Amarcord: Fiorentina 2004-05, un anno vissuto pericolosamente

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Se è vera la teoria del piano inclinato, ovvero che facendo rotolare una pallina su una superficie in pendenza (anche di pochissimo), essa rotolerà inesorabilmente senza fermarsi, allora alcune squadre in stagioni particolarmente complicate sembrano rotolare verso il baratro esattamente come le palline. E’ il caso, ad esempio, della Fiorentina 2004-05 che tornava in serie A con grandi ambizioni e che rischiò, invece, una clamorosa retrocessione.

Una piazza come Firenze non era riuscita a sopportare un anno di serie B nel 1993-94, figurarsi la caduta in C2 dopo il fallimento del gruppo Cecchi Gori nel 2002. I viola vincono alla grande il campionato 2002-03 e in estate vengono graziati col ripescaggio diretto in serie B senza passare per la C1, quasi fosse un risarcimento per il tracollo e l’onta di due anni prima. In B, però, niente è facile neppure se ti chiami Fiorentina e i gigliati faticano ad inserirsi al vertice del campionato cadetto. Emiliano Mondonico rileva Cavasin in panchina, ma i risultati continuano ad essere altalenanti e per celebrare il ritorno dei viola in serie A è necessario attendere la coda del torneo e la particolare configurazione di un’annata più unica che rara con 24 partecipanti, 5 promozioni dirette ed un’altra da giocarsi fra la sesta della B e la quart’ultima della serie A. E così la Fiorentina, per l’appunto sesta fra i cadetti, gioca e vince con estrema sofferenza lo spareggio contro il Perugia e torna nella massima serie. La famiglia Della Valle, proprietaria del club toscano, promette rinforzi e stabilità, nonché ambizioni d’Europa già per il primo campionato fra i grandi.

Per la stagione 2004-05, in effetti, la società conferma in panchina Mondonico e porta a Firenze il promettente difensore livornese Giorgio Chiellini, il centrocampista Enzo Maresca e l’attaccante Fabrizio Miccoli (entrambi provenienti dalla Juventus) e la forte mezzala danese Martin Jorgensen, prelevato dall’Udinese. I tifosi sono euforici, proprietà e dirigenza parlano di Coppa Uefa, mentre il solo Mondonico sembra più cauto, ricorda a tutti che la Fiorentina è una neopromossa e che il primo traguardo deve rimanere quello della salvezza. Alla prima giornata, il 12 settembre 2004, nonostante tutto il secondo tempo giocato con un uomo in più, i viola escono sconfitti dalla trasferta di Roma contro i giallorossi, ma già nel secondo turno battono al Franchi il Cagliari per 2-1 grazie ai gol di Miccoli e Dainelli; è la prima vittoria della Fiorentina in serie A dopo quasi 3 anni. I problemi, però, iniziano ad emergere subito dopo, la squadra di Mondonico nelle successive 5 giornate raccoglie appena 4 pareggi (di cui tre per 0-0) e la sconfitta casalinga contro la Sampdoria. A seguito del 2-2 di Udine del 24 ottobre, il tecnico della promozione viene esonerato e al suo posto è chiamato Sergio Buso che in serie A ha accumulato poca esperienza da allenatore, l’ultima in coppia con Iachini a Venezia due stagioni prima.

La tifoseria, affezionata a Mondonico, non è contenta ed è convinta che solo l’ex tecnico di Atalanta e Torino potesse risollevare la squadra. Ma Buso smentisce gli scettici ottenendo due successi di fila, prima a Reggio Calabria e poi in casa contro il Lecce, travolto 4-0 dalla più bella Fiorentina dell’anno. Il successivo pareggio contro l’Inter, seguito dalla sconfitta di misura in casa della Juventus di Capello che sta ammazzando il campionato a suon di vittorie, lasciano ben sperare per il futuro, ma i gigliati deluderanno ancora pareggiando due partite sulla carta abbordabili contro Livorno e Messina, battendo poi per 1-0 il Bologna nel derby dell’Appennino grazie ad un gol di Riganò, il centravanti della rinascita viola in C2 e in serie B, autore di reti a grappoli ma che in serie A appare in difficoltà, ma incappando in una delle sconfitte più umilianti della storia fiorentina il 12 dicembre quando la formazione di Buso viene seppellita a San Siro dal Milan con 6 gol. Il tecnico chiede scusa, ma qualcuno a Firenze vorrebbe già la sua testa ed il ritorno di Mondonico. La Fiorentina passa comunque un discreto Natale dopo il 2-0 rifilato al Chievo il 19 dicembre, ma poi comincia l’anno come peggio non potrebbe, ovvero con 6 sconfitte in 7 partite, in mezzo alle quali il presidente Della Valle cambia ancora allenatore chiamando Dino Zoff in sostituzione di Buso.

