Amarcord: la trionfale ascesa dell’Empoli di Spalletti

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Si chiamano isole felici del calcio quelle piazze tranquille, senza una pressione eccessiva, senza contestazioni, con la passione per la squadra cittadina che non sfocia nel fanatismo e nell’obbligo della vittoria ad ogni costo. Empoli, bellissimo borgo non lontano da Firenze, è un chiaro esempio di quanto riportato sopra: città tranquilla, legata alla compagine locale ma con l’occhio sportivo e sereno di chi si gode lo sport con estrema pace; è stato più facile, così, per l’Empoli Football Club imbastire il lavoro che lo ha portato in soli due anni dall’inferno della serie C al Paradiso della serie A, grazie anche all’eccellente lavoro di un tecnico serio, bravo, preparato e che proprio da Empoli ha iniziato una carriera ricchissima, Luciano Spalletti.

L’Empoli vive il momento più glorioso della sua storia fra il 1986 e il 1988 quando le sentenze della seconda vicenda legata al calcioscommesse penalizzano Vicenza e Triestina, regalando ai toscani la promozione a tavolino mentre i calciatori sono al mare e pensano a preparare il successivo campionato cadetto. Una salvezza al primo anno assoluto di serie A, una retrocessione inevitabile il secondo, quindi il declino con lo spareggio perso a Cesena ai calci di rigore contro il Brescia e la conseguente retrocessione in serie C ed un pubblico deluso e convinto di aver vissuto l’apice della sua storia in quei due irripetibili anni di serie A. Non è così, perchè il presidente empolese Fabrizio Corsi è giovane ma molto ambizioso e determinato: all’inizio degli anni novanta la sua società si riorganizza ed inizia un certosino lavoro di potenziamento del settore giovanile che rilanci la squadra  nel giro di 3-4 stagioni. L’idea è semplice: far crescere i ragazzi di casa, lanciarli in prima squadra ed in un colpo solo raggiungere ottimi risultati sportivi e rivendere i calciatori a prezzi importanti; dopo qualche campionato di sofferenza, l’Empoli si presenta alla serie C1 (girone A) 1995-96 con tutte le carte in regola per puntare quantomeno a raggiungere i playoff per la promozione; in panchina viene chiamato Luciano Spalletti, giovane e rampante allenatore, cresciuto anche lui in casa ed ex centrocampista della squadra toscana. Il campionato si presenta duro e competitivo: a giocarsi la promozione in serie B ci sono formazioni di tutto rispetto: c’è il Como, c’è il Monza, c’è il Ravenna, c’è la Spal che forse è la candidata numero uno a vincere il torneo.

L’Empoli parte maluccio: 0-0 in casa del Brescello, sconfitta al Castellani contro il Como e pari a Sesto San Giovanni con la Pro Sesto; la prima vittoria arriva nel quarto turno di campionato, 1-0 sofferto contro la Carrarese, decide l’attaccante Balesini che fa coppia con Carmine Esposito, forse il calciatore più talentuoso della formazione di Spalletti. Il successo nel derby toscano dei poveri dà il là ad una serie che proietta l’Empoli nelle parti alte della classifica: all’1-0 sulla Carrarese, infatti, fanno seguito altre 4 vittorie consecutive nelle quali gli azzurri prendono consapevolezza della loro forza. Spalletti fa giocare la squadra con velocità ed è bravo a responsabilizzare un gruppo giovane e dunque soggetto a repentini cambi umorali; raggiungere il Ravenna capolista appare immediatamente complicato perchè i romagnoli dominano il torneo grazie soprattutto ai gol del bomber Stefan Schwoch, ma l’obiettivo dei playoff è decisamente concreto per l’Empoli che nel girone di ritorno cammina spedito, batte pure il Ravenna al Castellani 3-1 e chiude il campionato al terzo posto alla pari con la Spal a quota 62 punti, a 6 dalla prima posizione; gli spareggi promozione sono conquistati, i toscani ora ci credono e si apprestano a giocare la semifinale contro il Monza, la stessa squadra già battuta nella finale di Coppa Italia di serie C che ha regalato così anche un trofeo alla squadra di Spalletti. L’Empoli vince entrambe le gare 1-0 e vola in finale contro il Como che nel frattempo ha eliminato la Spal; il 22 giugnio 1996 a Modena si gioca Empoli-Como, in palio c’è la serie B. E’ una partita tirata, la posta è altissima, la Spal in alcuni tratti domina e fallisce occasioni a ripetizione, ma l’Empoli ribatte, lotta, è una formazione compatta ed ormai matura; i tempi supplementari sono ad un passo quando all’84’ Carmine Esposito piazza la botta vincente da fuori area e batte il portiere della Spal: 1-0, l’Empoli torna in serie B 7 anni dopo l’ultima volta e lo fa con l’orgoglio di una compagine quasi tutta proveniente dal settore giovanile: il portiere Balli, i difensori Baldini e Bianconi, il centrocampista Martusciello, tutti prodotti ad Empoli e tutti confermati per una serie B dura e complicata per un gruppo di esordienti, allenatore compreso.

