Concluso il campionato 2013, la Formula 1 dà i voti

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La Formula 1 ha chiuso i battenti in Brasile per quel che riguarda la stagione 2013. E dopo l’ultimo giorno di scuola, ecco le pagelle per i protagonisti del campionato:

VOTO 10: Sebastian Vettel. Stratosferico. Per lui parlano numeri e record: 4 titoli mondiali (peraltro consecutivi), 39 vittorie, 45 pole position, quest’anno 13 successi di cui gli ultimi 9 di fila. A ventisei anni un palmares da mostro sacro, con una Formula 1 che si inchina all’epoca di Sebastian Vettel. 2013 da incorniciare per il tedesco che ha toppato solo in Inghilterra quando la sua Red Bull lo ha tradito e quando, comunque, stava dominando. Dopo la pausa estiva Vettel ha sempre vinto, ha sempre dominato e ha sempre dato l’impressione di essere diventato un pilota completo. Qualcuno insiste nel sostenere che Sebastian Vettel vince perchè la Red Bull è troppo superiore rispetto alle altre vetture. Gli scarsi risultati di Webber che sotto al sedere ha avuto lo stesso potenziale del tedesco, dimostrano il contrario. Pervettel ha colpito ancora.

VOTO 9: Fernando Alonso. Se lo merita tutto, perchè è un pilota eccezionale, cattivo, carismatico, capace davvero di cavar sangue da una rapa. Non ce ne vogliano a Maranello, ma il paragone ci sta tutto. Alonso ha avuto a disposizione una monoposto poco competitiva, specie da luglio in poi, ma nonostante ciò ha portato a casa due vittorie (Cina e Spagna) ed ha mantenuto la seconda posizione nel mondiale piloti, risultato di tutto rispetto per un pilota che si è accorto di aver fra le mani il sesto-settimo volante del lotto. Lui ce l’ha messa tutta, spronando anche un team che è sembrato arrendersi un po’ troppo presto. I limiti della Ferrari si sono visti soprattutto in qualifica, in gara ci ha pensato Alonso a mascherarli un po’. Se nel 2014 la Rossa si manterrà sugli stessi standard, Fernando farà la valigie in direzione Inghilterra dove la McLaren lo attende a braccia aperte.

VOTO 8: Kimi Raikkonen. L’uomo di ghiaccio è tornato cattivo, tanto da guadagnarsi il ritorno in Ferrari per la stagione che verrà. Così come per Alonso, anche il finlandese ha gettato il casco oltre l’ostacolo, conquistando con una vettura buona ma non realmente competitiva, risultati più che accettabili,  a partire dalla vittoria ottenuta in Australia nella gara inaugurale. Ma anche 8 podi con ben 6 secondi posti, il massimo che potesse fare, specie nella seconda parte del campionato quando la squadra non ha più tenuto dinero nè per dargli la paga nè tantomeno per sviluppare la macchina. L’annuncio del suo ritorno alla Ferrari, poi, ha inasprito ancor di più i rapporti tra il finnico e la scuderia, a tal punto da promuovere Grosjean a ruolo di capitano, finchè Raikkonen, a due settimane dalla fine del campionato, ha lasciato i guanti gialloneri all’inutile Kovalainen per andarsi ad operare alla schiena dolorante e presentarsi tirato a lucido a Maranello nel 2014.

VOTO 7: Nico Hulkenberg e Romain Grosjean. Bravi e talentuosi. Il tedesco della Sauber ha mostrato qualità e grinta, ottenendo risultati discreti considerando una macchina poco veloce. Analogamente a Vettel, anche per Hulkenberg parlano i risultati del compagno di box: anche in Sauber, infatti, i soli 6 punti del messicano Gutierrez contro i 51 del tedesco stanno lì a dimostrare il valore di Nico. Grosjean, dopo i continui tamponamenti e speronamenti causati lo scorso anno, ha imparato la lezione e si è dimostrato attento e disciplinato, ma soprattutto veloce ed ambizioso. Settimo nella classifica piloti, 6 podi con un secondo posto negli Stati Uniti dietro all’irraggiungibile Vettel. Per la prossima stagione, Romain è pronto anche a vincere, sarà lui il caposquadra in Lotus, probabilmente con Maldonado come scuderio.

VOTO 6: la Mercedes. Veloce ma troppo altalenante, in pratica un continuo giro sulle montagne russe. Velocissima in qualifica, specie ad inzizio stagione, ma spesso in difficoltà in gara, per caratteristiche della macchina e per l’eccessiva usura delle gomme. Alla fine, però, la scuderia di Stoccarda conquista la piazza d’onore nella coppa costruttori e tre successi stagionali: 2 con Rosberg (Montecarlo ed Inghilterra) ed uno con Hamilton, vittorioso in Ungheria. Per il prossimo campionato, nonostante il pensionamento di Ross Brawn, la Mercedes si candida come una delle favorite alla vittoria finale. Le basi sono state gettate, ora occorre raccogliere.