L’ex portiere della Nazionale campione del mondo nel 1982 non è inizialmente convinto di accettare la Fiorentina. Giovanni Galli, dirigente dei viola, dichiarerà in seguito che Zoff aveva perso entusiasmo e, nonostante l’estrema professionalità, non riusciva a trasmettere allo spogliatoio la giusta carica. Quella viola, del resto, sarà l’ultima panchina del tecnico in carriera. L’esordio di Zoff sarà tutt’altro che piacevole col ko di Cagliari a cui faranno seguito quelli contro Palermo e Sampdoria che relegano la Fiorentina in piena zona retrocessione. Il 13 febbraio 2005 i gigliati battono 2-1 in casa il Parma, ma già nel turno successivo cadono nel derby toscano di Siena. La società prova ad intervenire e nella campagna acquisti invernale si assicura le prestazioni del giovane e talentuoso attaccante bulgaro del Lecce Bojinov che segna all’esordio al Franchi nel 2-2 contro l’Udinese quando la Fiorentina passa dal 2-0 alla rimonta beffa dei friulani. Il campionato dei viola prosegue con alti e bassi, non si capisce come la squadra possa passare da prestazioni gagliarde e di carattere come il 3-3 imposto alla Juventus, a gare scialbe e prive di grinta come quella di Livorno in cui i gigliati vengono spazzati via dalla doppietta di Cristiano Lucarelli.

Che l’annata della Fiorentina sia di quelle disgraziate, poi, lo conferma anche la Coppa Italia dove i viola vengono eliminati ai quarti di finale da una Roma tutt’altro che irresistibile. La squadra di Zoff al Franchi rimonta lo 0-1 dell’andata all’Olimpico e porta la sfida ai calci di rigore; Miccoli ha sul suo piede il rigore decisivo per portare i toscani in semifinale, ma sbaglia. Poi nella serie ad oltranza la Roma non sbaglia più e passa il turno, gettando ancor di più nello sconforto una Fiorentina sempre più insicura e sempre più a rischio retrocessione. Il 20 aprile il dramma prende il sopravvento nel vecchio Comunale di Firenze: i viola contro il Messina vanno in vantaggio per merito del gol siglato da Dainelli al quarto d’ora della ripresa, ma vengono rimontati al 95′ dal pareggio di Arturo Di Napoli. La situazione è a un passo dal tracollo, i leader dello spogliatoio provano a suonare la carica, ma i problemi della squadra sono evidenti, la difesa fa acqua, la tenuta in trasferta è terribile e l’attacco, a parte Miccoli, segna pochissimo. Mancano 6 giornate alla fine del campionato e la Fiorentina occupa il terz’ultimo posto della classifica con 33 punti, uno in meno della coppia Parma-Chievo che sarebbero a quel punto salve, anche se l’intera colonna di destra della graduatoria di serie A è a rischio: dai 39 punti di Bologna, Reggina e Roma ai 28 dell’Atalanta ultima della classe, tutte sembrano coinvolte nella lotta per non retrocedere.

La sfida di Bologna sembra già un crocevia fondamentale per i viola che però al Dall’Ara non vanno oltre lo 0-0, anche se i risultati delle altre permettono loro di guadagnare qualcosa ed agganciare il Parma. Sabato 30 aprile, la Fiorentina ospita il Milan che è in lotta per lo scudetto con la Juventus, una gara complicata per i toscani che tirano però fuori orgoglio e carattere, passando anche in vantaggio con Maresca al 25′. A quel punto la salvezza sembra davvero a portata di mano per gli uomini di Zoff, ma la doppietta di Shevchenko nella ripresa rispedisce i viola nel baratro, anche perché vince il Parma e pareggiano Chievo e Brescia, relegando la Fiorentina al penultimo posto della classifica a 4 turni dalla fine del torneo. Chievo-Fiorentina della settimana successiva è un autentico spareggio: perdere vorrebbe dire salutare virtualmente la serie A per i toscani che giocano una partita tutto cuore e vincono 2-1 nonostante un’atroce sofferenza nei minuti di recupero. I viola scavalcano i veneti in quart’ultima posizione e tornano prepotentemente in corsa per la salvezza; basterebbe vincere in casa con l’Atalanta alla giornata numero 36 per certificare, o quasi, il traguardo della permanenza in A, ma la sfida contro i bergamaschi ultimi in classifica finisce invece 0-0 e le vittorie in trasferta di Chievo e Brescia ricacciano i viola in zona retrocessione con 38 punti, gli stessi dei bresciani, uno in meno della coppia formata da Chievo e Siena.

