Amarcord: Caserta 1969, la rivolta del pallone

0 0
Read Time6 Minute, 14 Second

Campania: una delle regioni che da sempre fornisce squadre e talenti al calcio italiano. Delle province campane, tutte le formazioni locali hanno preso parte almeno una volta alla serie B, ultima il Benevento che ha colto la promozione fra i cadetti nel 2016.Caserta - la rivolta del pallone

Prima dei sanniti, ecco Napoli, Avellino, Salerno, oltre ai non capoluoghi quali Sorrento, Castellammare di Stabia, Nocera Inferiore, Torre Annunziata, Cava de’ Tirreni. E poi c’è Caserta, due volte in serie B nella sua storia, città di rara bellezza, tifoseria calcistica appassionata, protagonista nel lontano 1969 di una delle pagine più ruvide del calcio italiano, un miscuglio fra pallone, politica e cronaca, una guerriglia che ancora oggi vive nei ricordi di chi ha vissuto quella che fu definita “La rivolta del pallone”.

Nell’estate del 1968 il presidente della Casertana, Giuseppe Moccia, imprenditore napoletano che ha rilevato il club campano nel 1963 promettendo la promozione in serie B in breve tempo, decide che è arrivato il momento di osare davvero, di regalare alla città di Caserta e ai tifosi casertani il primo storico approdo nel campionato cadetto; il torneo di serie C appena concluso ha visto i rossoblu classificarsi al secondo posto ad un sol punto dalla Ternana. Il patron della formazione campana cambia l’allenatore (Tom Rosati al posto di Aldo Olivieri) ed acquista calciatori di livello per puntare finalmente alla vittoria del campionato di terza serie ed ottenere la tanto sospirata serie B che a Caserta nessuno ha mai vissuto. “Il frutto è maturo”, ripete spesso il presidente, convinto che sia l’anno buono per il raccolto dopo quasi sei anni di semina ed una promozione sempre promessa ma ancora non arrivata. La Casertana conduce in testa alla classifica tutto il campionato, prendendone le redini già dalle prime battute; la squadra è ben organizzata e compatta, il tecnico è esperto e preparato, ha già vinto la serie C nel 1966 quando guidava un’altra compagine campana, la Salernitana. La lotta per la promozione è col Taranto, formazione che non sembra voler mollare di un centimetro; ma la Casertana appare più attrezzata dei rivali pugliesi ed il 22 giugno del 1969 lo stadio Alberto Pinto di Caserta esplode dopo l’1-0 degli uomini di Rosati contro il Messina: la Casertana è promossa in serie B, il Taranto resta due punti sotto e si accontenta dell’onore delle armi. A Caserta è festa grande, i tifosi scendono in piazza e la città si colora di rossoblu con bandiere, sciarpe e drappi dei colori sociali del club locale; una festa che accompagna una promozione storica, finalmente i sostenitori casertani si affacciano al secondo livello nazionale, la serie B. Ma la beffa è dietro l’angolo, inaspettata, pronta a gelare una città nonostante l’afa di agosto: prima di Ferragosto, infatti, il presidente del Taranto, Michele Di Maggio, accusa ufficialmente la Casertana di illecito. Secondo il numero uno tarantino, infatti, la squadra campana avrebbe comprato la partita di campionato contro il Trapani, vinta poi per 1-0 grazie al decisivo errore di Renato De Togni, difensore trapanese che sarebbe stato corrotto dal calciatore della Casertana Renzo Selmo. Sulle prime, Selmo nega seccamente le accuse, mentre De Togni ammette la combine, salvo poi ritrattare scrivendo un’accorata lettera di smentite che i tribunali non riterranno però sincera. L’8 settembre 1969 ecco la sentenza: squalifiche per i calciatori coinvolti e Casertana penalizzata di 6 punti da scontare nel precedente campionato, il che vuol dire che ai campani viene tolta a tavolino la promozione in serie B, assegnata così di diritto al Taranto.

