StopOPG digiuna per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari

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Il 31 marzo 2015 è la data che il Comitato nazionale StopOPG aspettava da anni. Dal 1° aprile, senza ulteriori proroghe, i sei OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) presenti in Italia (Barcellona Pozzo di Gotto, Aversa, Napoli, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere), come fissato dalla legge 81/2014, dovranno essere chiusi, dopo numerosi rinvii susseguitisi dal 2008 ad oggi. L’obiettivo dei promotori è la “chiusura definitiva” seguita da un’effettiva rieducazione degli internati, i detenuti con infermità psichica che hanno commesso un reato, per i quali si chiede di potenziare i servizi di salute mentale, con misure alternative che non siano, di fatto, nuove “strutture manicomiali”.

La campagna – La mobilitazione del Comitato “StopOPG”, con iniziative a livello nazionale e locale, è iniziata il 1° marzo con la staffetta del digiuno, che andrà avanti per tutto il mese, insieme ad altri eventi promossi per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sulla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. L’appello, denominato “chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari al 31 marzo 2015 senza proroghe e senza trucchi”, sottoscritto dai responsabili delle 40 associazioni che compongono il Comitato, nato in seguito al Forum Salute Mentale di Aversa del 2011, conta su una piattaforma che raccoglie le testimonianze dei sostenitori e le iniziative in programma, tra cui convegni, mostre e incontri istituzionali, raccolte nel Forum Salute Mentale.

I promotori, pur consapevoli degli ostacoli che comporta questa delicata fase di transizione, nella lettera indirizzata al sottosegretario alla Salute e Presidente dell’Organismo di Coordinamento del processo di superamento degli OPG, Vito De Filippo, ritengono “improcrastinabile porre fine allo scandalo degli OPG”, luoghi che l’ex Presidente della Repubblica Napolitano aveva definito “orribili … indegni per un Paese appena civile”. Partendo dal dettato costituzionale dell’articolo 32, “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, il Comitato chiede di: nominare un Commissario con poteri adeguati per l’integrale attuazione della legge 81/2014; favorire le dimissioni, contrastare nuovi ingressi con misure alternative, privilegiando l’assistenza socio sanitaria agli internamenti; evitare che al posto degli OPG crescano nuove strutture manicomiali, le cosiddette REMS, considerate come “mini Opg”, il cui numero può e deve essere invece drasticamente ridotto. Come ha dichiarato Stefano Cecconi, coordinatore della campagna “StopOPG”, intervenendo al convegno “OPG addio, per sempre”, che si è tenuto a Firenze il 4 marzo scorso, “il rischio più grande è che la chiusura degli OPG si trasformi in una colossale truffa” con l’apertura delle REMS e un Codice Penale che resta invariato. La vera sfida, ammonisce Cecconi, è costruire un’alternativa alla logica manicomiale attraverso un rapporto più stretto tra Magistratura e servizi, realizzando un percorso terapeutico specifico per ciascun detenuto.

Dagli OPG alle REMS: rischi e prospettive – Gli “ospedali psichiatrici giudiziari” che a seguito della Riforma penitenziaria (legge 25 luglio 1975 n. 354) hanno sostituito i “manicomi giudiziari” saranno dal 1° aprile sostituiti dalle REMS, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza su scala regionale, attivando altresì percorsi terapeutico-riabilitativi territoriali alternativi agli OPG. Se da un lato la legge 30 maggio 2014, n. 81 ha avuto il merito di stabilire misure di sicurezza diverse dall’internamento in OPG e ha chiarito che “la sola mancanza di programmi terapeutici individuali” non basta ad accertare la pericolosità sociale, ponendo un limite alla durata della misura di sicurezza detentiva, ovvero ai cosiddetti “ergastoli bianchi”, dall’altro vi è la controversa questione della riqualificazione dei dipartimenti di salute mentale e della riduzione del numero complessivo di posti letto da realizzare nelle strutture sanitarie. Per “StopOPG” il rischio è quello di avere mini ospedali psichiatrici giudiziari diffusi su tutto il territorio nazionale. “Psichiatria Democratica” oltre a lanciare l’allarme di “una continuazione, sotto altro nome, del vecchio internamento”, chiede il commissariamento delle Regioni inadempienti, denunciando che solo quattro saranno in grado di rispettare la scadenza del 31 marzo senza ricorrere al privato. In un’intervista rilasciata dal responsabile OPG Cesare Bondioli al Redattore Sociale, sostiene che le REMS rischiano di essere “collocate negli stessi luoghi e gestite dallo stesso personale sanitario e penitenziario del vecchio Opg”.

Un altro aspetto da monitorare, alla luce della nuova normativa, riguarda i cosiddetti “dimissibili”, ovvero quegli internati non più sottoposti alle misure di sicurezza e ormai esclusivamente sotto la responsabilità del Servizio sanitario nazionale che, denuncia ancora Bondioli, in gran parte finisce in grandi strutture riabilitative di lunga degenza psichiatrica gestite da un “privato mercantile”. Gli interessi economici che stanno dietro alla costruzione delle strutture riabilitative preoccupa anche il Comitato “Stop OPG” che, infatti, rimarca l’inutilità di un gran numero di posti letto in rapporto al numero di internati chiedendo “meno Rems, più servizi di salute mentale”. Stando alla seconda relazione trimestrale del Governo al Parlamento sul programma di superamento degli OPG, diffusa a febbraio, alla data del 30 novembre 2014, infatti, risultavano presenti negli ospedali psichiatrici giudiziari complessivamente 761 persone. In base ai dati del Ministero della giustizia e delle Regioni, si ipotizza che alla data di chiusura degli OPG dovranno essere accolte in strutture alternative circa 450 persone, sottoposte a misura di sicurezza detentiva.

La questione del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari resta aperta anche dopo il 31 marzo e pone una serie di interrogativi sul reperimento delle risorse umane ed economiche necessarie a garantire l’applicazione della legge, sollecitando, inoltre, una riflessione sui cambiamenti che dovrà affrontare il sistema penitenziario italiano, a partire dal costante monitoraggio delle condizioni degli ex internati.

(Elena Angiargiu)

Fonte immagine: http://www.stopopg.it/node/1092

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