La salvezza è tornata in discussione e le ultime due giornate si prospettano cruciali per la squadra di Zoff, chiamata a far punti in casa della Lazio e poi al Franchi contro il Brescia in quello che si preannuncia come un autentico spareggio per la sopravvivenza. La Fiorentina passa tutta la settimana ad infuocare polemiche circa la regolarità del campionato, parla di torti arbitrali subìti e di risultati a suo dire strani, come ad esempio il successo inaspettato del Brescia a Bologna della giornata precedente. La squadra tenta di isolarsi dal vespaio di lamentele ed illazioni, Zoff si affida ai grandi senatori dello spogliatoio perché Lazio-Fiorentina sembra l’ultima spiaggia per sperare ancora nella salvezza e probabilmente lo è. La gara dell’Olimpico del 22 maggio si gioca sotto il sole, ma nella schiena dei tifosi fiorentini scorrono brividi gelidi. Al 2′ i viola passano in vantaggio con Maresca ma dopo un quarto d’ora la Lazio pareggia con Siviglia, poi i toscani lamentano la mancata concessione di un calcio di rigore per un clamoroso fallo di mano di Zauri sulla linea di porta, non ravvisato dalla terna arbitrale. Il risultato non cambia più e l’1-1 finale sembra condannare la Fiorentina, penultima a quota 39 e con l’unica speranza di salvarsi all’ultima giornata battendo il Brescia ed approfittando dello scontro diretto fra Lecce e Parma.

Nella settimana che precede Fiorentina-Brescia, la città si stringe intorno alla squadra, mentre società e dirigenza fanno ripartire la sequela di polemiche dopo le contestazioni arbitrali di Roma. La famiglia Della Valle lascia trapelare nervosismo e tensione, i buoni propositi di inizio anno sono naufragati e la Fiorentina rischia di tornare in serie B dopo un solo campionato e tante sofferenze. E’ la stessa presidenza a fare la voce grossa nello spogliatoio presentandosi all’allenamento: “Non possiamo retrocedere“. E’ questo il monito alla squadra e al tecnico Dino Zoff, stressato più che mai e volenteroso di chiudere al più presto quell’avventura più complicata del previsto. Domenica 29 maggio 2005 lo stadio Franchi è un catino colmo di passione, amore, tifo e paura, non serve altro che la vittoria per centrare l’obiettivo. Il primo tempo è tirato, le squadre si studiano, poi al 41′ la Fiorentina si guadagna un calcio di rigore che Miccoli si appresta a calciare; i secondi che trascorrono fra le proteste dei giocatori bresciani e il tentativo di trasformazione dell’attaccante viola sono di autentica passione, poi Miccoli segna e il pubblico esplode, Andrea Della Valle in tribuna esulta come un invasato, scaricando tutta la tensione accumulata in 9 mesi di tribolazioni. Andare al riposo in vantaggio è determinante, nella ripresa tutto è più facile per la Fiorentina che raddoppia al 60′ con Jorgensen e trova anche il 3-0 con Riganò 5 minuti più tardi. E’ fatta, i viola vincono e sono salvi.

Il Franchi è un tripudio di sciarpe, bandiere e cori, il pericolo è scampato, la Fiorentina resta in serie A con 42 punti, gli stessi di Bologna e Parma, sufficienti per la salvezza grazie alla classifica avulsa che condanna le due emiliane allo spareggio, mentre il Brescia accompagna i poco amati corregionali dell’Atalanta in serie B. L’annata è stata terribile per i toscani, salvi soprattutto grazie ai 23 punti racimolati nel girone d’andata, seguiti dai 19 del ritorno, coi viola terz’ultimi davanti a Cagliari e Roma. I gol di Miccoli (12) restano una delle poche note liete della stagione, mentre deludente è il rendimento di Riganò (4 reti appena) e dello spagnolo Portillo, giunto dal Real Madrid coi galloni del giovane predestinato e confinato presto fra le riserve e con un gol appena segnato. Dino Zoff saluta e se ne va, sarà quella di Firenze l’ultima panchina della sua carriera e ciò la dice lunga sul grado di stress di un’annata piena di patemi e sofferenza, terminata con una salvezza che era il minimo sindacale ma che è stata raggiunta solo sul filo di lana.

La grande paura del campionato 2004-05 serve da lezione alla società viola che in estate ingaggia Cesare Prandelli in panchina ed acquista Luca Toni in attacco, dando vita a uno dei cicli più spettacolari nella storia della Fiorentina che arriverà a giocare stabilmente per la qualificazione in Coppa dei Campioni, giocando forse il calcio più divertente della serie A. Il tutto nato dalle ceneri di quella squadra salva per miracolo e in difficoltà nell’arco di un’intera stagione. Non tutti i mali, insomma, arrivano per nuocere.

di Marco Milan

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