Ddl Boschi approvato, addio bicameralismo perfetto
Benvenuto federalismo. La Camera dà il via libera alle riforme del ddl Boschi: cosa cambierà
Dopo due anni, il governo Renzi ha ottenuto il via libera per le riforme costituzionali del ddl Boschi. Con 361 voti favorevoli, ben oltre i 316 necessari, le forze di governo, coadiuvate dai verdiniani e dai tosiani, hanno raggiunto quello che era un punto fondamentale per l’attuale premier e per il ministro Boschi. Adesso spetta ai cittadini esprimersi, con il referendum che avverrà il prossimo autunno legato a filo doppio al futuro politico dell’ex sindaco di Firenze.
Il progetto alla base del ddl è quello di attribuire funzioni e poteri diversi alle due camere, superando il bicameralismo perfetto. La Camera dei Deputati sarà il centro del potere esecutivo, l’unica che potrà dare la fiducia al Governo e votare le leggi, mentre il Senato avrà un ruolo più consultivo, ma soprattutto farà da raccordo tra Stato, enti territoriali ed Unione Europea.
IL NUOVO SENATO
Il nuovo Senato prevede innanzitutto una riduzione dei suoi membri. Saranno infatti in 100, di cui 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 componenti nominati dal Presidente della Repubblica, più le cariche di Senatori a vita dei Presidenti emeriti. La modalità di elezione dei senatori verrà regolamentata da una legge elettorale che dovrebbe essere varata entro sei mesi dall’entrata in vigore della riforma. Un’altra grande novità è la perdita dell’indennità parlamentare, sostituita da quella ricevuta in quanto sindaci o consiglieri regionali.
IL PROCESSO LEGISLATIVO
Le riforme coinvolgono il processo legislativo: solo leggi costituzionali, leggi elettorali, referendum e tratti dell’unione europea rimangono bicamerali. Delle restanti si occuperà la Camera dei Deputati, che le trasmetterà al Senato. Qui l’esame sarà disposto se richiesto da almeno un terzo dei componenti o potranno essere proposte modifiche alla legge con la maggioranza assoluta.
STATO E REGIONI
La riforma impatta anche su una nuova distribuzione tra materie di competenza statale e regionale. Al primo, per esempio, afferiscono politica estera, immigrazione, difesa, ordine pubblico, infrastrutture, tutela dell’ambiente e istruzione. Accettato dall’Aula anche l’emendamento di Francesco Russo, che promuove una forma di “federalismo differenziato”, volto a premiare le regioni virtuose con ulteriori poteri. Scompaiono anche le provincie, già ridefinite dalla legge Delrio dell’aprile 2014 come “enti territoriali di area vasta”.
CNEL
Sotto i tagli della riforma cade anche il Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro, organo di consulenza delle camere e del Governo e spesso indicato come una delle grandi spese dello Stato. Secondo l’articolo 79 del ddl, dopo il referendum ci saranno 30 giorni in cui un commissario speciale dovrà liquidare e ricollocare il personale.
REFERENDUM
L’’ondata di cambiamenti raggiunge anche il referendum, con un’aggiunta al posto di un taglio. Oltre ai referendum abrogativi, viene proposta la modalità di quello propositivo, con la raccolta necessaria di 150 mila firme per presentare una legge di iniziativa popolare.
(di Francesca Parlati)