Lavoro, trattativa in stallo. Governo: mancano le risorse

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di Emiliana De Santis

Poteva essere la buona occasione. Invece l’accordo tra il Governo e la parti sociali pare allontanarsi di fronte alla mancanza di fondi. Data per acquisita la convergenza sulla flessibilità in entrata, il vero problema è la questione degli ammortizzatori e del precariato. Al momento il confronto è bloccato ma la speranza di raggiungere un’intesa non è ancora defunta sul campo della battaglia anti-crisi.

LA VERSIONE DI FORNERO – Il ministro del Welfare, per rilanciare l’iniziativa, ha scritto di suo pugno una lettera alla Stampa. Nel testo indica la riforma del lavoro come uno dei tasselli indispensabili per il più ampio ripensamento del sistema produttivo italiano. I quattro tavoli di trattativa aperti con i sindacati – flessibilità, ammortizzatori, forme contrattuali e formazione – si ridurrebbero in sostanza a un unico tema, quello della precarietà, su cui spingono sia i sindacati sia i partiti, Pd e Bersani su tutti. Non che agli altri il problema non stia a cuore, ma da via del Nazareno la voce si fa grossa ogni volta che il segretario pare smarrire per strada pezzi di sinistra.

BASSI SALARI, ELEVATA DISOCCUPAZIONE – D’altronde la situazione è preoccupante. Il balletto dei dati e dei comunicati non deve mettere in secondo piano i numeri più indicativi della situazione in cui il Paese versa: disoccupazione giovanile al 31,1% e salari fermi a 23.406€ lordi annui, dietro Spagna, Irlanda e perfino Grecia. L’Istat, in maniera piuttosto stizzita, ha smentito il dato sui salari fornito dall’omologa europea, sostenendo che si riferisce al 2006 e non al 2009 come quello degli altri paesi, e quindi non sarebbe con gli altri paesi comparabile. La verità della statistica risiede dietro un’interpretazione che varia a seconda delle ipotesi ma di certo non è contestabile che quasi il 45% di quel salario torna allo Stato sottoforma di tasse, facendo perciò apparire quel numero ancor più esiguo di quanto già non sia.

SOLIDARIETA’ FEMMINILE – È stata la leader della Cgil, solitamente la più battagliera e inflessibile tra tutti i leader sindacali, a tendere una mano al Governo durante la manifestazione degli edili a Roma: «Già il fatto che l’esecutivo abbia parlato di reperimento delle risorse è positivo, significa che ha capito che le risorse devono e possono solo essere pubbliche». Camusso tira di nuovo in ballo i patrimoni e propone che proprio da questi ultimi siano presi i soldi necessari per avviare la riforma. Quindi una svolta in tema di lavoro che ne ricomprenderebbe un’altra, quella della tassazione sui patrimoni, forse ancor più significativa nel paese dei particulari interessi e delle mille corporazioni.

Ciò che all’Italia manca è la seria volontà di progettare quanto ancora non esiste e non è focalizzandosi sull’art.18 o dichiarando che il «posto fisso non esiste più» che il Governo riuscirà a conquistarsi l’autorevolezza trattare un tema così delicato. Al momento non si tratta più si smantellare ma di garantire, e di lasciar volare tutti coloro che oggi si sentono affondare tra le sabbie mobili di un futuro che costa troppo anche solo immaginarlo.

Fonte foto:

http://static.tuttogratis.it/628X0/attualita/tuttogratis/it/wp-content/uploads/2011/11/Elsa-Fornero.jpg

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