Milano, Palazzo Reale: Paul Cèzanne incanta i suoi visitatori

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di Eloisa De Felice

Ancora fino al 26 febbraio a Milano, presso Palazzo Reale, sarà possibile ammirare circa 40 opere tra le più famose e rappresentative del pittore Paul Cèzanne. Queste, provenienti da alcuni dei più importanti musei del mondo, quali il museo d’Orsay a Parigi, la Tate Gallery di Londra e la National Gallery di Washington, ci regalano momenti di vera fascinazione, snodandosi lungo quel che è stato il percorso biografico del grande artista francese.

Un particolare e riuscito omaggio monografico che il capoluogo Lombardo ha voluto dedicare al pittore, vista la soddisfazione dei visitatori. Curata da Rudy Chiappini con la collaborazione di Denis Coutagne, la mostra permette di apprezzare la straordinarietà tecnica, formale, concettuale e storica dei grandi capolavori del maestro. A lui devono influenze e contributi sia il cubismo di Picasso sia il movimento futurista. A lui che dedicò la propria vita, interamente, all’amore per l’arte. A lui che dopo averla analizzata, studiata e negata, l’ha decostruita e rimontata, per poi inventarla tutta di nuovo, costruendo così, da sé, una panoramica delle più strabilianti sperimentazioni su cui si cimenteranno, come si diceva, tutti gli artisti che gli succederanno.

Nella pittura romantica la realtà viene trasformata coscientemente dall’artista in una sua realtà: la percezione di essa è solo la base dell’elaborazione personale del pittore. Con Cèzanne, invece, si ha un nuovo classicismo, non più fondato sull’imitazione scolastica degli antichi, ma rivolto a formare una nuova, concreta immagine del mondo da ricercare non nella realtà esterna, ma nella coscienza. Questo significa rifiutare tanto la concezione romantica della pittura come “letteratura figurata”, quanto quella impressionistica della pittura come “tecnica capace di rendere al vivo la sensazione visiva”.La pittura deve esprimere “le strutture profonde dell’essere”, deve essere “una ricerca ontologica, una sorta di filosofia”.

E proprio tutto questo sentore tra essenza, ontologia e filosofia viene ad avvolgere il fruitore che non fa nessuna fatica a farsi rapire dal sublime dei capolavori della mostra. Il suggestivo e ovattato ambiente che la ospita, poi, fanno il resto. Si viene così come teletrasportati, catapultati con estrema grazia, nei paesaggi che può regalare la natura della montagna di Sainte-Victoire, il suo panorama preferito: ostinatamente uguale a se stessa, immobile davanti al cambiare dei tempi e delle stagioni, eppure capace di cogliere le sottili variazioni della luce, di cogliere ragioni e geometrie, di misurare con calma ogni spazio.

In una vita inquadrata entro l’agiata borghesia di provincia, Cézanne costruisce praticamente da solo l’arte del XX secolo. Lontano dai riflettori della Ville Lumière, e solo marginalmente lambito dall’attenzione dei critici, Cézanne mantiene il profilo di un vero e proprio “artigiano” della pittura.

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