Amarcord: Samuele Dalla Bona, l’italiano d’Inghilterra

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Avete presente i tormentoni musicali estivi? Quelle canzonette, spesso orecchiabili e dai testi semplici, che occupano radio e televisioni fra giugno, luglio ed agosto, poi perdono il loro fascino come l’abbronzatura che scolorisce dalla pelle. Ecco, Samuele Dalla Bona per un’estate è stato così, sempre sui giornali e in televisione, poi di lui si è parlato sempre meno.

Samuele Dalla Bona nasce a San Donà di Piave (TV) il 6 febbraio 1981. Alto, atletico, capelli biondi, folti e lunghi, piace alle ragazzine ma anche ai suoi allenatori delle scuole calcio prima e delle squadre provinciali poi. Dalla Bona è un centrocampista bravo tecnicamente ma anche ad inserirsi, facendo valere prestanza fisica ed elevazione; nel 1995 finisce nelle giovanili dell’Atalanta, nel 1998 prima vince l’ambita Targa Pisani, premio per il miglior giovane atalantino, poi viene acquistato dal Chelsea che lo aveva notato, lo ha fatto seguire e infine ha convinto il club bergamasco a cederlo. Il giovane centrocampista ha soltanto 17 anni ma è già un pezzo pregiato del calcio dei “piccoli“. Al Chelsea, inoltre, non sembra subire la pressione della grande società, né l’impatto con l’estero e con un mondo totalmente nuovo per lingua, usi, costumi e calcio: vince la scarpa d’oro del club londinese dopo aver messo a segno addirittura 16 reti con la squadra delle riserve, reclamandone anche un’altra che gli viene tolta ed assegnata come autorete, poi lo nominano anche giovane dell’anno.

In Italia la voce gira e qualcuno incomincia a chiedersi se non sia stato commesso un errore dall’Atalanta lasciando andar via un simile talento, un po’ come quegli ingegneri che vanno a lavorare all’estero e si affermano come non erano riusciti a fare in Italia. Cervelli in fuga, li chiamano; ecco, per Samuele Dalla Bona si potrebbe dire piedi in fuga. Il 12 aprile 2000 Gianluca Vialli, allenatore del Chelsea, fa esordire il centrocampista italiano in Premier League nella gara contro il Coventry, due anni più tardi il ragazzo trevigiano è stabilmente fra i titolari dei blues, ora guidati da Claudio Ranieri. I problemi fra Dalla Bona e il Chelsea iniziano proprio in quel periodo, quando dall’Italia arriva la chiamata del Venezia: Maurizio Zamparini offre 2 milioni di sterline per il cartellino del calciatore, gli inglesi rifiutano, allora il presidente veneziano ne mette sul piatto 5, il Chelsea accetta ma stavolta è il giocatore a dire di no, lui vuole continuare a giocare a Londra dove si trova bene e dove si sta affermando in uno dei campionati migliori d’Europa. L’affare col Venezia sfuma, il club britannico è irritato e impone a Ranieri di lasciare Dalla Bona fuori rosa; passa qualche settimana ed il ragazzo è reintegrato, termina la stagione con 4 reti all’attivo e prestazioni di ottima fattura.

L’estate del 2002 è lo spartiacque della carriera di Dalla Bona: scaricato dal Chelsea dopo essersi rifiutato di rinnovare il contratto, il centrocampista trevigiano viene richiesto da diverse società inglesi e dal Milan. Quella dei rossoneri è un’offerta interessante, sia per il Chelsea che per lui, anche perché Silvio Berlusconi sta spendendo tantissimo per riportare il club milanista ai fasti di qualche anno prima dopo alcune stagioni deludenti. Dalla Bona fa un ragionamento abbastanza intelligente: in Inghilterra ha dimostrato di saperci stare e di giocar bene, perché non provarci anche in Italia? Inizia un braccio di ferro fra Chelsea e Milan, intanto sui giornali il nome di Dalla Bona è uno dei più inseriti nelle trattative di calciomercato: i rossoneri portano a casa Rivaldo e cercano un difensore, trattano Cannavaro e poi Nesta, ma fra una notizia e l’altra c’è sempre Dalla Bona. Il Corriere dello Sport rilancia quasi tutti i giorni: “Il Milan stringe per il giovane Dalla Bona, di proprietà del Chelsea”, o anche: “Passi avanti nella trattativa Milan-Chelsea per portare in rossonero Samuele Dalla Bona, 21 anni, da 4 a Londra“. Parecchi tifosi, non avvezzi a seguire il calcio estero in un’epoca in cui internet viaggia ancora lento e i social media non esistono, si chiedono: ma chi sarà mai questo Dalla Bona? Alla fine l’operazione si sblocca e il calciatore torna in Italia, acquistato dal Milan per un milione di sterline.

