ILVA – I numeri dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa

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Lo stabilimento siderurgico ILVA di Taranto, il più grande in Europa e tra i più grandi nel mondo, alimenta ampi settori dell’intera industria metalmeccanica nazionale (auto, elettrodomestici, tubi, cantieristica, ecc.). Lo Stabilimento nacque all’inizio degli anni ’60 come quarto centro siderurgico, nell’ambito della strategia di crescita delle Partecipazioni Statali. La capacità produttiva originaria, che al momento dell’avvio del primo altoforno, nell’ottobre 1964, era di 3 milioni di tonnellate all’anno, venne aumentata a 4,5 milioni di tonnellate nel 1970 e a 11,5 milioni nel 1975. Il 1° maggio 1995 il Gruppo Riva, attualmente il 1° produttore di acciaio in Italia, 3° a livello europeo, acquisì il controllo delle società del Gruppo Ilva e quindi lo stabilimento di Taranto.

L’impianto occupa 15.000.000 di metri quadrati, più del doppio della città jonica, e al suo interno è presente una rete ferroviaria lunga 200 km, una rete stradale di 50 km e 190 km di nastri trasportatori.

Al momento nello stabilimento lavorano circa 13.000 persone, a cui si somanno i lavoratori impiegati nell’indotto. Al momento dell’apertura dello stabilimento, nell’Ilva lavoravano 11.796 e l’occupazione massima raggiunta storicamente dallo stabilimento fu di 21.791 unità nel corso del 1980.

Per garantite la produttività dello stabilimento ogni anno sbarcano a Taranto circa 21 milioni di tonnellate di materiali (minerali, fossili, coke, ghisa in pani, bricchette e ferroleghe). E dalla città dei Due Mari ripartono più di 9 milioni di materiali, l’85% inviato via mare e il 15% via terra.

Secondo la perizia redatta dalla magistratura, nel 2010 lo stabilimento siderurgico ha emesso dai propri camini oltre 4 mila tonnellate di polveri, 11 mila tonnellate di diossido di azoto e 11 mila e 300 tonnellate di anidride solforosa (oltre a: 7 tonnellate di acido cloridrico; 1 tonnellata e 300 chili di benzene; 338,5 chili di IPA; 52,5 grammi di benzo(a)pirene; 14,9 grammi di composti organici dibenzo-p-diossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F).

Lo stesso gruppo Riva afferma che dopo le opere di adeguamento lo stabilimento emette 2148 tonnellate di polveri; 8800 chili di IPA; 15 tonnellate e 400 chili di benzene; 130 tonnellate di acido solfidrico; 64 tonnellate di anidride solforosa e 467 tonnellate e 700 chili di Composti Organici Volatili.

 

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