Ma Luciano Spalletti non è tipo da intimorirsi: l’Empoli ha vinto in serie C grazie all’organizzazione e al gioco? Quella è la ricetta giusta per quel gruppo e quella piazza, da lì si ripartirà anche in B. Nella prima giornata del campionato 1996-97 l’Empoli perde a Padova 1-0, decide l’olandese Van Utrecht proprio al 90′; i toscani pagano inesperienza al cospetto di una squadra appena retrocessa dalla serie A, ma i segnali sono incoraggianti perchè gli azzurri giocano col coltello fra i denti e mettono in mostra una solidità impensabile per una matricola composta per lo più da debuttanti. Nel successivo turno i toscani battono 2-0 la Salernitana che è una delle favorite per la promozione, quindi nel girone di andata ottengono risultati di prestigio come il 2-0 sul Torino e il 2-1 al Genoa, battuto da un gol di Esposito al 90′, vittorie che fanno passare in secondo piano batoste inaspettate ma utili alla crescita degli azzurri, come ad esempio il 5-0 patito a Bari o il ko subìto in casa nel derby con la Lucchese. Nel girone di ritorno, però, l’Empoli è maturo, sicuro di sè e scaltro a capire che alcune formazioni favorite alla vigilia sono in evidente difficoltà: Torino e Genoa, infatti, balbettano, Cesena e Cremonese sono addirittura piombate in zona retrocessione; l’Empoli, invece, rimane costante nei risultati, vince al Delle Alpi 1-0 contro il Torino grazie ad un gol all’80’ di Mauro Bertarelli, ex Sampdoria in serie A, uno dei pochi elementi di esperienza della squadra di Spalletti; al Castellani, poi, cade anche il Bari, diretta concorrente per una promozione che a questo punto non sembra più un miraggio per la compagine empolese, con l’ambiente ormai elettrizzato ed unito attorno ai ragazzi di Spalletti alla ricerca di un sogno chiamato serie A. La giornata forse decisiva è probabilmente la numero 31 quando il 27 aprile 1997 l’Empoli gioca al Bentegodi di Verona in casa dell’ostico Chievo di Malesani: piove nonostante l’abbondante primavera, i tifosi toscani in Veneto sono tantissimi e spingono i propri beniamini verso una vittoria determinante in ottica promozione; segna il solito Esposito al 14′ e la strada verso i tre punti sembra spianata, ma l’Empoli non raddoppia e il Chievo, sornione, sta lì ed aspetta il momento giusto per colpire. All’89’ la difesa empolese pasticcia sugli sviluppi di un calcio d’angolo e regala ai gialloblu un rigore: sul dischetto si presenta Cerbone, l’Empoli rischia di perdere due punti fondamentali nella corsa promozione, ma Balli compie il miracolo e para il rigore dell’attaccante veneto, poi alza gli occhi al cielo, forse anche da lassù arriva la benedizione per la serie A dei toscani.

Le ultime giornate sono per l’Empoli una matura gestione di una classifica sorprendente ma meritata: gli azzurri resistono 0-0 a Pescara e in casa contro la capolista Brescia, quindi nel penultimo turno battono 2-0 il derelitto Cesena e si apprestano alla trasferta di Cremona dell’ultima giornata il 15 giungo 1997: basta una vittoria e l’Empoli sarebbe matematicamente in serie A. La settimana che precede la partita contro i già retrocessi lombardi è elettrizzante, la tifoseria è in estasi, Spalletti predica calma nonostante il più sia ormai fatto. A Cremona si presentano migliaia di tifosi empolesi, pronti a festeggiare la serie A dopo dieci anni: la Cremonese è già retrocessa e si presenta con una formazione sperimentale, composta da ragazzini, mentre i tifosi grigiorossi presenti allo stadio Zini sono pochi ed assistono passivi alla partita fra uno sbadiglio e un sorso d’acqua visto il gran caldo. L’Empoli parte a spron battuto e segna subito con Esposito, l’emblema del cammino toscano, poi è solo trepidante attesa per il fischio finale, la festa empolese e la pacifica invasione di campo: Empoli in serie A, secondo in classifica e promosso assieme a Brescia, Bari e Lecce; doppio salto in un solo anno, il lavoro di Spalletti e della società azzurra è eccellente, l’Empoli è una delle più belle realtà del calcio italiano ed ora potrà confrontarsi con la serie A. Il campionato 1997-98 è uno dei più duri della storia della massima divisione nazionale, tutti aspettano il brasiliano Ronaldo dell’Inter, tutti aspettano la Juve campione d’Italia in carica, le rinnovate romane, il Milan tornato di Fabio Capello, il Parma di Ancelotti. Ma Spalletti non si spaventa neanche stavolta, l’Empoli è più o meno lo stesso che ha vinto prima la serie C e poi la serie B, l’arma è quella, nessuno vuole cambiare niente.

Il 31 agosto 1997 è in programma Empoli-Roma, prima giornata del campionato di serie A; si gioca a Firenze perchè lo stadio Castellani è sottoposto ad un processo di ammodernamento ed ampliamento per gestire ed affrontare meglio la serie A. L’esordio, come l’anno precedente in B, è complicato: troppo esperta la Roma di Zeman che si impone 3-1 nonostante il momentaneo pareggio empolese di Cappellini; non va meglio la settimana dopo a Napoli quando i toscani perdono 2-1 e dopo due giornate sono inchiodati in fondo alla classifica con zero punti e la consapevolezza che la serie A sia dura e complicata per una matricola che fino ad un anno prima giocava contro Carpi e Massese. Ma già alla terza giornata il lavoro di Spalletti e l’organizzazione dell’Empoli paga: contro la Lazio si torna a giocare al Castellani che è pieno ed entusiasta: segna Martusciello al 10′, la forte Lazio di Eriksson si getta all’attacco e inizia a bombardare la porta di Pagotto, senza successo però; a pochi minuti dal termine gli sforzi laziali sono premiati con un calcio di rigore che gela lo stadio: sul dischetto si presenta Giuseppe Signori che è uno specialista quasi infallibile nonchè tre volte capocannoniere del campionato con la maglia biancoceleste. Ma stavolta l’infallibile Signori fallisce per merito anche di Angelo Pagotto che para in grande stile e fa impazzire il Castellani: l’Empoli vince e si stacca dal fondo della classifica battendo una delle squadre più forti e competitive del campionato. Ma non basta: la settimana successiva, il 27 settembre, la formazione di Spalletti va a Firenze per giocare contro la Fiorentina in un derby molto sentito da entrambe le tifoserie; segnano i viola con Batistuta e il primo tempo termina 1-0. Nella ripresa la squadra gigliata gioca sulle punte, l’Empoli invece attacca, lotta e sbuffa e al quarto d’ora pareggia col terzino Tonetto; sembra finita, poi nel quarto minuto di recupero Martusciello azzecca la palombella vincente che manda in visibilio i tifosi empolesi e regala un’altra vittoria, forse la più bella. 6 punti in due partite, ora l’Empoli ha ingranato ed appare sullo stesso livello delle rivali nella corsa alla salvezza, seppur con qualche battuta d’arresto come la sconfitta casalinga contro il Bari o il pari subìto a Lecce negli ultimi minuti della gara; ma Spalletti sembra tranquillo, la squadra gira, gioca a memoria ed ha un bomber inatteso come Carmine Esposito che fa gol a ripetizione.

