertusillo, della Camastra e della Zona AIP di Savoia di Lucania. Successivamente, consentendo la partecipazione del Bolognetti all’attività di campionatura dei prelievi delle acque degli invasi Lucani oggetto delle indagini, in data 21/01/2010 rivelava a quest’ultimo gli atti delle indagini in corso e consentiva la conoscenza da parte dello stesso dell’esito delle analisi chimiche espletate”.

Siamo a giugno 2012, il Tribunale di Potenza condanna a 2 mesi e 20 giorni il Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello e rinvia a giudizio l’esponente dei Radicali Maurizio Bolognetti (che commenta così dal sito dei Radicali), accusati di aver divulgato notizie coperte dal segreto d’ufficio nell’ambito del procedimento penale 102/2010 mod. 44 (il registro a carico di ignoti).

Di Bello si difende appellandosi a quanto dichiarato dalla Convenzione di Aarhus, il diritto all’ informazione ambientale: “In realtà quelle analisi non sono sottoposte ad alcun segreto in quanto si tratta di igiene alimenti e nutrizione e pertanto devono per legge essere alla portata di tutti i cittadini” . Una sentenza da rispettare ma di cui non riusciamo a capire come sia stata prevalente la rivelazione di segreto d’ ufficio rispetto alla tutela della salute di un’ intera comunità.



Nelle prossime settimane pubblicheremo un’intervista in due parti al Tenente della Polizia Provinciale Di Bello sulla vicenda. Continuate a seguirci.

 

Fonte immagine in home page: www.sarconiweb.it

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One thought on “Basilicata. L’ inquinamento del Pertusillo e il caso Di Bello nella terra dei veleni

  1. Sono molto interessato a questa faccenda, soprattutto vorrei appellarmi all’ultima domanda, perché obbligare a tenere segrete cose che riguardano un grave pericolo per la salute pubblica è cento volte più grave che violare la procedura delle indagini penali. Non credo nemmeno che esista un documento che ordini (emesso da quale PM ?) l’imposizione del segreto d’ufficio, almeno a quanto avete riferito. Seguirò la faccenda in modo approfondito. Grazie

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