Caserta rimane sgomenta inizialmente, ma già intorno alle 11 della mattina dell’8 settembre, al momento della sentenza, a Caserta arrivano camionette della polizia aggiuntive, rinforzi provenienti da Napoli e da Foggia. Si temono reazioni violente della città, ma nessuno pensa a cosa sta per accadere: prima di pranzo, infatti, la giunta comunale presieduta dal sindaco Salvatore Di Nardo, invita con una delibera ufficiale la città a protestare; nel messaggio si legge testualmente: “La Giunta municipale invita la cittadinanza a manifestare con tutti i mezzi consentiti lo sdegno e la protesta più viva avverso il grave e farsesco provvedimento di cui chiede l’annullamento”. La gente scende in strada, organizza blocchi stradali e dà l’assalto ad alcuni uffici e negozi nella nota via Cesare Battisti; a fare le spese della rivolta è anche un’ala della stazione ferroviaria, incendiata così come un treno merci fermo sui binari. Nel pomeriggio i manifestanti bloccano con un cordone il casello autostradale della città, facendo scaturire l’intervento delle forze dell’ordine con susseguenti scontri violenti fra gli agenti ed un gruppo di persone che accoglie i poliziotti con un fitto lancio di pietre. La rabbia non si placa con l’arrivo della sera, qualcuno propone addirittura di assaltare la Reggia di Caserta, patrimonio della città e dell’intera nazione, un’idea per fortuna quasi subito accantonata dalla maggior parte dei manifestanti, anche perchè nel frattempo la reggia viene presidiata da un fitto cordone di polizia. Il giorno successivo, il 9 settembre, la situazione non migliora: i dimostranti continuano nella sanguinosa protesta, la città è prigioniera di sè stessa con negozi che chiudono per la paura e famiglie che restano senza i generi alimentari di prima necessità. Il sindaco, forse pentito di aver involontariamente scatenato la gazzarra, prova a riportare la calma con appelli che restano però inascoltati, mentre qualcosa in più ottiene il presidente della Casertana che richiama i tifosi all’ordine, li invita a calmarsi e ad aspettare la sentenza definitiva della CAF, anche se le speranze sono praticamente nulle. Nel frattempo in città arrivano nidiate di giornalisti, molti anche dall’estero, per documentare l’assalto e la protesta; sui quotidiani escono titoli a nove colonne: Caserta – la rivolta del pallone.

Due giorni ancora e Caserta torna lentamente alla normalità, i manifestanti si rassegnano ed anche la definitiva sentenza della corte federale che boccia il ricorso della Casertana ed esclude ufficialmente i campani dalla serie B, viene accolta con maggior serenità. La città si tranquillizza, le vetrine dei negozi e degli uffici assaltati vengono sostituite, le pietre utilizzate per le sassaiole vengono spazzate via, la gente torna ad uscire di casa senza timore, ma soprattutto ricomincia il campionato di serie C e i tifosi, dopo la tremenda delusione, tornano a riempire lo stadio Pinto con la voglia di riprendersi quella serie B tolta a tavolino. Il 14 giugno del 1970 Caserta scende nuovamente in piazza, stavolta per festeggiare una nuova promozione che niente e nessuno può sottrarre ancora. La Casertana è in serie B per la prima volta nella sua storia, i tifosi esultano, dimenticando per un attimo il trambusto di un anno prima e la città torna a colorarsi di rossoblu. L’avventura della Casertana nel torneo cadetto terminerà subito con il diciannovesimo posto in classifica e la conseguente retrocessione, e dovranno poi passare altri vent’anni per rivedere i falchetti in serie B; del 1969 resta la delusione ed una pagina forse più di cronaca che di sport, resta lo sgomento di quella parte di città che si è ritrovata assaltata dai suoi stessi concittadini, restano i milioni di lire per rimettere a posto i disordini provocati dalla rivolta e spesi da un comune che fra gli anni sessanta e settanta non navigava certo nell’oro. Caserta 1969, la rivolta del pallone per una promozione portata via sul più bello e provocata anche da una politica cittadina che con superficialità ha giocato sulla rabbia repressa di una città attaccata alla locale squadra di calcio. Dopo oltre quarant’anni vien logico chiedersi: ne è valsa la pena?

di Marco Milan

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleppy
Sleppy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *