Il gioco di Ripper: nuovo deludente romanzo di Allende

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Quando un videogioco diventa realtà. La scrittrice Allende cambia genere, ma il suo nuovo romanzo non è un capolavoro. Ecco perchè…

il-gioco-di-RipperSono sicura che in molti hanno letto altri libri di Isabel Allende, ma sono anche certa che nessuno ha mai letto un volume dell’autrice che sia un thriller. Con Il gioco di Ripper, l’autrice si ripropone di esplorare un campo a lei sconosciuto. Lei stessa dichiara che “questo libro è nato l’8 gennaio 2012 perché la mia agente, Carmen Balcells, suggerì a Willie Gordon, mio marito, e a me di scrivere un giallo a quattro mani. Ci provammo, ma dopo ventiquattr’ore fu evidente che il progetto si sarebbe concluso in un divorzio e pertanto lui continuò a dedicarsi alle sue cose – il suo sesto romanzo poliziesco – e io mi rinchiusi a scrivere da sola, come sempre. Tuttavia, questo libro, senza Willie non esisterebbe; mi ha aiutato per quanto riguarda la struttura e la suspense e mi ha sostenuto quando ero sul punto di cedere”.

Mi dispiace per la Allende che molti di noi amano e continuano ad amare, ma forse questo non è proprio il suo genere letterario. Per la maggior parte questo volume, infatti, si dilunga nel descrivere i personaggi senza però riuscire a capirne bene i contorni che li delimitano.

La trama ruota intorno a due figure femminili principali, madre e figlia. Amanda è una bambina molto sveglia, mentre la madre è l’esatto opposto: divorziata da anni da Bob Martin, ispettore capo della omicidi di San Francisco, fa la massaggiatrice in una clinica olistica.

Chi dà il via alla storia è proprio Amanda, la quale attratta all’investigazione ed i serial killer – probabilmente anche a causa del lavoro del padre – decide di spostare il gioco di Ripper (videogioco da cui prende titolo il libro) nella realtà di tutti i giorni. Inquietanti omicidi si susseguono a San Francisco, e Amanda, insieme ai suoi compagni di gioco virtuale, decidono di investigare su di essi e così aiutare la polizia nelle investigazioni. Quello che non sa però è che talvolta finzione e realtà sono molto più vicine di quanto ci si immagini.

Personaggio secondario, che sarebbe potuto essere sviluppato ulteriormente in quanto uno dei più interessanti, è quello del nonno di Amanda, Blake Jackson, un farmacista sessantaquattrenne amante dei libri e profondamente legato alla nipote. Mentre i delitti si susseguono, la giovane Indiana scompare rapita proprio dal serial killer ed il tempo per ritrovarla è ben poco.

La narrazione non procede con un ritmo serrato tipico dei thriller, anzi gli avvenimenti si susseguono lentamente, proprio per l’accento che la Allende decide di porre sui personaggi. Fra questi degno di nota è anche Alan Keller, il ricco amante di Indiana che come personaggio delude molto soprattutto alla fine e Ryan Miller, ex soldato di guerra e tipico stereotipo del macho americano. Un po’ forzata anche la rivelazione finale del killer.

I tre quarti dell’azione si svolgono tutti nell’ultima parte, e proprio per questo l’epilogo risulta forse un po’ affrettato.

C’è da dire che l’autrice rimane comunque brillante nel descrivere la mente femminile e le dinamiche famigliari. La penna della Allende è pur sempre impeccabile, peccato che la scelta di cambiare genere non dà merito alla fama della scrittrice.

(Di Arianna Catti De Gasperi)

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