Greta, la Terra e il Mondo

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Corsi e ricorsi storici, “suggerisce” il mio amico Giancarlo, sempre puntualmente vicino all’attualità, nonché, imprescindibile interlocutore e compagno di viaggio di tanti amabili confronti. E’ possibile che Greta Thunberg, la giovanissima eroina del movimento ambientalista, che ha scosso il Mondo intero, possa essere considerata l’antesignana di un fenomeno culturale, politico e mediatico della portata del ’68? Non possiamo ignorare che, una certa atmosfera di famiglia tra il movimento ambientalista e l’epoca calda della contestazione sessantottina sia possibile. L’ambientalismo di oggi ha vissuto incubato nella visione politica della più nota contestazione del Sessantotto, anche se, con quest’ultima non ha nient’altro in comune. Non c’è la passione per la Politica, i toni di denuncia delle disuguaglianze di ogni ordine e grado, la lotta per una società più libera ed equa, maggiore attenzione per la distribuzione della ricchezza, il disgusto per la società dei consumi, la denuncia del razzismo; tutte questioni che hanno determinato nel ’68 l’orientamento politico-rivoluzionario che conosciamo e indirizzato a cambiare il Mondo.

All’opposto, per molti giovani di oggi, la politica praticata dai loro padri e dai loro nonni, che intendeva salvare questo nostro Mondo, si è rivelata fallimentare, insensibile, fredda, distaccata e corrotta. Indifferente, soprattutto, per le sorti del pianeta, in una parola, indegna, insomma, è la “bestia” da sferzare, che deve essere costretta a occuparsi del futuro delle nuove generazioni. Per questi giovani, la questione ambientale dà luogo a una sorta di conservatorismo puritano che non vuole compromessi con le ideologie, i cui sostenitori mangiano cibo vegano, sono animalisti e vivono in simbiosi con la salvezza del pianeta. Grazie a loro è accaduto qualcosa di straordinario, la Terra fa la sua comparsa e si mostra fuori dall’orbita del Mondo, se per Mondo, si intende il crogiolo di tutti i mali, il luogo delle narrazioni, delle favole, degli inganni, in cui la Civiltà è solo un vessillo della malafede, dell’arroganza degli  Stati, delle menzogne mai disconfermate. La Terra, invece, bistrattata, pretende riconoscimento e autonomia, quasi una ribellione della natura che si serve dei suoi “figli” per mostrarsi a tutti, isolata e indifesa,di fronte al dilagare dell’inquinamento e al disastro climatico che ne è conseguenza.

 Qualcosa di questo movimento inneggia a una morale pratica, semplice e rigorosa di uno stile di vita sobrio. Vivere sobriamente, quindi, riciclare e riutilizzare le materie di scarto, risparmiare sui costi della produzione, disincentivare il consumo, non inquinare, tutte questioni che potrebbero incidere moltissimo sullo sviluppo dell’economia, sul modo di pensare le priorità valoriali di una società a venire. La visione della   Terra, che appare isolata e ferita nella sua natura, si contrappone al Mondo, che, a parte ciò che pensano i seguaci della Thunberg, è il  regno incontrastato della vita dello spirito, della politica, dell’Arte, della scienza, della tecnica, della religione, delle idee che diventano narrazioni.

