Il mondo del giornalismo sportivo piange tre colonne storiche

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Sembra un 2018 maledetto per il mondo del calcio che nei primi mesi del nuovo anno perde diversi protagonisti, dall’ex commissario tecnico della Nazionale Azeglio Vicini, all’ex centrocampista inglese di Chelsea e Milan Ray Wilkins o all’ex allenatore di Atalanta e Torino Emiliano Mondonico, fino alla drammatica morte del capitano della Fiorentina Davide Astori. Anche il giornalismo, però, perde tre protagonisti storici che hanno scritto pagine indelebili nella storia del calcio italiano.

In meno di un mese, infatti, tre colonne del giornalismo sportivo (della Rai in particolare) hanno lasciato un incolmabile vuoto nel cuore e nei ricordi degli appassionati. Il primo è stato Luigi Necco, morto il 13 marzo ad 83 anni e volto storico del Novantesimo Minuto anni ottanta, quello del famoso teatrino voluto dal già compianto Paolo Valenti, inviato in Campania e a Napoli in particolare. A lui era affidato il racconto del Napoli di Maradona e degli acerrimi duelli fra i partenopei ed il Milan, con tanto di botta e risposta, frecciatine e battutine col collega milanese Gianni Vasino che accendevano ulteriormente gli animi dei tifosi delle due grandi rivali. La scomparsa di Valenti e la fine del Novantesimo Minuto “divertente”, sostituito da un programma più composto voluto dal successore Fabrizio Maffei, riduce gli spazi di Necco, ma non la sua verve giornalistica che lo aveva portato nel 1981 ad essere gambizzato in un agguato di camorra ordito dal boss Raffaele Cutolo dopo un’inchiesta del cronista. Infine la conduzione di Mi Manda Raitre e la pensione, le interviste e i tanti ricordi dei bei tempi calcistici che furono, di fronte ad un mondo completamente cambiato.

Anche Giorgio Bubba, scomparso il 5 aprile ad 81 anni, ha scritto pagine indimenticabili in quel famoso Novantesimo Minuto: spezzino di nascita ma sampdoriano di fede, Bubba era l’inviato da Genova per le gare casalinghe della Sampdoria (il Genoa era spesso in serie B negli anni ottanta), fino all’alternanza con il collega Alfredo Liguori (che ironia della sorte era invece tifoso genoano) col quale, si dice, non corresse buon sangue. Ironico e pungente, Bubba ha raccontato l’infanzia della Sampdoria di Mantovani, quella che dopo anni di apprendistato avrebbe vinto Coppa delle Coppe, varie Coppe Italia e lo storico scudetto del 1991. Due protagonisti di un Novantesimo Minuto entrato nel mito e nella leggenda, durato il tempo giusto per essere apprezzato senza diventare pesante e ripetitivo.

Diversa la storia di Ignazio Scardina, morto a 70 anni il 7 aprile dopo una lunga ed inesorabile malattia. Volto celebre della Testata Giornalistica Sportiva Rai, inviato sui campi e narratore della Domenica Sportiva per cui curava i servizi della partita più importante della giornata; sarcastico e col vezzo di uscire spesso fuori tema dal mero racconto tecnico-tattico della gara, Scardina per anni ha raccontato l’approfondimento del campionato, fino ad essere coinvolto suo malgrado nello scandalo di Calciopoli, unico volto del giornalismo ad essere indagato. Pienamente scagionato nel 2011, non si è mai ripreso dal fango che il mondo del calcio gli ha gettato addosso e dai continui voltafaccia ricevuti nonostante l’assoluzione. Oggi in molti sostengono che sia stata proprio quella vicenda ad aumentarne i rischi per una salute che nell’ultimo periodo gli ha inflitto atroci sofferenze e che lo ha strappato alla moglie e ai figli a soli 70 anni; le ultime foto con gli occhi spenti nonostante il sorriso e il ricordo amaro di un ambiente che lo ha abbandonato troppo in fretta.

Tre pedine storiche di un mondo storico (a cui si aggiunge anche quella qualche mese fa di Franco Costa, famoso inviato della Rai da Torino, uno dei pochi a strappare più di una parola all’avvocato Agnelli nell’intervallo delle partite), tre colonne di un giornalismo che tanto avrebbe da insegnare ancora oggi a giovani professionisti che pensano di inventare il calcio ed il modo di raccontarlo, fra pronunce strampalate, inutili inglesizzazioni di parole comunemente d’uso nella lingua italiana ed una pomposità stucchevole non richiesta. Da Necco, Bubba e Scardina l’insegnamento di un racconto essenziale e pulito ma mai noioso, il racconto di un calcio che non c’è più ma che manca terribilmente.

di Marco Milan

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