Lo Spoil System della sicurezza. Le nomine di Renzi. Carrai in stand by
Renzi nomina Franco Gabrielli a capo della Polizia al posto del prefetto Alessandro Pansa che andrà ai Servizi per le informazioni per la sicurezza. A capo della Guardia di finanza il generale Toschi. Il servizio di Intelligence interno sarà guidato da Franco Parente. Valter Girardelli diventa Capo di stato maggiore della Marina e Carmine Masiello consigliere militare della Presidenza del Consiglio.
Era la prima metà del diciannovesimo secolo, quando negli Stati Uniti si venne formando la pratica politica dello Spoil System, secondo la quale, con il cambiare del governo, mutavano anche i più alti dirigenti dell’amministrazione federale. La ratio dietro questa pratica è, seppur banale, quella di garantire al governo un’amministrazione competente e anche intenzionata a perseguire gli obiettivi che il Presidente e il suo esecutivo si sono prefissati per l’intero mandato. Con il passare degli anni, ma in realtà dovremmo dire quasi dei secoli, questa pratica si è consolidata negli States per poi essere esportata in altri Paesi, fra i quali anche l’Italia.
È di questi giorni l’attuazione da parte del nostro Governo delle prerogative che sottendono a questo “istituto”, ormai divenuto consuetudinario anche grazie a un processo di normazione in questo campo e a una giurisprudenza ampia. Per questo motivo, l’esecutivo Renzi nei giorni scorsi ha potuto nominare in posizioni chiave in materia di sicurezza alcuni personaggi di grande spessore professionale, ma che non hanno mai nascosto la loro simpatia per i modi e le idee del Presidente del Consiglio. Fra le nomine più importanti fatte da Palazzo Chigi, emergono senza dubbio quelle dei vertici di Servizi, Finanza e Polizia, mentre è rimasta disattesa la tanto annunciata nomina di un responsabile governativo in materia di cybersecurity, materia tanto cara a Matteo Renzi.
Fra i nomi freschi di incarico spiccano quelli di Franco Gabrielli, attuale prefetto di Roma, nominato capo della Polizia al posto del prefetto Alessandro Pansa che andrà a guidare i Servizi per le informazioni per la sicurezza (DIS). A capo della Guardia di finanza va invece il generale Toschi mentre il servizio di Intelligence interno (AISI) sarà guidato da Franco Parente, ex comandante dei ROS. Infine Valter Girardelli diventa Capo di stato maggiore della Marina e Carmine Masiello è stato nominato consigliere militare della Presidenza del Consiglio. Come annunciato dallo stesso Renzi, tutte queste nomine avranno vita breve e scadranno nel 2018, anno in cui si terranno le elezioni politiche. Secondo il Presidente del Consiglio, l’idea è quella di permettere al prossimo esecutivo di poter scegliere a sua volta i vertici appena nominati, fin dalla suo arrivo a Palazzo Chigi.
Con questo cambio di passo, il Presidente Renzi dà una decisa sterzata verso lo spoil system all’americana, che dunque diventa sempre più consuetudine anche qua da noi. Ovviamente, come spesso accade, la decisione del Governo si è portata dietro una serie di immani polemiche legate sia alla scelta delle persone sia alla questione della “ferma breve” di queste nuove nomine. Da un lato c’è chi ha sottolineato la presenza fra i “promossi” del fiorentino Giorgio Toschi, unico nome su cui il Quirinale avrebbe espresso delle perplessità. Dall’altro, sono stati in molti coloro che hanno visto nella decisione di ridurre a due anni il mandato di queste cariche, una velata sfiducia nello stesso operato dei neo nominati. Ma su tutte, la polemica maggiore riguarda l’unica carica, peraltro ancora inesistente, che non è stata ricoperta. Stiamo parlando di quella di Marco Carrai, che Matteo Renzi vorrebbe a Palazzo Chigi per guidare un nuovo Ufficio dedicato alla cybersecurity. Carrai è da sempre un uomo di fiducia del Presidente del Consiglio, che già a gennaio aveva cercato, senza successo, di inserirlo nell’Intelligence. Per il momento sembra essere saltata anche l’ipotesi di creare una struttura ad hoc per Carrai all’interno della Presidenza del Consiglio, ma è quasi certo che il premier non desisterà dal proporre il suo fedelissimo per qualche altro incarico prestigioso.
Ovviamente queste polemiche potrebbero essere del tutto strumentali così come, al contrario, potrebbero rivelarsi assolutamente fondate. Al momento non è dato sapere da che parte della medaglia dovremo guardare. Certo è che spiace vedere come in Italia tutto venga sempre ricollegato, a ragione o torto, al bieco clientelismo e al gioco delle tre carte. Soprattutto quando, in casi come questi, si è in presenza di scelte dettate anche dall’altissima professionalità dei nominati e dai loro stati di servizio impeccabili, cose che tuttavia vengono solitamente offuscate dalle polemiche, giuste o sbagliate che siano.
(di Christopher Rovetti)