Terremoto, Matteo Renzi e il piano “Casa Italia”

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terremotorenzi0La tragedia che ha colpito il centro Italia, purtroppo, è solo uno dei tanti scenari possibili che, puntualmente, si verificano nel Bel Paese al verificarsi di eventi sismici di una certa portata. Per non scadere nel becero populismo va detto che questo è un annoso problema, dovuto in parte all’incuria di tutti i governi dall’inizio della prima Repubblica sino ad oggi, in parte anche alla mancanza di senso civico dell’italiano, spesso capace di unire solo in casi di eventi sportivi di sorta.

L’Aquila rappresenta perfettamente questo concetto, un magna magna generale, in cui un po’ i politicanti, un po’ gli addetti lavori, un po’ le imprese che avrebbero dovuto riqualificare e rendere sicuro il territorio sono finiti sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica. Ma questo come si lega al progetto “Casa Italia”? Semplice, all’indomani di ogni tragico evento il politico di turno si presenta con un qualche piano per riqualificare le zone, bonificarle e chi più ne ha più ne metta. Veniamo però alle specifiche comunicate sul progetto “Casa Italia”, intanto con la doverosa premessa fatta anche dal Premier stesso, nessuna promessa, il premier ha utilizzato queste parole: “Fare presto e’ una priorita’, sappiamo che passare l’inverno nelle tende in quei territori e’ una cosa molto dura. Vogliamo fare il piu’ veloce possibile ma non siamo in grado di prevedere i tempi a distanza di 36 ore. Non e’ un settore per lanciarsi in sfide e promesse. Occorre il passo del maratoneta”. Vero, parole sagge quelle del premier, accompagnate dalla promessa di un imminente sblocco di 50 milioni di euro dato lo stato di emergenza, accompagnati dal blocco delle tasse e da probabili stop alle rate dei mutui, per permettere alle popolazioni più colpite dal sisma di risollevare la china, almeno un po’.

Casa Italia promette benissimo, un progetto per la prevenzione da eventi disastrosi, che prevede la riqualificazione delle zone a rischio, con bonifiche, prevenzione sismica, l’efficienza energetica, insomma manovre che con frequenza ciclica i governi propongono e che poi difficilmente attuano, basti pensare che Renzi nel 2014 presentò il suo programma a Palazzo Chigi, inserendo una voce di spesa da 1,5 miliardi di euro per tutelare il territorio, ma da quel giorno di buone intenzioni non sembra che i fondi siano mai partiti. Questo ovviamente non vuol dire che le cose non possano cambiare, diciamo però che una buona dose di diffidenza rispetto alle parole dell’attuale premier ci sta, anche perché il disastro di Amatrice , Accumoli e Pescara del Tronto non sarà concluso nell’arco dei prossimi 12-24 mesi, e soprattutto perché l’Italia è un Paese arretrato sui temi dell’ambiente, fa piacere l’interessamento della politica, ma purtroppo come sempre a contare sono i fatti e non le belle parole. La parte più “positiva” del progetto Casa Italia risiede comunque nella possibilità di attingere ai fondi europei e dalla teorica possibilità di operare in deficit, cosa che le scellerate politiche economiche europee non permettono; questo perché il fiscal compact siglato con l’UE permette di avere delle soglie più flessibili al verificarsi di dati eventi, come per l’appunto catastrofi naturali o gravi crisi economiche – anche se su questo punto ci sarebbe da chiedersi cosa si intenda di preciso…- non resta altro da fare se non sperare che le parole ora verranno trasformate in fatti, altrimenti, ancora una volta, si sarà trattato solo di demagogia, il brutto è che con questo tipo di demagogia le persone muoiono e lo status quo resta tristemente immutato.

di Francesco Galati

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