Nba, inizia il countdown per i playoff: ecco la Eastern Conference (prima parte)

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di Emanuele Granelli 

Eastern_Conference_(NBA)_logoDopo una lunga ed estenuante stagione regolare, il 19 aprile iniziano finalmente i playoff. Ad Est Miami rimane la squadra da battere, Indiana la sua antagonista principale. Brooklyn può ricoprire il ruolo di mina vagante. Attenzione anche alle sorprese Toronto e Washington. (Per leggere la seconda parte clicca qui)

INDIANA PACERS (#1) – ATLANTA HAWKS (#8)

Per il secondo anno consecutivo Pacers e Hawks si affrontano al primo turno dei playoff della Eastern Conference. Dodici mesi fa Indiana vinse la serie in sei gare e anche quest’anno gli uomini di Vogel partono nettamente con i favori del pronostico. Tuttavia, i Pacers non arrivano all’appuntamento più importante della stagione nelle condizioni migliori. Dopo aver disputato una prima parte di stagione dominante, con 33 vittorie nelle prime 40 partite, da inizio febbraio qualcosa si è incrinato all’interno del perfetto meccanismo gialloblu: basti pensare che nell’ultimo mese e mezzo il record di Indiana è addirittura al di sotto del 50% di vittorie (12-13). Motivi della crisi? Calo di rendimento degli esterni (in particolare Hill e Stephenson), un attacco che nel mese di marzo ha avuto una media di 89.2 punti segnati a partita (la peggiore della Lega), e soprattutto alcuni rapporti implosi all’interno dello spogliatoio: alcuni membri della squadra non hanno gradito la partenza di Granger e l’arrivo a fine di mercato di Evan Turner; Hibbert ha chiamato “selfish” (individualisti) alcuni suoi compagni di squadra; anche David West ha più volte ribadito che in almeno 15 possessi a partita la squadra smette di passarsi il pallone. Coach Frank Vogel, criticato dal direttore sportivo Larry Bird (non uno qualsiasi), ha dovuto necessariamente usare le maniere forti  per riprendere in mano la situazione: nella gara del 10 aprile contro i Bucks, Vogel non ha fatto giocare neanche un minuto all’intero starting-five, vincendo la partita con la bench. Nonostante i problemi interni, Indiana è riuscita a mantenere il primo posto della Conference (anche grazie al finale di regular season altrettanto balbettante degli Heat), che significa avere il fattore campo a proprio favore nell’eventuale/ probabile finale contro Miami. In questo primo turno, i Pacers devono aver paura più di se stessi che dei loro avversari, gli Atlanta Hawks, ostacolo tutt’altro che insormontabile. Coach Budenholzer  ha raggiunto il massimo obiettivo  in una stagione non senza difficoltà: l’ex assistente di Popovich ha dovuto gestire l’era post Joe Johnson-Josh Smith e riassemblare una squadra senza più i suoi leader storici. A complicare ancor di più il tutto la lacerazione del muscolo pettorale di Al Horford (uno dei pochi sopravvissuti alla rifondazione Hawks), che ha finito anzitempo la stagione. Le armi per rendere la vita difficile ad Indiana sono rappresentate dal playmaker Jeff  Teague, particolarmente in forma nell’ultimo mese e mezzo (quasi 20 punti di media), il talento di Paul Millsap sotto canestro e le triple di Kyle Korver, il miglior tiratore dalla distanza dell’intera Lega.

MIAMI HEAT (#2) – CHARLOTTE BOBCATS (#7)

Sarà three-peat? Sono ancora i favoriti? Sarà l’ultima versione dei Big Three? Tanti i quesiti attorno al presente e all’immediato futuro dei Miami Heat. Se, da una parte, l’opera di sfaldamento del trio delle meraviglie James-Wade-Bosh potrebbe iniziare già da quest’estate (con la partenza di almeno un elemento), dall’altra parte gli Heat si candidano nuovamente come squadra da battere nella Eastern Conference. La “mission” (parola coniata dagli stessi Heat) è di raggiungere le Finals per il quarto anno di fila, eguagliando i Los Angeles Lakers di inizio anni Ottanta. Ma, come per i Pacers, anche la squadra di Spoelstra non si presenta alla volata playoff al top della condizione. Al contrario di un anno fa, in cui Miami fu straripante nella seconda fase di regular season, con un record di 37-3 negli ultimi due mesi e mezzo e con la spaventosa serie di 27 vittorie consecutive tra febbraio e marzo (la seconda più lunga nella storia Nba), il percorso degli Heat di quest’anno è decisamente più altalenante. Dopo l’All Star Game i campioni in carica hanno concesso circa 105 punti di media agli avversari e non sempre l’attacco è riuscito a mascherare le evidenti lacune difensive, specie sotto canestro. “In difesa non fermiamo nessuno, lasciamo fare agli avversari tutto quello che vogliono. Facciamo schifo: se non giochiamo meglio, l’anello lo vedremo da casa”: queste furono le parole di Chris Bosh dopo la sconfitta 105-95 a New Orleans contro i non irresistibili Pelicans lo scorso 23 marzo. Il cammino verso le Finals si prospetta tutt’altro che semplice per Lebron James e compagni: in semifinale, potrebbe incontrare Brooklyn (4-0 per i Nets in stagione) e poi, con ogni probabilità, gli acerrimi nemici di Indiana.  Prima, però, c’è la serie contro i Bobcats, una franchigia non esattamente abituata al palcoscenico della post-season: è solo la seconda volta, infatti, che Charlotte, nella sua pur breve storia, riesce a staccare il biglietto per i playoff. Inoltre, i Bobcats non hanno mai superato il primo turno (nel 2010 battuti 4-0 dai Magic) e non hanno mai battuto i Miami Heat nell’era dei Big Three: tutti elementi che fanno pensare ad una serie a senso unico. Tuttavia, l’imprevedibilità in play-making di Kemba Walker e l’esperienza sotto le plance dell’ex-Jazz Al Jefferson (21.8 punti di media in stagione) potrebbero rendere il compito dei campioni meno semplice del previsto.

Foto in copertina: LicenzaAttribuzioneCondividi allo stesso modo Alcuni diritti riservati a Keith Allison

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