Papa Benedetto XVI, svelato il segreto de “L’inconfessabile gesto”, ma è solo un’opera

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di Lucia Varasano

Se l’opera di Berlusconi morto in una teca era riuscita a destare tutto il mondo dei media internazionali, che l’avevano descritta shoccante, questa su Benedetto XVI è talmente shoccante che finanche i potenti media di casa nostra hanno preferito eclissare la notizia o riportarla timidamente, tenendo a bada il loro fermento d’animo. Antonio Garullo e Mario Ottocento, come al solito colgono i fenomeni sociali che si aprono ai nostri occhi e ce li mostrano così senza fronzoli in tutta la libertà che è solito concedere a due artisti del loro calibro. Un’opera che arriva puntuale, nella puntualità che è solita agli artisti di Latina e sintetizza alla perfezione un periodo storico che si chiude con il pontificato di Papa Benedetto XVI (ora Papa Emerito) ma che resta un capitolo ed una ferita ancora aperta per la Chiesa Cattolica.

Siamo nel cuore della città capitolina, in Via di Santa Chiara, a due passi da via di S. Caterina da Siena, abbiamo appena costeggiato una delle più famose sartorie romane che confeziona abiti ecclesiastici e paramenti dall’inizio del secolo scorso,  e già lascia presagire il sapore della location, scelta sicuramente non a caso, conoscendo gli artisti.

PALAZZO S.CHIARA E IL CUORE DELLA CRISTIANITA’. Alle spalle del Pantheon ci accoglie un Palazzo risalente alla metà del ‘600, che un tempo ospitava le suore Domenicane e dove nel 1380 morì Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia (assieme a San Francesco) e compatrona d’Europa. Ecco l’illuminazione! Probabilmente la scelta di Palazzo S.Chiara, nasconde la richiesta di un ritorno alla vera purezza del messaggio cristiano. Qui, per due secoli continuarono a viverne le discepole e oggi sorge la Cappella del transito di Santa Caterina con tanto di iscrizione di Papa Clemente XIV che concede una particolare immunità a chi prende lì i sacramenti. Un centro di cristianità permanente insomma, dove oggi va’ in scena uno degli ultimi capitoli. Capitoli di storia della Chiesa Cattolica e di critica ad essa, lasciati chiusi o aperti sulle ginocchia del pontefice, come il passo del Vangelo: “Lasciate che i bambini vengano a me”.

Nell’allestimento si plasma un intero microcosmo con elementi figurativi e richiami espliciti dagli scandali di Vatileaks e dei preti pedofili, ci sono le sovrastrutture del potere, il conservatorismo, la delusione del Concilio Vaticano II, scandagliate pezzo per pezzo.

IL GESTO INCONFESSABILE. Benedetto XVI è in un confessionale dell’800, ma la tendina di velluto rosso è aperta, il suo corpo è rivolto al visitatore ma il suo volto è nascosto, coperto dalle mani. Attorno ad egli simboli, rimandi a fatti, cronache del nostro tempo ed elementi surreali che ben descrivono la complessità iconografica dell’opera. Voci di sottofondo, quasi sataniche a primo impatto, che riusciamo a decifrare in un secondo momento, sono il discorso in latino con cui Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni e un bisbiglio da confessionale, che allude al “chiacchiericcio” con cui il Card. Sodano liquidò le voci sugli scandali che investivano la Chiesa.

LO SFARZO BAROCCO E I SIMBOLI DEL POTERE PAPALE. Anelli e pietre preziose cingono le dita, vesti abbondanti cadono dal corpo del papa, simbolicamente rappresentano lo sfarzo della Chiesa che contrasta con la povertà del Cristo e la pesantezza delle sovrastrutture, “soltanto l’abito papale- ci confessa Ottocento– pesa venti kg, non è solo una veste, è una struttura di potere a cascata, che cade e pesa su chi lo indossa come vi cadono e pesano tutta una serie di gerarchie”.