VOTO 5: Mark Webber. Dispiace essere cattivi, in più nell’anno in cui l’australiano dice addio alla Formula 1. Ma la Red Bull è vettura di un altro pianeta, è la perfezione di questo sport, un potenziale tecnico, aerodinamico e strutturale imbarazzante, non vincere neanche una gara al volante di questa astronave è grave. Webber ha avuto da ridire con la malasorte (motore arrosto in due occasioni) e col compagno di squadra, quel primo della classe di Vettel che è il bambino prodigio e viziato dalla famiglia Red Bull e a cui tutto è permesso, anche disobbedire agli ordini di scuderia e vincere una gara in Malesia che stava vincendo ed avrebbe dovuto vincere Webber. Ma il confronto fra i due è impietoso, così come il talento e le motivazioni. Webber chiude il 2013 al terzo posto della classifica, conquista 8 podi ma non raggiunge la sufficienza generale, è apparso svuotato, svogliato, quasi sempre in ombra. Convivere con una star come Vettel  non è semplice, vero, far qualcosa in più con la macchina più forte di tutti i tempi era un dovere. Lascia la Formula 1 da incompiuto: nessun titolo, nessun secondo posto in classifica, 9 vittorie, insomma gli è sempre mancato il famigerato soldo per fare una lira.

VOTO 4: McLaren. Una stagione sciagurata con una vettura disastrosa, lenta e poco affidabile. Il povero Button si è salvato con l’esperienza conquistando 73 punti ed il quarto posto in Brasile come miglior prestazione. L’inesperto Perez ha avuto evidenti difficoltà a guidare una monoposto così poco competitiva, ha raccolto scarsi risultati e alla fine ha pagato per tutti con la rescissione del contratto a beneficio dell’esordiente danese Magnussen che correrà con le frecce d’argento nel 2014. Pessime le qualifiche, mai sul podio in gara, la McLaren ha arrancato per tutta la stagione senza mai conquistare un podio, senza mai essere all’altezza di Mercedes, Ferrari e Lotus, della Red Bull neanche stiamo a parlarne. Il prossimo anno sarà quello del riscatto per la scuderia inglese? Di certo fare peggio del 2013 sarà complicato.

VOTO 3: Heikki Kovalainen. Un pessimo ritorno per il 33enne finlandese, per fortuna durato solo lo spazio di due gran premi. Quando la Lotus ha dovuto scegliere il sostituto di Raikkonen per le ultime gare stagionali, ha preferito virare sull’usurato sicuro anzichè sulla nuova leva Davide Valsecchi, campione del mondo della GP2 nel 2012 e terzo pilota del team. Nessuno sa dirci se scegliere Valsecchi sarebbe stata una decisione azzeccata, certo è che il pilota comasco non avrebbe potuto ottenere risultati peggiori di Kovalainen che sia in Texas che in Brasile si è piazzato 14.mo con una Lotus che valeva il podio. Nei due anni alla McLaren aveva vinto una gara appena, dovendo ringraziare molto di più il dispettoso motore di Felipe Massa, esploso senza motivo a 3 giri dalla fine del gp di Ungheria, che se stesso; l’avventura in Caterham non fa testo vista l’inconsistenza della scuderia, ma, anche lì, ci si aspettava un contributo in fatto di esperienza e personalità. Nulla di tutto questo. Per la serie “non tutte le ciambelle riescono col buco”, la Finlandia ha portato in Formula 1 Keke Rosberg, Mika Hakkinen e Kimi Raikkonen, in mezzo ci è scappato pure Kovalainen. Pazienza.

VOTO 2: Caterham e Marussia. I budget sono quelli che sono, e vabbè. Si tratta di scuderie giovani e che stanno imparando, e vabbè. I piloti sono promesse dei motori con poca esperienza e pochi chilometri sul groppone, e vabbè. Ma l’inadeguatezza, l’inconsistenza, i perenni doppiaggi, verrebbe da dire l’inutilità di queste quattro vetture fanno sorgere spontanea la domanda: a cosa serve averle in pista?

VOTO 1: i fischi di Monza a Sebastian Vettel. Una vergogna, la macchia della stagione in uno sport che solitamente, almeno in fatto di pubblico, è sportivo e discretamente competente. In Italia, invece, si è toccato il fondo, come spesso accade quando c’è di mezzo il tifo. Sebastian Vettel vince sempre, come Schumacher. Sebastian Vettel è tedesco, come Schumacher. Sebastian Vettel guida da fenomeno, come Schumacher. Sebastian Vettel rende noiosa la Formula 1 perchè non c’è confronto con gli avversari che non riescono a tenergli il passo, come Schumacher. Sebastian Vettel non guida la Ferrari, come invece Schumacher. E allora Vettel vince a Monza e sul podio giù fischi ed ululati. Perchè? Perchè in Italia non si è capaci ad essere sportivi e riconoscere i successi di chi è più forte e più bravo, perchè in Italia deve vincere la Ferrari, perchè in Italia è obbligatorio tifare per la macchina e non, come accade nel resto del pianeta, per il pilota. E allora giù fischi a Vettel, reo di aver perpetrato il ratto di Monza. Lesa maestà. Un pomeriggio ridicolo e penoso.

Marco Milan

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