Amarcord: quando il Portogruaro bussò alle porte della serie B

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Portogruaro: 25 mila abitanti di un paese metropolitano alle porte di Venezia. Portoguaro, dicono i cittadini locali parlando velocemente in stretto dialetto veneto. Un centro di provincia come tanti altri in Italia, così come la squadra di calcio, seguita dai cittadini fra un bicchiere di vino ed una partita a carte, segnalato sui quotidiani di provincia di riflesso al ben più blasonato Venezia. Tutto fino a quella parentesi fra il 2010 e il 2011 che ha elevato Portogruaro nell’olimpo del calcio, facendo scoprire un altro angolo d’Italia agli appassionati di calcio.

Il Portogruaro Calcio nasce nel 1919 e staziona maggiormente nei campionati dilettantistici provinciali e regionali, con qualche comparsata in serie C negli anni 50 ed una presenza costante in D nei 70. Nel 1990 il club si fonde con il Summaga Calcio, dando vita alla nuova denominazione Portogruaro Summaga, trasferendo il titolo a Portogruaro e seguendo il filone intrapreso dalla squadra veneziana che gioca in tenuta completamente granata. La svolta arriva nel 2004 con la vittoria del campionato di serie D e la promozione in C2, un risultato atteso da mezzo secolo a cui fa seguito nel 2008 il salto in C1 dopo la finale playoff vinta contro il Bassano; un anno di assestamento e poi accade l’impensabile, l’occasione della vita, ciò che nessuno a Portogruaro si sarebbe mai aspettato. Alla vigilia del campionato di serie C1 2009-2010 la Lega rimescola i gironi della terza serie senza la classica divisione nord-sud, con il conseguente risultato che i raggruppamenti sono misti ed il girone B della C1, ad esempio, contrappone realtà blasonate come Pescara e Verona, favoritissime per la promozione diretta e in attesa della svolta dopo anni cupi. Ma giocare in serie C è difficile per piazze simili, il pubblico si aspetta la vittoria in ogni partita e basta un semplice pareggio per scatenare rabbia, fischi e contestazioni. A Portogruaro, invece, accade il contrario: la squadra è accolta ogni domenica nel piccolo stadio Mecchia da tifosi festanti che si godono quella serie C come fosse il Paradiso; a guidare i granata in panchina c’è Alessandro Calori, giovane allenatore con tanta esperienza in serie A da calciatore, mentre in campo il capitano, simbolo e fantasista è Marco Cunico, calciatore rappresentativo di una squadra che, pur fra alti e bassi, si ritrova inaspettatamente in zona promozione assieme proprio alle grandi Pescara e Verona.

Calori predica calma ogni domenica, ma a Portogruaro si inizia a credere all’impossibile, da una parte il sogno di una clamorosa promozione in serie B, dall’altro la paura di perdere un treno che difficilmente ripasserà in futuro. Il Verona si ritrova al comando della classifica dalla 12.ma alla penultima giornata quando perde 3-2 a Rimini e subisce il sorpasso del Portogruaro con lo scontro diretto da giocare al Bentegodi in un ultimo turno di campionato da brividi e cuori forti; il 9 maggio 2010 in uno stadio veronese con 30.000 spettatori (altro che serie C), il Portogruaro si presenta primo con 56 punti, Verona e Pescara seconde a 55. La tavola sembra apparecchiata per la promozione di scaligeri o abruzzesi (che vincendo potrebbero approfittare di un pareggio nel derby veneto per scavalcare entrambi gli avversari e conquistare il primo posto), ma il destino ha in serbo soprese per quella domenica. Il Pescara, come da pronostico, vince la sua partita (3-2 in casa del Marcianise), poi si attacca alle radioline per capire cosa accada a Verona dove il risultato è inchiodato sullo 0-0, il risultato migliore per gli adriatici. Il Verona attacca, vuole la serie B, il pubblico spinge e la sensazione è che la promozione sia un testa a testa fra i gialloblu ed il Pescara, in pochi ricordano che, teoricamente, in corsa per la promozione ci sarebbe anche un Portogruaro che, sornione e paziente, respinge gli assalti veronesi fino al 90′ quando in contropiede piazza il colpo che sconvolge il campionato: il centravanti Riccardo Bocalon beffa la difesa del Verona e realizza il clamoroso 0-1 che non solo consegna al Portogruaro la storica vittoria al Bentegodi, ma proietta i granata al primo posto della classifica e in serie B. Lo sconforto allo stadio è incredibile, 30.000 veronesi ammutoliti, le poche centinaia di tifosi veneziani a far festa, increduli, emozionati: il Portogruaro è in serie B, la cittadina veneta si riempie di bandiere, qualcuno controlla su internet e sul Televideo: non è facile rendersi conto, ma è bellissimo avere la conferma di un miracolo sportivo impensabile.

