Amarcord: il primo Perugia di Cosmi, i condannati alla riscossa

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Mai vendere la pelle dell’orso finché non è morto“, dice un vecchio e saggio proverbio. E possiamo dire che nel mondo del calcio valga, più o meno, la stessa massima, perché si tratta di uno sport imprevedibile che spesso e volentieri si diverte a sovvertire i pronostici. Chiedete, per conferme, ai tifosi del Perugia e a cosa ricordino della stagione 2000-01.

L’estate del 2000 è movimentata a Perugia: dopo un solo anno va via l’allenatore Carlo Mazzone, ma partono anche diverse stelle della squadra come Nicola Amoruso e Renato Olive, mentre il difensore rigorista Marco Materazzi resta ancora un anno in Umbria, anche se il suo accordo con l’Inter è noto da tempo. La sorpresa è che in panchina arriva un debuttante assoluto che è pure un perugino doc: si chiama Serse Cosmi, è giovane, ruspante, preparato e nell’ultima stagione ha guidato l’Arezzo in C1 destando un’ottima impressione, coi toscani portati sino alla semifinale playoff. Assieme a Cosmi, sbarcano a Perugia anche altri esordienti come il regista Fabio Liverani (proveniente dalla Viterbese), l’attaccante greco Zisis Vryzas ed i due asiatici, il cinese Ma Ming Yu (che non metterà mai piede in campo) ed il sudcoreano Ahn che invece è molto bravo. Sui giornali, però, quella del Perugia viene dipinta come una rosa poco competitiva per la serie A, un’accozzaglia di esordienti (allenatore compreso) che difficilmente potrà lottare per una salvezza che è considerata una chimera per i biancorossi.

Il presidente Gaucci, come al solito, va sopra le righe, urla, strilla, chiede rispetto, parla di complotto anti Perugia, mentre più pacato ma deciso è Serse Cosmi che in sede di presentazione chiede solamente che la sua squadra venga giudicata per quanto fatto in campo e non per i nomi che compongono l’organico. Eppure, attorno al Perugia rimane un alone di scetticismo che neanche l’1-1 all’esordio in campionato contro il Lecce al Curi stempera più di tanto; ciò nonostante, la squadra umbra si disimpegna bene, ma alla seconda giornata perde malamente in casa della Lazio per 3-0, poi supera per 3-1 il Parma, perde a Vicenza in pieno recupero e si presenta alla vigilia della quinta giornata con 4 punti, un bottino non certo negativo. Si gioca di sabato alle 15, lo stadio è l’Artemio Franchi di Firenze, la partita Fiorentina-Perugia: c’è il sole ma tira vento, il Perugia pare la vittima sacrificale della bella e spregiudicata Fiorentina di Fatih Terim ed il gol in avvio di Angelo Di Livio sembra spianare la strada ad una facile vittoria per i toscani che, però, non hanno fatto i conti con la compagine di Cosmi, molto più brava ed affidabile di quanto non si pensasse. Il greco Vryzas si sblocca e mette a segno una tripletta, Saudati realizza il quarto gol perugino, alla fine gli umbri vinceranno 4-3 dimostrando di poterci stare eccome in serie A.

Ora l’Italia del pallone incomincia ad essere meno scettica verso quel Perugia e quell’allenatore così fuori dagli schemi consoni, vestito sempre impeccabilmente ma con il berretto da baseball in testa pure durante le interviste. Diventerà un suo marchio di fabbrica quel cappello, anche se lui risponderà semplicemente: “La mia testa è brutta con la pelata, senza cappello sono inguardabile“. Tutt’altro che inguardabile, invece, è il Perugia che dopo qualche pareggio di troppo e le sconfitte contro Inter e Bologna travolge per 4-1 il Bari grazie anche alla doppietta di Giovanni Tedesco, mediano col vizietto del gol, esattamente come Materazzi che di professione fa il difensore centrale ma che, fra rigori, punizioni e colpi di testa dall’alto dei suoi quasi due metri, la butta dentro spesso e volentieri. Prima di Natale, Cosmi è già diventato una parodia di Mai Dire Gol, con l’imitazione di Crozza e la caricatura del tecnico che vuole rompere le gambe ai suoi giocatori se non crossano bene. Chi scherza meno è la squadra che il 23 dicembre 2000 mette sotto l’albero dei tifosi un regalo inaspettato, ovvero la vittoria per 2-1 a San Siro contro il Milan, firmata dai gol di Saudati e Vryzas.

