Lazio in Champions League: verdetto giusto ed imprevedibile

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festeggiamenti lazioFinisce nel modo più imprevedibile ma anche più giusto la corsa verso la Champions League di Napoli e Lazio. Imprevedibile per i semplici discorsi di inizio stagione, quelli che tengono conto delle potenzialità e della completezza delle squadre. Secondo questi parametri, le grandi favorite per i primi tre posti erano Juventus, Roma e Napoli, nessuno avrebbe scommesso più di un centesimo su una quarta squadra.

Ma il verdetto di ieri sera deve essere considerato imprevedibile anche per l’andamento del match del San Paolo, una gara che a pochi minuti dal fischio finale sembrava totalmente in mano agli uomini di Benitez, che dopo essere stati sotto per 2-0, erano riusciti a recuperare e si apprestavano a battere il calcio di rigore della vittoria con Gonzalo Higuain, simbolo della forza offensiva azzurra.

Il Pipita però ha calciato malissimo il pallone che avrebbe mandato lui ed i suoi compagni in Europa. Tiro alle stelle e nuova linfa alla Lazio, colpo durissimo invece ai tifosi e ai giocatori partenopei, che non hanno più trovato la forza per reagire all’errore del loro uomo migliore e sono naufragati sotto i colpi di Onazi e Klose. Un epilogo che però deve anche essere considerato il più giusto, soprattutto se ci si libera dei pregiudizi di inizio stagione e si valuta l’andamento dell’intero campionato.

La Lazio è stata sicuramente la squadra più continua, Juventus a parte, della Serie A. Ha fatto meglio anche della Roma stessa che, dopo un’inizio scoppiettante in cui è riuscita a tenere testa alla Juventus, è implosa su sé stessa, a causa delle sue debolezze e contraddizioni. I biancocelesti invece sono riusciti ad essere costanti (chiaramente con i loro alti e bassi) e hanno evidenziato una precisa filosofia di gioco. Ecco perché il vero protagonista della splendida cavalcata verso i preliminari di Coppa dei Campioni deve essere considerato Stefano Pioli, principale artefice di una macchina costruita sapientemente.

La sua Lazio si è dimostrata una perfetta sintesi di pragmatismo e fantasia, una squadra in cui anche i migliori talenti si sacrificano per il bene comune. Lo hanno sempre fatto sia Candreva che Felipe Anderson, ma lo ha fatto spessissimo anche Miroslav Klose, un giocatore che a trentasette anni e con una Coppa del Mondo appena vinta, potrebbe anche non avere la giusta voglia e gli stimoli necessari per rincorrere gli avversari fino alla propria area di rigore. Una grande voglia di sacrificarsi e un’organizzazione quasi perfetta che nella gara di ieri sera è sembrata ancor più lampante, perché paragonata alla quasi inesistente rigidità tattica del Napoli di Benitez.

Un undici che spesso, nel corso di questa stagione, è sembrato figlio dell’improvvisazione più che delle indicazioni di un maestro di calcio come Benitez. Costruito in maniera superficiale fin dall’inizio di questa stagione dal presidente De Laurentiis e messo in campo anche peggio dal tecnico spagnolo. Una formazione che è riuscita a tenersi in piedi solo grazie alle magie e ai colpi fenomenali dei suoi giocatori offensivi, ma che ogni volta che si è trovata di fronte ad un avversario più organizzato o più aggressivo non è riuscita a trovare le giuste contromisure e si è sciolta come neve al sole.

Adesso per il Napoli si tratterà di trovare al più presto un nuovo allenatore e di cominciare a costruire con logicità un nuovo ciclo. Un ciclo che invece è stato appena aperto dalla Lazio grazie alle intuizioni e al pragmatismo di Stefano Pioli.

di Giovanni Fabbri

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