Mostra del Cinema di Venezia, vince Kim Ki-duk

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di Laura Guadalupi

Storie…(av)vincenti? È da poco calato il sipario sulla 69esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Arrotolato il red carpet, inizia ora il tempo delle verifiche, per vedere se i film premiati in Laguna avranno lo stesso successo anche al botteghino.

Inganniamo l’attesa leggendo le sinossi dei film, per accorgerci da subito che questa edizione della Mostra sembra aver premiato opere che ruotano attorno al concetto di spiritualità. È evidente che la crisi economico-finanziaria mondiale ha radici che affondano in una ben più profonda crisi di valori. È altrettanto lapalissiano che il cinema, come ogni forma d’arte, sia emblema o, quanto meno, risenta del periodo storico in cui si sviluppa. Ebbene, a leggere le trame dei vincitori di Leone d’Oro (Pietà, di Kim ki-duk), Leone d’Argento (The Master, di Paul Thomas Anderson) e Premio speciale della giuria (Paradise: Faith, di Ulrich Seidl) pare di toccare con mano il malessere dell’uomo contemporaneo che ha perso cognizione della parte spirituale di sé.

Poco importa se il protagonista è l’usuraio dell’acclamato film di Kim Ki-duk, un reduce della Seconda Guerra Mondiale (in The Master) o un tecnico radiologo (in Paradise: Faith). Pur con le dovute differenze narrative, queste figure sono tutte alla disperata ricerca di una qualche forma di “salvezza” e riscatto. La disperazione fuori controllo le fa deragliare sui binari dell’asservimento a logiche materialistiche, dell’adesione a surrogati di religiosità “fai da te” o “illuminati” dal guru di una setta.

La protagonista della pellicola di Seidl distorce la purezza dell’amore per Gesù Cristo in un sentimento malato, mentre in Pietà troviamo una madre vendicativa nei confronti del proprio figlio. La locandina del film riprende volutamente la  posa plastica dell’omonimo capolavoro marmoreo di Michelangelo.

La scultura michelangiolesca, però, trasmette l’Amore, la Compassione, il Dolore composto della Madre per il Figlio, un dolore che non sa cos’è la disperazione, perché è sostenuto dalla fede e dalla Grazia.

I premiati, in sintesi. Il Leone d’Oro della 69esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia se l’è aggiudicato il regista coreano Kim Ki-duk, con Pietà.

Leone d’Argento per la migliore regia è andato a The Master, di Paul Thomas Anderson, che ha conquistato anche la Coppa Volpi, assegnata a pari merito ai due protagonisti maschili, Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix.

Il premio per la migliore interpretazione femminile è stato vinto dall’israeliana Hadas Yaron, nel film Lemale et ha’chalal (Fill the void), di Rama Bursthein.

La migliore sceneggiatura è di Olivier Assayas, per il film Apres Mai, mentre il premio speciale della giuria è andato a Paradies: Glaube (Paradise: Faith) di Ulrich Seidl.

All’Italia, in attesa del Leone d’Oro dal 1998, spettano il premio Marcello Mastroianni, vinto dal giovane attore emergente Fabrizio Falco, e il premio per il migliore contributo tecnico, per la fotografia, a Daniele Ciprì con È stato il figlio, opera prima del regista senza Maresco.

Nella sezione Orizzonti trionfa L’intervallo, di Leonardo Di Costanzo, che si aggiudica ben quattro riconoscimenti, tra cui quello del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani.

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