Editoriale – La Comunicazione dispersa

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’Editoriale del Filosofo Giuseppe Carcea

In un saggio edito nel 2008, dal titolo : “Horror Pleni”, Gillo Dorfles ha affermato : “Rispetto ai primitivi della Terra, che popolavano un mondo ancora vuoto di senso e di segni, oggi noi siamo completamente carichi, completamente saturi di segnali e di comunicazioni”. la qual cosa non sarebbe eccessivamente preoccupante se, come accade dopo aver consumato un lauto pasto si sia in grado di “digerire”. Ma, spesso non è colpa del metabolismo, delle nostre capacità digestive, e per tornare all’argomento che stiamo trattando,  in realtà consumiamo quantitativi eccedenti di comunicazione che troviamo sulle “tavole ben imbandite” dell’ industria culturale e del Mercato. La comunicazione influenza sempre di più il processo di costruzione dell’immaginario collettivo ed è questo uno dei motivi per cui, qualche volta  abbiamo sentito dire che la pubblicità  è “l’anima del commercio”, così, come ci è capitato di ascoltare l’opposto, e cioè che il Mercato, il mondo degli affari, del Business – come si diceva una volta – non ha“un’anima”. A ben vedere, entrambe le posizioni si avvicinano alla verità, ma non la colgono adeguatamente.

Che ruolo ha l’anima in tutto ciò, perché l’anima? In quale cantuccio nascosto nel cinico mondo degli affari se ne sta ritirata, essa è per caso una intrusa, una specie di valore aggiunto al quale facciamo appello per riumanizzare un mondo sempre più ignaro del valore dell’umano? Sappiamo che la pubblicità e il Mercato sviluppano al massimo i loro potenziali soprattutto perché sono infarciti di psicologia, e non potrebbe non essere altimenti, perché? Cerchiamo di comprenderlo: Al tempo di Platone – vedi il mito della caverna – si riteneva, “andando per le spicce ” che la comunicazione  fosse nelle mani di persuasori occulti,   – I Sofisti –  i quali facevano vedere e ascoltare al popolo ciò che a loro conveniva: simulacri e immagini della realtà, nascondendo  – ci sia consentita la licenza terminologica –  la fonte dell’informazione, ossia, la regia. In seguito e grazie al Cristianesimo, le immagini e i simboli sono stati indicati come il valore insopprimibile del  profondo legame che unisce le persone tra di loro quando ognuno compie gesti di solidarietà, amore, comprensione. Vediamo scene di dolore e sofferenza, di letizia e di gioia svolgersi quotidianamente intorno a noi e tuttavia,  non basta vederle, percependole visivamente, bisogna guardarle con gli “occhi della Mente”. Rappresentarle in una scena privata, interiore, in cui nel volto dell’Altro vediamo riflesso il nostro.  E solo a questo punto che il rammarico o il piacere ci appaiono come  disdicevoli o desiderabili. Grazie all’amore per il prossimo, anche in senso letterale, possiamo custodire il valore dell’Altro come in uno scrigno, indipendentemente che qualcuno sia concretamente presente di fronte ai nostri occhi. Il valore dell’umano è contenuto in un atto di fede, sappiamo che se lo perdiamo saremmo ciechi anche vedendo, sordi anche udendo e poveri anche se ricchi. Non siamo adusi ai sermoni, ma Il Cristianesimo ha generato il lievito della Mente, insegnandoci a guardare e non solo a vedere, ad ascoltare e non solo a udire, a sentire risuonare dentro di noi la voce di chi gioisce o soffre e non solo a percepirla. A l’uomo è dato pensare e agire anche per immagini, simboli e idee, come direbbe Jacques Lacan, e quindi con un patrimonio costitutivo, diciamo così,  della sostanza  dell’“anima”.  L’esperienza del comunicare ha un valore sociale e condiviso in modo tangibile quando dalla vita  “interiore” si passa alle idee e da queste ai propositi realizzativi e  progettuali che ci permettono di modificare Lo status quo,  la realtà in cui viviamo. Nel saggio a cui abbiamo fatto riferimento,G.Dorfles ha affermato che il Mercatoè il “ Nuovo paradigma Trinitario”: Simbolo-Comunicazione-Consumo. Ci permettiamo di modificare qualcosa del paradigma in questione, pertanto esso diventa: Simbolo-Comunicazione web- Distribuzione. G. Dorfles ha riflettuto con rara arguzia, sull’odierna scena della comunicazione mediatica come un universo intelligente in cui gli attori coinvolti  si  devono  sentire parte   viva  e   attiva  del   sistema   stesso, e  devono, pertanto,  riconoscerlo,  sostenerlo e conservarlo, in che modo? Il Nostro non si è avventurato in questa direzione, e con molta umiltà, cerchiamo di continuare per nostro conto. Vediamo di cercare la risposta facendo un balzo in una altro campo.

Negli ultimi decenni è stata effettuata una incisiva scoperta nel campo della  Fisica: il Bosone di Higgs, ossia  la particella di Dio, la “sostanza” che tiene insieme la materia dell’intero universo. Dobbiamo sapere che anche  il Cristianesimo ha scoperto  il sostrato,  che tiene insieme l’universo umano: la vita organica e quella psichica, il corpo e la mente, la singolarità irripetibile di ognuno e la pluralità dispersiva, Dio che si fa carne e l’uomo che ospita in sé Dio.  Quindi, il “collante ” , la particella  che di tutte queste disperse trame ne accoglie e compone i frammenti è la  Persona. La Persona è, allo stesso tempo il centro e il vertice della comunicazione. Il centro:in quanto forza di irradiazione del senso che consiste nell’essere relazione con l’Altro; il vertice: in quanto forma dell’umano che può essere compresa, avvalorata e difesa esclusivamente nella e dalla comunicazione. Eppure, siamo avvezzi al Divertissement, allo stordimento, ci rimpinziamo  con migliaia  di twitter,  sms,  chat, assorbendo quantitativi industriali di pubblicità, di talk show, di giochi televisivi interattivi, nella speranza di colmare un vuoto.

Siamo vicini alla povertà  estrema, quella in cui, M.Heidegger, denunciando lo smarrimento del senso del Sacro, diceva: “Non ci accorgiamo più dell’assenza di Dio come assenza”. Allo stesso modo,  ormai, con l’ausilio della tecnica, continuiamo a progettare senza tenere in considerazione  il valore dell’umano, siamo, come diceva San Paolo, un “cimbalo” in cui risuona il vuoto. E la Politica? E’ anch’essa un contenitore vuoto, incapace di “avere “un’anima” che faccia risuonare idee e progetti per un mondo migliore?

(di Giuseppe Carcea)

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5 thoughts on “Editoriale – La Comunicazione dispersa

    1. Sicuramente è superato, o meglio si fa fatica a ” riesumarlo”. Troppe incrostazioni interpretative, il Personalismo è un percorso riflessivo che si muove a ” cavaliere tra il pensiero pagano e religioso, pertanto è un compito per la riflessione di rara difficoltà…

  1. La comunicazione dovrebbe essere viva, cioè non lontana dal confronto con gli altri, ed è quello che la politica, e i politici cercano di fare quando si tratta di “prendere voti”. E’ pur vero che viviamo in un mondo troppo esteso, appunto globalizzato, pertanto ognuno si sente più solo e insicuro.

  2. e mentre cerchiamo di stabilire le regole che disciplinano una possibile intesa tra coloro che si confrontano nel dibattito pubblico ..le stesse regole cambiano in continuazione.

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