VII Edizione del Festival Internazionale del Cinema Patologico

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Tante iniziative ed eventi nel settimo appuntamento organizzato e promosso dall’associazione di Dario D’Ambrosi

«Un’iniziativa che intende promuovere il giovane cinema italiano e straniero ed attivare sinergie tra il mondo del cinema ed ambienti in cui si lavora sul disagio mentale e sociale, convinti che questo possa contribuire ad un’evoluzione del linguaggio cinematografico».

Ecco la finalità della VII Edizione del Festival Internazionale del Cinema Patologico, organizzata e promossa dall’associazione Teatro Patologico, guidata da oltre venti anni da Dario D’Ambrosi, artista d’avanguardia attivo nella promozione di forme drammaturgiche simboli di integrazione umana e artistica. Un concorso di lungometraggi e cortometraggi unico nel suo genere, perché presieduto da una giuria composta da ragazzi affetti da disabilità che, grazie alle attività del Teatro Patologico e al continuo confronto con professionisti dell’arte teatrale, imparano a liberare creatività, fantasia e sensibilità muovendosi su un palcoscenico che diventa, ben presto, il loro spazio ideale. Un Festival importante per tanti motivi, non ultimo la coincidenza con l’apertura del primo corso universitario al mondo di “Teatro Integrato dell’Emozione”, avviato lo scorso 15 febbraio 2016 in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Dopo il successo delle sei precedenti, la settima edizione del Festival Internazionale del Cinema Patologico si è conclusa domenica 17 aprile con la premiazione dei vincitori: Paolo Lipartiti con Metamorfosi per il miglior lungometraggio e Daniele Bonarini e Francesco Faralli con Like a star come miglior cortometraggio.

La competizione tra i lavori passati al vaglio della giuria è stato soltanto uno degli aspetti del Festival Internazionale del Cinema Patologico che, in quattro appuntamenti dal 13 al 17 aprile, ha proposto eventi e approfondimenti di vario genere. A partire dalla serata inaugurale, durante la quale è stato presentato Abbraccialo per me ultimo lavoro cinematografico di Vittorio Sindoni, alla presenza dei protagonisti Stefania Rocca e Moisè Curia, alla quale è seguita, giovedì 14 aprile, la proiezione del film Non essere cattivo di Claudio Caligari, candidato italiano ai premi Oscar come miglior film straniero e ai David di Donatello con ben 16 nomination. La serata di venerdì 15, invece, ha rappresentato la massima espressione della filosofia del Teatro Patologico nella presentazione Medos, docufilm firmato da Dario D’Ambrosi nel quale l’artista ha racchiuso il senso della sua attività, presentando agli occhi degli spettatori la forza umana e artistica che scaturisce dal connubio tra teatro e disabilità.

Una forza che si è mostrata in tutta la sua efficacia nell’appuntamento di sabato 16 aprile, incentrato sulla celebrazione dei 400 anni dalla morte di William Shakespeare. Una serata dedicata alla lettura di dieci brani, tra monologhi e dialoghi, tratti dalle opere del grande Bardo di Stratford upon Avon e interpretati da grandi nomi del panorama artistico italiano. Sebastiano Somma, Augusto Zucchi, Monica Duco e Mauro Cardinali hanno impreziosito un evento che ha raggiunto il suo apice nella performance di Paolo e Marina, due ragazzi impegnati nelle attività del teatro di D’Ambrosi, che hanno dimostrato le competenze acquisite interpretando rispettivamente un monologo di Macbeth (tratto dall’omonima tragedia) e uno di Ofelia (tratto dall’Amleto).

Il tutto, immersi nelle atmosfere create dalle sapienti mani di Francesco Santalucia, pianista e compositore che ha saputo cucire una veste musicale perfetta per l’appuntamento shakespeariano. Melodie che, con note tormentate e rabbiose ma talvolta esultanti e liberatorie, hanno inquadrato perfettamente il valore dell’arte: unica espressione, in un mondo di fratture e divisioni, ancora capace di unire e, dunque, di curare.

(di Giulia Cara)

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