Obamacare, bocciata la revoca parziale della riforma sanitaria
Il Senato affonda la revoca parziale della riforma voluta da Obama nel 2014; Trump sconfitto. Decisivo il voto del Repubblicano McCain
Lo scorso 24 marzo, Donald Trump ha subìto la prima importante sconfitta da quando è stato eletto presidente degli Stati Uniti. La sua proposta di riformare l’Obamacare veniva ritirata poco prima che venisse votata dalla Camera, dove una trentina di deputati Repubblicani avevano dichiarato che non l’avrebbero sostenuta.
Durante la campagna elettorale, l’abolizione della storica riforma sanitaria di Obama introdotta nel 2014, è stata una delle poche cose su cui Trump e i Repubblicani erano andati d’accordo. Tuttavia, in questi mesi, non sono riusciti a trovare un’alternativa che fosse in grado di sostituirla in maniera, secondo il loro giudizio, efficace.
Poi a maggio, la Camera ha approvato (con appena quattro voti di scarto, 217 sì contro 213 no) il progetto di legge dell’amministrazione repubblicana che abolisce e sostituisce l’Obamacare, riforma basata sul principio, vera rivoluzione negli Usa, che la Sanità è un diritto inalienabile di tutti, senza discriminazioni basate sul reddito.
Per Trump era stata una vittoria importante ma il nuovo provvedimento avrebbe dovuto passare l’esame al Senato. Il via libera rischiava comunque di provocare conseguenze importanti per milioni di pazienti. ”Si rischiano gravi danni per i pazienti, milioni di americani perderanno l’assicurazione sanitaria come diretto risultato del progetto”, affermava l’American Medical Association. Critici anche molti Repubblicani, che avevano promesso una dura opposizione quando la misura sarebbe arrivata in Senato, dove hanno una maggioranza ancora più esigua della Camera.
E infatti a luglio, la resa dei conti. Il Senato americano ha respinto con 55 voti contrari e 45 favorevoli il testo presentato dai Repubblicani per revocare, senza sostituirla, buona parte dell’Affordable Care Act (l’Obamacare, appunto). Sette i membri del Grand Old Party che hanno votato contro il provvedimento (lo skinny repeal, una riforma che abolisce l’obbligatorietà di un’assicurazione sanitaria e alcune imposte mediche) il quale, secondo il Congressional Budget Office (l’organismo bipartisan incaricato di fornire analisi economiche al Congresso), avrebbe lasciato senza assicurazione sanitaria 32 milioni di americani entro il 2026.
Così i Repubblicani si sono fatti due conti e l’idea di togliere la copertura sanitaria a così tanti elettori, avrebbe potuto avere effetti politici devastanti.
Decisivo il voto contrario del repubblicano John McCain (senatore dell’Arizona e candidato contro Obama nel 2008), che ha interrotto la sua convalescenza dopo la diagnosi di tumore al cervello per tornare in aula e votare la contro-riforma. “Tre repubblicani e 48 democratici hanno deluso il popolo americano. Come ho detto fin dall’inizio, si lasci che l’Obamacare imploda, poi si intervenga. Guardate!”, ha scritto Trump in un tweet.
Le posizioni all’interno del GOP sono inconciliabili. Profonde le divisioni tra le opposte ali del partito. I conservatori (Ted Cruz, Mike Lee, Rand Paul) vogliono abbattere l’Obamacare; i moderati pensano a qualche modifica evitando quei tagli netti al Medicaid che ha portato benefici a molti dei loro stessi elettori. Così si è espresso John Boehner, l’ex speaker della Camera, “l’Obamacare è ormai entrato nella vita delle persone, con i suoi diritti e doveri, quindi sarà difficile sostituirlo”.
Il voto del Senato rappresenta una sconfitta politica per Trump, già in bilico tra il Russiagate, l’ira del mondo LGBT dopo la decisione di vietare ai trans l’ingresso nell’esercito e gli indici di popolarità in picchiata rispetto alla primavera (lo sostiene il 36% degli americani, contro il 42% di aprile).
(di Alessandra Esposito)