Formula 1: le pagelle del 2019

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Il mondiale 2019 di Formula 1 si è concluso col sesto titolo consecutivo per la Mercedes ed il sesto trionfo iridato di Lewis Hamilton, ora ad un passo dal record assoluto detenuto da Michael Schumacher. Una stagione che ha riservato gioie e delusioni, promesse mantenute ed altre disattese: tempo di tirar le somme ed assegnare i voti ai protagonisti, in attesa dell’anno nuovo e del campionato 2020.

VOTO 10, MERCEDES: Una macchina perfetta, in tutti i sensi. Vettura potente, affidabile, progettata per dominare ed effettivamente dominatrice da 6 anni a questa parte. Organizzazione precisa, gestione della coppia di piloti perfetta e l’impressione che la casa di Stoccarda sia in grado di adattarsi a qualsiasi cambio di regolamento, specie in vista della rivoluzione programmata per il 2021. Le voci su un possibile disimpegno dopo il 2020 eccitano la fantasia dei rivali, perché nell’ambiente motoristico c’è la ragionevole certezza che continuando così, la Mercedes possa stracciare record e primati a raffica.
VOTO 9, HAMILTON: 6 titoli, 84 vittorie, 87 pole position, 11 successi nella stagione che ha portato il pilota inglese a conquistare il suo sesto mondiale, il terzo consecutivo, il quinto negli ultimi sei anni. Basterebbe snocciolare questi semplici numeri per descrivere l’annata di un fuoriclasse della Formula 1, destinato a rimanere negli annali come leggenda di uno sport che lo incorona sempre più di anno in anno. Al di là del talento spropositato, Hamilton dimostra a 33 anni suonati una fame, una voglia, una cattiveria ed una determinazione da far invidia; meticoloso nel lavoro, pressoché perfetto nell’arco del campionato dove non si è mai ritirato, dove è partito fortissimo, dominando in lungo e in largo e chiudendo la pratica mondiale praticamente già a metà stagione, gestendo la seconda parte con tutta calma. I record di Schumacher (7 titoli e 91 vittorie) tremano, ma se cadranno finiranno indubbiamente in ottime mani.
VOTO 8, LECLERC/SAINZ: Primo anno in Ferrari, secondo in Formula 1 per il pilota monegasco, giovane e di immenso talento, bravissimo a non avvertire troppo il passaggio in rosso dopo l’esordio del 2018 all’Alfa Romeo. Miglior poleman dell’anno con 7 pole position, velocità e combattività, qualche pasticcio in gara, dovuto alla foga e all’inesperienza, oltre che al conflitto interno con Sebastian Vettel, degenerato con l’autoscontro in Brasile. Premesse da fuoriclasse, l’opinione comune è che migliorando qualche aspetto, Leclerc possa candidarsi come futuro campione. Grande annata pure per Carlos Sainz, sesto in classifica (96 punti), ovvero primo dopo i mostri di Mercedes, Ferrari e Red Bull. Rapido, solido e consistente, il pilota spagnolo ha sfruttato al meglio una McLaren finalmente tornata su buoni livelli, cogliendo anche il primo podio della carriera (seppur a tavolino dopo la penalizzazione di Hamilton) in Brasile. Meriterebbe più considerazione.
VOTO 7, VERSTAPPEN/NORRIS: 3 vittorie e due pole position (una poi revocata in Messico) per l’olandese della Red Bull che col passare degli anni sta limando alcuni aspetti irruenti che ne avevano minato i risultati ad inizio carriera. Le doti, del resto, sono eccezionali e Verstappen non lotta ancora per il mondiale solo perché la Red Bull è competitiva per la vittoria solamente a fasi alterne. Voto alto anche per l’inglese della McLaren che al debutto in Formula 1 ha mostrato personalità e qualità da non sottovalutare, con fisiologici cali ed una discontinuità dovuta più alla carta d’identità che a lacune tecniche. 49 punti in classifica, costantemente fra i primi 10 in qualifica e in gara, una perla grezza ancora da levigare, ma la percezione di essere di fronte ad un talento non indifferente.
VOTO 6, BOTTAS: Meritevole forse di un giudizio più alto, considerate le 4 vittorie stagionali ed il secondo posto in classifica alle spalle del compagno di squadra Lewis Hamilton. Eppure il finlandese mostra ancora una volta tutti i suoi limiti: timido pur con la vettura migliore del lotto, a volte impreciso e con quella perenne sensazione rilasciata di non essere all’altezza dei più grandi. Per la Mercedes (e per Hamilton) è il secondo pilota ideale, senza ambizioni iridate, sempre pronto a sacrificarsi per la causa della squadra e del suo capitano, incapace di far polemica, motivi per i quali a metà anno i vertici di Stoccarda lo hanno confermato a scapito di Esteban Ocon, poi finito alla Renault dove correrà il prossimo anno. Come Berger, come Barrichello, come Patrese: belli, bravi, onesti, perfetti gregari di chi ambisce a qualcosa di più grande.