Mentre nel frattempo Lecce e Napoli appaiono subito condannate ad un’inevitabile retrocessione, la lotta per evitare gli altri due posti è apertissima e l’Empoli è alla pari di Piacenza, Brescia, Bari, Atalanta e Vicenza; il 5-0 inflitto al Napoli fa sensazione, sia per il nome dell’avversario che per la forza mostrata dai ragazzi di Spalletti, aiutati da qualche elemento di esperienza come ad esempio l’attaccante Florijancic, ex Cremonese, che al Napoli di gol ne fa due, o come l’altra punta Cappellini, trascorsi in serie A con Milan e Foggia. La sconfitta di aprile in casa della pericolante Atalanta infonde qualche paura all’Empoli che prontamente però si riprende battendo in rimonta il Brescia e strappando il pareggio a Piacenza, prima del fattaccio del 19 aprile 1998ì quando al Castellani arriva la capolista Juventus. Di fronte la lotta per non retrocedere dei toscani e quella per lo scudetto della formazione di Marcello Lippi; l’Empoli si difende con le sue armi e anzi sfiora il vantaggio nel primo tempo col solito Esposito, e la Juve, in corsa anche in Coppa Campioni, appare stanca e priva di forze e di idee. Ma al 70′ i due nuovi entrati Zalayeta e Pecchia confezionano il vantaggio juventino, una beffa per un Empoli che non vuole arrendersi e vuole strappare almeno il pareggio alla battistrada del campionato; passano pochi minuti, i toscani battono rapidamente un angolo, Bonomi scambia con Lucenti che crossa per la testa del difensore Bianconi che incorna e indirizza la palla in rete nonostante l’estremo tentativo di salvataggio di Peruzzi: è il gol dell’1-1, o meglio, sarebbe il gol dell’1-1 se l’arbitro Rodomonti non decidesse fra lo sgomento del pubblico e di chi guarda la partita alla televisione, di ritenere l’intervento del portiere valido non vedendo la palla che ha invece ampiamente varcato la linea di porta. I calciatori empolesi circondano l’arbitro, lo invitano a tornare sui propri passi e a consultare i guardalinee, ma Rodomonti è irremovibile e il suo labiale prepotente e sicuro “Ho visto io, ho visto io”, diventerà celebre in quello che verrà per sempre ricordato come il campionato delle polemiche per eccellenza. L’Empoli perde immeritatamente una partita che avrebbe potuto anche vincere, Spalletti chiede ora ai suoi una reazione d’orgoglio e temperamento, reazione che puntualmente i suoi ragazzi gli regalano confezionando un roboante 5-0 sul malcapitato Lecce la settimana successiva.

E’ la prova che Spalletti attendeva e sperava, è la spinta decisiva per la salvezza dell’Empoli che la squadra toscana raggiunge domenica 10 maggio nella penultima giornata e grazie al 3-2 contro il Vicenza firmato da Esposito, Bonomi e dalla rete del capitano Daniele Baldini al 93′. Festa grande al Castellani per una salvezza che ad inizio stagione sembrava quasi irraggiungibile considerando l’organico a disposizione dell’allenatore che fino a due anni prima giocava in serie C; un gruppo unito, fatto crescere e nato grazie al lavoro di un tecnico a cui insegnare qualcosa calcisticamente è un impresa. Un tecnico che dopo quell’Empoli-Vicenza inizia a pensare, a far valutazioni: ad Empoli ha dato tutto, ha regalato due promozioni consecutive e una salvezza miracolosa in serie A, è il momento di dire addio alla bella cittadina toscana? Sì, Spalletti lascia l’Empoli nell’estate del 1998 accettando la corte della Sampdoria e chiudendo un’era straordinaria ad Empoli, una piazza che negli anni successivi vivrà altri momenti esaltanti, compresa una qualificazione in Coppa Uefa, ma nulla di paragonabile a quell’ascesa impressionante, a quel gruppo di ragazzini guidati da un allenatore esordiente, in grado di arrampicarsi dalle paludi della serie C al limpido mare della serie A in soli 365 giorni.

di Marco Milan

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One thought on “Amarcord: la trionfale ascesa dell’Empoli di Spalletti

  1. […] In conclusione, Spalletti ha avuto un’esperienza di grande successo a Empoli, portando il club alla promozione in Serie A e ottenendo risultati positivi. La sua capacità di gestione della squadra, la sua attenzione verso i giovani talenti e la sua abilità di allenatore hanno fatto di lui una figura di rilievo nel calcio italiano. [5][6][7][8] […]

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