La concorrenza a centrocampo è foltissima per Dalla Bona che se ne accorge al suo arrivo a Milanello sul finire di luglio del 2002: Ancelotti gioca con il rombo sulla mediana, davanti ai 4 difensori ci sono un regista basso, due mezze ali e un regista alto, meglio detto fantasista. I titolari sono Pirlo, Seedorf, Gattuso e Rui Costa, le alternative Ambrosini, Brocchi e Rivaldo, più il redivivo Redondo, cui si aggiunge anche Dalla Bona. Trovar spazio in un centrocampo simile, lo sa lui per primo, sarà complicato, ma a Carlo Ancelotti “l’inglesino” piace molto, è inoltre il mediano più alto della squadra (1 metro e 85 di altezza per un peso forma di 77 kg) e potrà essere assai utile in partite da sbloccare anche su azioni da calcio piazzato, o in quelle dove si deve difendere il risultato a suon di colpi di testa a liberare l’area di rigore. E poi, al Milan sono chiari fin da subito, l’annata 2002-03 dovrà essere quella in cui i rossoneri sono chiamati a riportare in bacheca un trofeo, che sia lo scudetto o la Coppa dei Campioni. Nelle amichevoli pre campionato, Dalla Bona si disimpegna discretamente, anche se appare chiaro che nelle gerarchie del tecnico l’ex Chelsea venga dopo tutti gli altri. Poco importa, però, al Milan negli ultimi anni è stato rimproverato di non avere una rosa profonda per sopperire a infortuni e squalifiche, ricorrendo ad improbabili acquisti sudamericani a metà stagione, allora perché lamentarsi di un talento come Dalla Bona che a 21 anni può tranquillamente fare la riserva e ritagliarsi i suoi spazi cammin facendo?

La stagione inizia, il Milan è forte davvero, in lotta per lo scudetto (diventerà campione d’inverno e chiuderà il campionato al terzo posto), in Coppa Campioni vince a raffica arrivando primo nel girone e, avvenimento inconsueto, fa strada pure in Coppa Italia, la manifestazione in cui Dalla Bona è grande protagonista come titolare fisso della squadra rossonera. Se infatti in serie A le sue presenze si contano sulle dita di una mano (saranno 4 in totale), e in Coppa dei Campioni il centrocampista veneto si affaccia sporadicamente, è nella coppa nazionale che si fa apprezzare segnando anche il 22 gennaio 2003 il quinto ed ultimo gol con cui il Milan vince al Bentegodi di Verona contro il Chievo, superando i quarti di finale ed approdando in semifinale. La squadra di Ancelotti vincerà proprio la Coppa Italia (Dalla Bona colleziona 6 presenze su 8 e una rete), ma soprattutto la Coppa dei Campioni, nella finale di Manchester del 28 maggio, ai rigori contro la Juventus. Nella “sua” Inghilterra Dalla Bona sarà soltanto spettatore, ma quella medaglia di campione d’Europa ce l’ha ancora oggi a casa e se la lucida tutti i giorni. Chiuderà la stagione 2002-03 con 16 presenze complessive ed un gol.