La festa promozione è un’apoteosi per un paese che calcisticamente non ha mai contato nulla e che dopo quel 9 maggio è al centro dei dibattiti in tutta Italia, come già accaduto per altri piccoli centri che in passato si erano affacciati alla serie B da perfetti sconosciuti, dal Licata all’Acireale, fino ad arrivare al piccolo Castel di Sangro. Ma l’estate di Portogruaro si fa subito in salita, il caldo si trasforma in gelo, la passione in terrore: ad inizio luglio, infatti, la Commissione Criteri Sportivi ed Organizzativi esclude il Portogruaro per insufficienza di informazioni circa l’organigramma societario, in più c’è la grana dello stadio perchè il piccolo impianto cittadino non ha ancora terminato i lavori di adeguatemento e messa a norma delle strutture, come richiesto dalla Lega di serie B, e, dulcis in fundo, l’allenatore Calori lascia i granata per accasarsi al più blasonato Padova. Sembra un incubo, ma la tranquillità ed il lavoro premiano il Portogruaro: il 16 luglio i veneti vengono riammessi al campionato di competenza, quindi viene presentato il nuovo tecnico, Eugenio Corini, esordiente in serie B ma con un fresco passato da calciatore di serie A, proprio come Calori. La società, inoltre, comunica che fino a che lo stadio Mecchia non sarà messo a norma, la squadra giocherà le partite casalinghe a Udine dopo aver stilato un accordo con l’Udinese e con il comune della città friulana. Il cielo si rasserena su Portogruaro, ora si può pensare semplicemente al campo e in particolare alla campagna acquisti, perchè affrontare la serie B da esordienti è complicato e servono giocatori esperti; in Veneto arrivano l’esperto difensore Cristante (svincolato), il forte centrocampista di spinta Tarana e due rinforzi da Napoli, il mediano uruguaiano Amodio e l’attaccante brasiliano Inacio Pià, oltre ai rinnovi delle comproprietà degli attaccanti Altinier e Bocalon, l’eroe di Verona. A soli 5 giorni dalla sua assunzione, però, Corini si dimette per diverse ed inconciliabili vedute con la dirigenza; a Portogruaro arriva così un altro ex calciatore di serie A come tecnico, Fabio Viviani, reduce dall’esperienza in serie C con i veronesi della Sambonifacese e debuttante in serie B.

L’obiettivo non può che essere la salvezza e Viviani è consapevole che mantenere la categoria non sarà semplice per la sua squadra: “Anche se ci salveremo all’ultimo minuto dell’ultima giornata, andrà bene”, dice in conferenza stampa il tecnico granata, ma del resto anche la promozione è arrivata sul filo di lana, per cui la gente di Portogruaro è abituata a soffrire, oltre al fatto che aver raggiunto la serie B è già di per sè un successo straordinario. Il 22 agosto 2010 parte l’avventura del Portogruaro in serie B nel derby veneto contro il Cittadella allo stadio Friuli di Udine, provvisoriamente la casa dei granata; l’avvio è sorprendente, gli uomini di Viviani giocano bene e sembrano organizzati: ad una manciata di secondi dall’intervallo il Portogruaro va in vantaggio grazie ad un’autorete del difensore Nocentini, nella ripresa soffre un po’, ma proprio a ridosso del 90′ raddoppia con Giacobbe, il primo calciatore della storia dei veneziani a far gol in serie B. 2-0 all’esordio, un risultato inaspettato che infonde fiducia ed autostima nel gruppo, e poco importa che una settimana più tardi i granata subiscano un pesante 4-1 in casa del Vicenza, perchè alla terza giornata Gerardi manda al tappeto il Sassuolo e il Portogruaro si ritrova con 6 punti in 3 partite e due vittorie su due in casa. “Così ci si può salvare”, scrivono i quotidiani locali, anche perchè la squadra di Viviani vince ancora in casa 2-1 contro l’Ascoli grazie ad una rete del capitano Cunico al 90′; le due sconfitte di fila (1-5 a Udine contro il Novara e 3-1 a Grosseto) ridimensionano i veneti che però tengono botta col pareggio in rimonta contro il Varese nell’ultima gara disputata al Friuli di Udine poichè il 30 ottobre, finalmente, Portogruaro entra nella casa della serie B col debutto allo stadio Mecchia nello 0-0 contro il Piacenza. Il primo gol nell’impianto casalingo lo realizza Altinier nell’1-1 con il Padova: è il 9 novembre ed i granata non riescono a vincere da due mesi, l’umore nell’ambiente sta cambiando e anche i dirigenti non sono contenti, la squadra sta precipitando in classifica e l’1-4 casalingo contro il Siena alla 16.ma giornata fa suonare un pesante campanello d’allarme alle orecchie di Fabio Viviani, consapevole che la successiva trasferta di Pescara possa rappresentare un crocevia importante per la sua panchina.