 La contrapposizione polare tra Mondo e Terra che è rimasta nascosta da secoli sotto la “pelle” dell’Occidente, riemerge in questo scorcio di Secolo. Per quale motivo l’idea di Mondo, oltre a essere inflazionata, è divenuta la panacea di tutti i mali, il suo universalismo che è apparso qualche decennio fa come Mondializzazione, si presenta come un paradigma stanco, una parabola discendente, usata e abusata.  Facendo un balzo all’indietro nella Storia, possiamo osservare che il pensiero greco antico non aveva nel suo vocabolario il concetto di Mondo, ma quello di Cosmo, si deve attendere il pensiero cristiano, per vederlo apparire, e rispetto al resto dell’ordine del creato, esso non è un luogo fisico, ma è Locus Mundus , luogo spirituale, in cui il buon cristiano provvede a mondare, purificare dal peccato ogni progetto di vita in comune, nella speranza di rendere umano l’uomo, condizione imprescindibile affinché possa dare luogo alla“comunità che viene”. Il pensiero moderno ha separato la vita spirituale da quella pratica, la teoria dalla prassi, creando uno iato, un dualismo anche tra il Mondo e la Terra, Per Rousseau, la natura è l’humus in cui ha origine tutto ciò che è, insieme visibile e invisibile, che riguarda la realtà fattuale e quella spirituale. Si pensi a Emilio, il giovane “virgulto” che può crescere sano e, addirittura assennato, se l’assillo degli adulti per l’educazione non ostacoli la sua natura, la sua crescita. Nel suo sviluppo la sua legge, la natura originaria contiene, come fiore in boccio, sia il Mondo che la Terra. Questa concezione è stato motivo di ispirazione per il pensiero liberale e libertario, ha influenzato economisti con Von Mises e Von Hayek, autori del pensiero politico come Marx, tutti accomunati dall’idea che l’economia sia la forza capace di produrre non solo la società, ma addirittura la società ben ordinata, a cui guardano i liberali, oppure,  negandone una certa forma, quella capitalistica, dando luogo alla comunità armonizzata – marxismo docet -. Giungiamo, così, al grado zero della completa indistinguibilità tra Mondo e Terra, come abbiamo già argomentato. Si deve a un grande pensatore come M. Heidegger, se la questione del Mondo e della Terra è riscattata come dimensione polare. Nell’origine dell’opera d’Arte, Heidegger, pensa che il genius loci delle opere d’Arte non risiede del tutto nell’autore, nell’artista, per quanto ciò sia parzialmente vero, piuttosto, l’ispirazione viene dal respiro del Mondo, che soffia sulla Terra la sua forza poietica, produttiva. Dall’afflato spirituale all’ispirazione,  dal crogiolo delle idee ai progetti, quando ciò avviene, così, come accade alle opere d’Arte, il lavorio dello spirito si ritira nella corposa plasticità delle forme marmoree, nella densità del colore, nella duttilità della cera, nella lavorazione del legno; nell’opera d’Arte, “l’Essere si dà ritirandosi”. Quale insegnamento ci giunge da queste riflessioni circa l’urgente questione della   Globalizzazione?    Dobbiamo  fare assegnazione a una

cartografia della Politica, quella che mostra la polarità tra Mondo occidentale, in cui l’agire politico è, dovrebbe essere, un continuo, inarrestabile sforzo di cambiamento e di chiarimento di ciò che abbiamo in comune come lievito di Civiltà, ossia, i diritti, l’identità, il rispetto delle Persona, la passione per la giustizia sociale, la libertà. Dall’altra parte i valori asiatici e comunque, a diverso titolo, dai Paesi del BRICS, in cui la forza dell’economia consiste in una aggressiva cartografia impegnata nell’espansione dei limiti geopolitici di uno stato, in stile Web- wconomy. I carovanieri 2.0 che trascinano i confini dei loro Paesi estendendoli con la forza invasiva delle Supply chain della grande distribuzione – come argomentato in precedenti editoriali –,  si ispirano alla Terra su cui scorrono i flussi delle merci come la vita scorre nella natura. La visione trascendente del Mondo e quella immanente della Terra, si fecondano a vicenda, riportando alla luce i confini, i limiti, le differenze, le specificità, le identità, le particolarità che dànno corpo e figura alla ricchezza delle culture, valori, che il fenomeno della Globalizzazione, se pensato come modello unico, tende a nascondere.    

(di Giuseppe Carcea)

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4 thoughts on “Greta, la Terra e il Mondo

  1. La nuova scoperata della Terra….insieme al Mondo per ricominciare a edifi are la differenza, unica possibilità di custodire l”esistente.

      1. Un nuovo orientamento valoriale che includa stili di vita morigerati e in linea con scelte “ecosostenibili”, nel momento in cui il capitalismo è al suo apogeo è, sarebbe, qualcosa di auspicabile. una “dieta” che ci salvi da ogni tipo di eccesso, dobbiamo sperare che, intanto, si sia modificata anche la visione del Mondo che dovrebbe sostenerla, dagli impegni al passatempo, dalle fedi/credenze alle opinioni…beh, staremo a vedere.

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