Disposta ai piedi del pontefice, la Cappa Magna, simbolo del rango imperiale romano ereditato dai pontefici e della mentalità conservatrice, richiama la lista degli ammoniti e inquisiti nel quarto di secolo in cui Ratzinger ha guidato il Sant’Uffizio. Sul panneggio rosso e dorato, campeggia il Triregno ma è rovesciato a terra con una velina incastrata, è il simbolo dello scandalo Vatileaks.

LA VERGOGNA. Andando contro quella che è l’iconografia cristiana millenaria, mani addobbate a festa nascondono il volto del Papa, “qualcosa che nella storia dell’arte- ci dice Garullo- aveva fatto solo Francis Bacon, in quanto l’oscuramento del volto del papa, non esisteva e non veniva concepito”. Nulla di blasfemo, semmai la traduzione della volontà stessa di Ratzinger racchiusa in una frase estrapolata da uno dei suoi ultimi discorsi: “Sarò nascosto alla visione del mondo”.

Il Papa è lì e non solo si nasconde, ma si vergogna, la stessa vergogna ripetuta più e più volte nelle frasi che pronunciò inorridito e in più occasioni in merito agli scandali sulla pedofilia. Il gesto, delle inaspettate dimissioni, lì nel confessionale è ben che confessato alle orecchie di chi ascolta, forse un po’ meno agli occhi del mondo, ed è proprio un simbolo dell’infanzia come Topolino ad aprire la tenda e svelare i segreti più reconditi.

I TESTI E IL FALLIMENTO DEL CONCILIO. Sul lato destro del confessionale il testo“Der Weg der Kirche” del Card. Franz König, uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II. Alla sinistra del Papa, poggiato a terra sul confessionale, il testo “Salviamo la Chiesa”di Hans Küng , teologo e sacerdote fortemente critico nei confronti della Chiesa Cattolica e le sue strutture. È lo stesso che prese parte assieme a Ratzinger al Concilio Vaticano II, che giudicò negativamente il pontificato di Giovanni Paolo II, e che scrisse-in riferimento agli abusi sessuali del clero- un articolo nel 2010 descrivendo Ratzinger come «l’ uomo che da decenni è il principale responsabile dell’occultamento di questi abusi a livello mondiale».

CARD.MARTINI E L’OCCASIONE PERSA. In una teca separata il testo di Marco Garzonio, “Il profeta-vita di Carlo Maria Martini”, l’arcivescovo aperto al dialogo con i laici e altre religioni, che aveva respirato l’anelito del Concilio Vaticano II e del Papa Buono, che metteva il cuore dell’uomo sopra e prima della pura teologia. La fumata bianca che vide Ratzinger nuovo pontefice, scartando l’ipotesi “Martini” è da leggere forse come l’occasione sprecata per rinnovare la Chiesa di Roma.

Il confessionale, diventa così simbolo di un immobilismo centenario che il Card.Martini esprimeva senza mezzi termini “una Chiesa ferma a duecento anni fa” e non più interprete dei bisogni della società, che ha fatto carta straccia di tutte le aperture cui auspicava il Concilio, inutile negare la veridicità della frase con cui ci lasciano gli artisti “siamo fermi alle grandi battaglie fatte per il divorzio e l’aborto negli anni ’70”.

IL SILENZIO DEI MEDIA.Nei confronti di quest’opera è scattata una censura pazzesca- ci confessano gli autori– l’Ansa ha aspettato 24ore prima di fare il lancio, che non è stato fatto, è uscito in portoghese ma non in italiano”, su altri quotidiani la notizia è rimasta in rete tre ore. Meglio i giornali esteri e le agenzie, l’articolo è arrivabile ricercando le parole chiave in inglese, ma ciò che manca è il rimpallo italiano. Da dove sia partito lo stop, non è dato a sapersi, confidiamo nelle capacità interpretative dei nostri lettori.

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