Allo stadio Adriatico, sabato 27 novembre, succede l’incredibile: il Portogruaro segna due volte nel primo tempo, prima con Cunico e poi con Tarana, ma nella ripresa crolla e permette la rimonta del Pescara che vincerà 4-2 determinando l’esonero di Viviani. La squadra veneta sembra in difficoltà, ma tutto sommato ancora in gioco per la salvezza; al timone dei granata arriva Andrea Agostinelli che dopo un brillante avvio di carriera come tecnico, ha racimolato qualche esperienza negativa ed è in cerca di rilancio. Salvare il Portogruaro potrebbe essere per lui una svolta importantissima e l’allenatore romano si impenga sin dal primo giorno, anche se il suo esordio sulla panchina veneta coincide con la sconfitta casalinga per 2-1 contro la capolista Atalanta. Pazienza, è solo l’inizio, anche perchè ciò che succede una settimana più tardi è forse più rocambolesco di quanto accaduto a Pescara: Empoli-Portogruaro, infatti, si candida come partita dell’anno per colpi di scena, con un finale thrilling da urlo. Al 79′ il risultato è ancora fermo sullo 0-0 e viene sbloccato dall’empolese Soriano; 87′ pareggio del Portogruaro con Cunico, 88′ nuovo vantaggio dell’Empoli con Foti, 90′ secondo pareggio veneto con Altinier, 94′ gol partita ospite di Schiavon. Fine delle montagne russe, che possa essere la svolta per il campionato del Portogruaro? Potrebbe, perchè i granata, seppur con alti e bassi, si dimostrano combattivi e soprattutto capaci di rimontare i risultati avversi, come accaduto ad Empoli, ma come accade anche nella gara del Mecchia contro il Modena (1-1) e a Cittadella nella prima giornata del girone di ritorno. Le due vittorie di fila contro Vicenza e Sassuolo, poi, aumentano l’autostima dei veneti che battono in casa anche il Livorno e sembrano in grado di giocarsi la salvezza fino alla fine del torneo, anche se la classifica continua a preoccupare. Alla fine di marzo, i veneziani vincono altre due partite consecutive contro AlbinoLeffe e Piacenza (due rivali nella corsa alla salvezza), ma perdono lo scontro diretto casalingo contro la Triestina e vedono allontanarsi il treno delle concorrenti.

La prestigiosa vittoria in casa del Siena di Antonio Conte (che a fine anno sarà promosso in A) è l’ultimo acuto del Portogruaro in serie B, perchè da quel rocambolesco 2-1 in Toscana firmato in rimonta dall’85’ al 90′ dalle reti di Gerardi e Tarana, la squadra di Agostinelli perderà le ultime 5 gare di campionato contro Pescara, Atalanta, Empoli, Modena e Crotone, salutando la serie B col penultimo posto in classifica, 40 punti, 10 vittorie e ben 22 sconfitte. Un cammino per molti versi discreto, ma col peggior attacco del torneo (39 reti realizzate) nonostante i 13 gol messi a segno da Altinier. La favola del Portogruaro si chiude presto, dando vita ad un incubo infinito che porta la compagine veneta prima alla retrocessione in C2 dopo i playout persi nel 2013 contro la Tritium, poi, nella stessa estate, al fallimento che costringe il Portogruaro alla ripartenza dal campionato di Promozione, senza che da allora i granata abbiano più dato notizie di sè. Un’avventura breve e sfortunata, un sogno infranto che ha prima acceso e poi definitivamente spento le luci su una realtà forse troppo piccola per certi palcoscenici.

di Marco Milan

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