VOTO 5, VETTEL: Probabilmente la sua annata peggiore in Formula 1, costellata di errori, confronti spigolosi col compagno di squadra ed una costante sofferenza sia nella guida che nella gestione di un campionato difficile e che ha riservato al tedesco l’ennesimo mondiale a bocca asciutta, una sola vittoria in stagione e l’ascesa di un compagno di squadra su cui la squadra sembra voler investire maggiormente. Vettel, il cui contratto con la Ferrari scadrà a fine 2020, sente su di sé l’ombra di Alonso (5 anni a Maranello senza vincere), di Leclerc e perfino di Hamilton, sospettato di volersi vestire di rosso entro un paio d’anni, ovvero non le condizioni migliori per affrontare il prossimo campionato.
VOTO 4, RENAULT: Tante premesse, tanti proclami ed un campionato al di sotto delle attese per la scuderia francese che aveva assunto Daniel Ricciardo (defenestrato dalla Red Bull) puntando in alto con l’obiettivo anche di salire qualche volta sul podio. Impresa mai riuscita e neanche lontanamente avvicinata, anzi, la Renault ha faticato terribilmente a stare pure fra i primi 10, tanto in gara quanto in qualifica, chiudendo al quinto posto della classifica costruttori con 91 punti totali (dietro anche alla McLaren) e sacrificando le indubbie qualità dei due piloti, finiti anche loro con l’essere inghiottiti dal vortice di inconsistenza di una macchina con ancora tanti, troppi difetti.
VOTO 3, STROLL: Annata più che mediocre anche per il canadese della Racing Point, costantemente nelle retrovie e in evidente crisi di identità, considerando anche i migliori risultati del compagno di box Perez che ha ottenuto più del doppio dei punti (52 contro 21); i soldi e la protezione del papà (proprietario della scuderia) gli consentiranno di essere al via del campionato anche nel 2020, ultima chiamata per un pilota giunto al dentro o fuori di una carriera sin qui deludente dopo i grandi proclami che precedettero il suo debutto in Williams e quel podio del 2017 in Azerbaigian che oggi sembra ancora più lontano di quanto in realtà non sia.
VOTO 2, HAAS: Un disastro su tutta la linea per la vettura statunitense, penultima nel mondiale con 28 punti e davanti in classifica alla sola desolante Williams. Progressi non se ne sono visti, anzi, la confusione generale ha addirittura portato la scuderia a metà anno a fare marcia indietro ripresentandosi con la macchina del 2018; i risultati sono stati pessimi ugualmente, però, i piloti (Grosjean e Magnussen) non hanno aiutato granché, giocando più a scontrarsi fra di loro che a portare il veicolo in zona punti, il massimo traguardo raggiungibile anche in vista di un 2020 che non si presenta sotto i migliori auspici. Gli antefatti della Haas quando entrò in Formula 1 nel 2016 erano ambiziosi, forse troppo, di sicuro inversamente proporzionali a quanto poi dimostrato negli anni con risultati in progressivo e preoccupante peggioramento.
VOTO 1, LIBERTY MEDIA: I proprietari della Formula 1 continuano a non capire la lezione: non serve inventare rivoluzioni per avvicinare gli sportivi ad una disciplina che perde appassionati ogni anno. Non è stravolgendo regolamenti e norme che si rende più spettacolare un mondo già particolare di suo; il 2020 filerà sulla falsariga degli anni precedenti, anticipando però l’ennesimo sconvolgimento previsto per il 2021 quando cambieranno le direttive, ci sarà una diversa ridistribuzione dei profitti economici. In quel frangente i padroni della Formula 1 sperano che l’egemonia Mercedes lasci spazio a un nuovo dominio, destinato alla lunga ad annoiare ed a subire un ennesimo tentativo di sabotaggio, tanto legale quanto patetico.
VOTO 0, WILLIAMS: L’assenza nel primo giorno dei test invernali avrebbe dovuto fungere da campanello d’allarme in vista di una stagione oscena per la storica scuderia inglese. La squadra è alla totale deriva, il disimpegno e le ristrettezze economiche della proprietà hanno dato vita ad un campionato ignobile con un solo punto in classifica (conquistato fortunosamente dal rientrante Robert Kubica a Montecarlo) e l’ininterrotta serie di ultime file in qualifica e di ultimi posti in gara; una macchina lenta, imprecisa ed inaffidabile, specchio di una compagine allo sbando più completo; nulla hanno potuto, pertanto, l’esperienza di Kubica e l’entusiasmo del rampante e talentuoso Russell, relegati a fare da spettatori non paganti di un mondiale che perde una delle sue protagoniste più memorabili, blasonate e vincenti della storia.

di Marco Milan

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