Troppo poco, onestamente, per dire di potersi essere affermato a Milano, tanto più che il Milan campione d’Europa in carica potenzia ancora il suo favoloso organico aggiungendo il talento brasiliano Kakà. Per Dalla Bona, giocare sarebbe ancora più complicato, allora i rossoneri lo girano in prestito al Bologna dove può essere titolare; la stagione dei rossoblu sarà più difficile del previsto, gli emiliani dovranno sgomitare nella lotta per non retrocedere e pure Dalla Bona sarà impiegato meno del previsto e le sue prestazioni viaggeranno a corrente alternata. L’ex milanista segna alla terza giornata il gol della sicurezza al 95′ nel 2-0 del Dall’Ara contro l’Udinese, poi si ripete un mese dopo, sempre in casa, siglando il definitivo 2-2 col Perugia, infine realizza la rete che sblocca Bologna-Siena 3-1 del 25 aprile 2004 e che per i felsinei vale l’aritmetica salvezza. Una stagione di alti e bassi, sia per il Bologna che per Dalla Bona, costretto in estate a fare ancora le valigie e a cambiar squadra, poiché i rossoblu non rinnovano il prestito ed il Milan lo parcheggia al Lecce che va a caccia della seconda salvezza di fila in serie A.

Il trasferimento in Puglia sembra un ridimensionamento per Dalla Bona che trova però un tecnico come Zdenek Zeman che ne farà un perno della squadra, trasformandolo in una delle rivelazioni del campionato. Dopo una prima fase di studio, infatti, l’allenatore ceco si accorge che quel centrocampista alto e forte fisicamente può essere l’ago della bilancia del suo centrocampo, in una formazione sbilanciata in avanti come piace a lui. Zeman suggerisce a Dalla Bona di studiare qualche movimento di Igor Shalimov, storico centrocampista russo portato in Italia proprio dal tecnico ai tempi del Foggia di inizio anni novanta. Shalimov aveva tempi di inserimento, intelligenza tattica e capacità di agire sia come interditore che come centrocampista d’attacco, esattamente ciò che Zeman vuole da Dalla Bona: “Ci serve la tua forza in mezzo al campo, ma ci servono anche i tuoi gol“, gli dice. E l’ex rossonero finisce con lo scoprirsi pure goleador: il Lecce gioca bene, segna e subisce tanto, ma sembra in grado di portare a casa la salvezza. Dalla Bona segna la sua prima rete in maglia giallorossa il 24 ottobre 2004 realizzando l’ultimo gol nel 4-1 che i salentini rifilano a domicilio al Messina, poi va in rete su calcio di rigore nel 3-2 casalingo contro il Livorno del 5 dicembre.

Il Lecce è in piena lotta salvezza e sembra in grado di portare a casa l’obiettivo; Dalla Bona siglerà altre 4 reti contro Fiorentina, Juventus, Lazio e all’ultima giornata contro il Parma nel 3-3 che consegna ai salentini la matematica certezza di giocare ancora in serie A. Una stagione coi fiocchi per il centrocampista trevigiano, autore di 7 gol (6 in campionato e uno in Coppa Italia) e con un rendimento fra i migliori del torneo. Per l’annata 2005-06, Dalla Bona passa alla Sampdoria dove le cose non girano per il verso giusto e le prestazioni sono discontinue; in totale, il calciatore disputerà 29 partite senza andare mai in gol e a fine campionato tornerà al Milan per essere ceduto a titolo definitivo al Napoli in serie B. I partenopei, appena risaliti dalla C1 dopo il fallimento e due anni travagliati, vanno subito a caccia della promozione e cercano calciatori di spessore, esperienza e che abbiano già giocato in massima serie. Dalla Bona fa al caso degli azzurri che lo mettono sotto contratto per 4 anni riponendo in lui parecchia fiducia. Già alla prima giornata, l’ex milanista segna un gran gol contro il Treviso, proprio al cospetto dei suoi conterranei, poi fornisce prestazioni di sostanza, il Napoli si inserisce presto nella lotta per la promozione, Dalla Bona dà il suo contributo con altre due reti, una al Brescia prima di Natale, l’altra nel 3-1 dei campani in casa del Verona il 26 maggio 2007, una vittoria che risulterà determinante per la promozione del Napoli e in cui il centrocampista fornirà pure gli assist per gli altri due gol di Domizzi e Calaiò.

Il Napoli torna dunque in serie A, Dalla Bona è stato protagonista ed ora tutti si aspettano la sua consacrazione nella massima serie e in una piazza prestigiosa come quella napoletana; del resto, a 26 anni è ora che l’eterno ragazzo trovi la sua definitiva dimensione e maturità. Ma il sogno si trasforma presto in un incubo: dopo un’annata di affiatamento, infatti, i rapporti col tecnico Reja si logorano, l’allenatore non fa giocare mai Dalla Bona che chiuderà l’annata con appena 2 presenze in campionato, trovando il gol in Coppa Italia contro la Lazio; a chi chiede a Reja il perché di questo ostracismo, lui risponde ogni volta che l’occasione arriva per tutti. Verrebbe da dire, per tutti tranne che per Dalla Bona. Nell’estate del 2008 il calciatore parla con società e dirigenza: “Se resta Reja vado via io“, dice al direttore sportivo Marino che però lo calma e lo rassicura: “L’anno prossimo sarà diverso”. Lo stesso Marino in più di un’intervista loda le qualità di Dalla Bona: “Un centrocampista simile – dice – ce l’hanno in pochi in Italia“. A conti fatti, però, non ce l’ha neanche il Napoli perché pure nella stagione 2008-09 Dalla Bona vede il campo col binocolo, colleziona appena una presenza in Coppa Uefa, poi ad inizio febbraio rescinde il contratto con i partenopei e va ad allenarsi in Inghilterra dove tenta di farsi ingaggiare prima dal Fulham e poi dal West Ham, non riuscendoci però a causa di problemi di natura regolamentare. Chiude la stagione al Domegliara, fra i dilettanti, e a luglio torna a Napoli dove intanto è cambiato l’allenatore.

Ma la permanenza in Campania è breve e Dalla Bona emigra in Grecia, passando in prestito All’Iraklis dove giocherà poco per l’acutizzarsi di problemi muscolari, tornando a Napoli e trasferendosi ancora a titolo temporaneo al Verona, in serie C1. Poca gloria anche in Veneto per un giocatore ormai sul viale del tramonto nonostante non abbia ancora compiuto trent’anni. Nel 2010, Dalla Bona torna all’Atalanta dopo circa un decennio, esordisce ad ottobre in Coppa Italia contro il Livorno, poi gli cade addosso la pesantissima tegola della malattia del papà a cui viene diagnosticato un male incurabile, gli danno appena 6 mesi di vita; il calciatore entra in una spirale di malinconia ed angoscia, prende peso e perde motivazione, lascia stare il calcio, l’annata con l’Atalanta termina senza altre presenze, in estate rescinde il contratto col Napoli e firma col Mantova in serie C per stare il più possibile vicino a casa. Le 8 presenze coi lombardi nella stagione 2011-12 sono le ultime nella carriera di Samuele Dalla Bona che dopo la morte del padre, sopraggiunta proprio quell’anno, vive momenti di forte depressione e decide di ritirarsi dal calcio ad appena 31 anni. Nel 2014 rilascerà un’intervista in cui sparerà veleno sul calcio italiano a seguito dello scandalo scommesse uscito fra il 2010 e il 2011 e affermando che potendo tornare indietro non sarebbe mai tornato in Italia dall’Inghilterra.

Forse lo snodo della sua carriera è stato proprio in quell’estate del 2002 quando il Chelsea lo ha scaricato e lui ha preferito il richiamo della patria al proseguimento dell’avventura inglese. La vita è fatta di scelte, si sa, di scelte e di bivi dei quali non si conosce fino in fondo la direzione. Per Samuele Dalla Bona il ritorno in Italia non è valso la svolta della carriera che si aspettava, colpa sua o colpa del caso, difficile dirlo. Resta il ricordo di quell’estate in cui il suo nome era sulla bocca di tutti, quando fra un gelato e le canzonette estive i tifosi si chiedevano: “Ma alla fine questo Dalla Bona torna o no da Londra?“.

di Marco Milan

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