Parlamento 2.0, la politica al tempo dei social media

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di Elena Angiargiu

È il web 2.0 la nuova frontiera della comunicazione politica, spazio comunicativo e democratico sempre più frequentato, ma in gran parte ancora inesplorato dai nostri parlamentari. Soltanto la metà degli onorevoli, infatti, usa i social media e sembra puntare più all’autocelebrazione che all’interazione con i cittadini-elettori. È quanto emerge dalla ricerca “Parlamento 2.0. Strategie di comunicazione politica in Internet” diretta dalla sociologa Sara Bentivegna dell’Università Sapienza di Roma e presentata a Montecitorio lo scorso 23 febbraio.

Il seminario- Ad introdurre i lavori del seminario “Democrazia 2.0: Parlamento, parlamentari, sistema elettorale” è stato il presidente della Fondazione della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti. In diretta webtv dalla Sala del Mappamondo sono intervenuti: Sara Bentivegna, docente di Comunicazione Politica alla Sapienza, Pierluca Terzulli, presidente dell’Associazione stampa parlamentare e Giuseppe Leone, Capo Ufficio stampa della Camera dei deputati. A seguire, si è svolta una tavola rotonda sul ruolo delle nuove tecnologie e dell’attività parlamentare a cui hanno partecipato: Benedetto Della Vedova, Roberto Maroni, Antonio Palmieri, Roberto Rao e Vincenzo Vita.

Web e politicaIn apertura, Bertinotti ha sottolineato l’utilità di un ambiente digitale solo se circoscritto e tale da far incontrare piazza virtuale e piazze reali in un rinnovato rapporto tra nuove tecnologie e mezzi tradizionali. Di fronte alla crescente disaffezione dei cittadini verso la politica, il ricorso al web offre l’opportunità di scambi diretti tra rappresentanti e rappresentati. Ma i parlamentari italiani online sono ancora pochi, come dimostra la ricerca a cura della professoressa Bentivegna. Se il Pd è il partito più tecnologico, in generale solo il 55% degli onorevoli è presente su Internet, il 25% ha un proprio sito web e appena il 21% usa i social network. Cifre ben lontane dall’81% di parlamentari internauti nel mondo o dal 70% dei colleghi statunitensi su Twitter. Tuttavia, rispetto a febbraio 2011, è già in atto una lenta ma decisa inversione di tendenza.

Uso dei Social Network – Facebook è la piattaforma più utilizzata (38,7% deputati vs 30,5% senatori), seguono i siti web, appaiati blog e Youtube, chiude Twitter (11% deputati vs 7,2% senatori), che con 198 account ha fatto registrare un incremento di oltre l’85% rispetto a gennaio 2011.

Stare sui social network è diventato uno status symbol da esibire: la self presentation prevale nettamente sull’interazione discorsiva con i cittadini, secondo quanto emerge dai post pubblicati su Facebook. I parlamentari online si dimostrano poco attivi: oltre la metà appartiene al gruppo dei “pigri”, un quinto non ha mai pubblicato post e quasi il 60% non ha mai risposto ai commenti. Su Twitter i cinguettii (11 tweet, 10 re-tweet e 20 citazioni settimanali) sono traversali: i parlamentari, infatti, si seguono a vicenda a prescindere dall’appartenenza politica.

Web e informazione– I media digitali stanno cambiando l’attività dei giornalisti parlamentari e soprattutto delle agenzia di stampa. Infatti, come ha sottolineato il presidente dell’Asp Terzulli, le notizie sui social network, sottoposte a verifica, possono rappresentare preziose fonti di informazione. Tra le fonti primarie di informazione spicca www.camera.it, uno dei siti istituzionali più consultati e al passo con l’innovazione per la varietà di strumenti, all’insegna della trasparenza, a disposizione di cittadini e addetti ai lavori, come ha precisato il Capo Ufficio stampa, Leone.

Parlamentari e nuove tecnologie– Costruire una constituency sul web è un pezzo importante del consenso, ha dichiarato Della Vedova (Fli). A sostenere il legame tra territorio e consenso elettorale è Maroni (Lega Nord), neofita dei social network, che ha confermato come il suo partito prediliga ancora i media tradizionali, utilizzando il web per esprimere posizioni su singoli temi e ricevere feedback da parte dei militanti.

Su Twitter fin dal 2007, Palmieri (Pdl) considera il web come luogo d’incontro per rinvigorire il rapporto tra cittadino-parlamentare e spazio per un sano protagonismo personale, non affatto disincentivato dall’attuale sistema elettorale. Di diversa opinione è Rao (Udc), secondo il quale i social network, pur non rappresentando la democrazia diretta in un Parlamento di non eletti, costituiscono una grande opportunità per comunicare sé stessi. In chiusura, Vita (Pd) ha ricordato il ddl 1710/2009, esempio di un lungo e vivace dibattito democratico in Rete, ma ad oggi ancora fermo nell’8a Commissione del Senato.

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