A metà campionato, il Perugia che doveva retrocedere senza appello è settimo in classifica con 25 punti, gli stessi della Fiorentina, uno in più dell’Inter. Nella formazione umbra gira tutto quasi alla perfezione: Cosmi è bravo e grintoso, lo spogliatoio è unito, Liverani è un esordiente in serie A ma ha piedi eleganti, visione di gioco e precisione nei passaggi, l’attacco con Vryzas e Saudati garantisce un buon quantitativo di reti e gli umbri giocano bene sia in casa che in trasferta. Non manca qualche battuta a vuoto, naturalmente, come il 5-0 incassato a Parma il 25 febbraio o la rimonta patita in casa contro la Fiorentina da 2-0 a 2-2 l’11 marzo. Il sabato di Pasqua, però, il Perugia mette paura alla Roma capolista: è il 14 aprile 2001, sullo stadio Olimpico si abbatte un acquazzone d’altri tempi, ma i biancorossi sembrano volare nel pantano romano, vanno due volte in vantaggio con Baiocco e Saudati, e vengono raggiunti sul 2-2 solamente al 91′ e in un’azione confusa in cui forse Montella o forse Giovanni Tedesco spingono la palla nella porta perugina.

Poco male, il Perugia è comunque a metà classifica e con 5 punti di vantaggio sulla zona retrocessione, a dispetto di chi li voleva condannati già prima dell’avvio del campionato. Un altro 2-2 caratterizza il mese di aprile degli umbri, stavolta al Curi contro l’Atalanta e stavolta è la squadra di Cosmi ad acciuffare il pareggio in zona Cesarini grazie al guizzo del coreano Ahn, piccolo, agile e con un discreto senso del gol, altra rivincita nei confronti di chi sghignazzava di fronte all’ennesimo acquisto esotico di Gaucci. Il capolavoro del Perugia arriva domenica 29 aprile 2001 quando allo stadio San Nicola di Bari va sotto 3-0 contro i pugliesi in quella che sembra la peggior versione della truppa di Cosmi. Al 62′ Ahn dà il via alla rimonta perugina, al 69′ Robbiati sigla il 3-2 e si ripete dieci minuti più tardi trovando il gol del pareggio. Ora l’inerzia è tutta per il Perugia che nel finale segna su rigore con Materazzi per l’incredibile vittoria, 4-3 e salvezza ormai certa. E’, in pratica, l’emblema della stagione di una squadra gagliarda e mai doma che a 6 giornate dal termine del campionato è molto più vicina alla zona Uefa che al pericolo di retrocedere.

Il 6 maggio gli umbri fotocopiano il 2-1 dell’andata contro il Milan grazie alla doppietta di Vryzas e con 39 punti sono ormai salvi. Nelle ultime giornate, il Perugia si fa rimontare a Udine da 3-0 a 3-3, pareggia anche in casa col Brescia, perde a Torino con la Juventus, fa 1-1 al Curi con la Reggina ed infine perde 2-1 a Verona quando però la partita conta solo per gli scaligeri. La squadra di Serse Cosmi chiude il campionato 2000-01 all’11.mo posto con 42 punti, unanimemente riconosciuta come rivelazione del torneo, con non pochi addetti ai lavori a fare mea culpa per quei giudizi un po’ affrettati ad inizio stagione. Quel Perugia appariva condannato senza appello ad una retrocessione quasi annunciata, ma in realtà non ha mai stazionato nei bassifondi della classifica, esaltando il pubblico, giocando un buon calcio e lanciando in serie A numerosi talenti che, negli anni a venire, hanno conquistato la Nazionale e palcoscenici di alto livello, compreso quel Cosmi che veniva indicato da tutti come il primo allenatore esonerato e che si rivelerà, al contrario, il più longevo della gestione Gaucci.

Il tecnico umbro rimarrà a Perugia fino al 2004 ed ogni anno la società venderà i pezzi migliori della squadra, rimpiazzandoli con elementi meno conosciuti ma che proprio giocando al Curi riusciranno ad emergere senza far rimpiangere i predecessori. Tutto ha un inizio ed una fine, l’inizio del Perugia di Serse Cosmi è avvenuto in una calda estate del 2000 quando un organico di poco noti si è preso le prime pagine dei giornali.

di Marco Milan

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