Banksy: svelato il mistero dell’identità?

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Gli studiosi della Queen University of London hanno identificato il nome del famoso writer grazie alla tecnica del geographic profiling

Spy booth“, “Sweep it under the carpet“, “Kissing Coppers“, “Balloon girl“. Sono solo alcune delle sue opere provocatorie e dissacranti conosciute in tutto il mondo. I suoi murales e i suoi stencil vivono sulle mura di molte città e godono di una fama che travalica differenze culturali , politiche, artistiche. Lo stesso non si può dire della sua identità, da sempre celata sotto lo pseudonimo Banksy.

L’ anonimato, difeso con tanta tenacia, rappresenta probabilmente l’aspetto più coinvolgente e affascinante di questo personaggio tanto amato quanto discusso, contribuendo in larga misura a creare la leggenda dello street artist  più famoso e seguito del momento. L’identità volutamente nascosta ha alimentato nel corso del tempo storie, curiosità, ricerche e studi finalizzati alla scoperta del vero nome di Bansky e sfociati, talvolta, in situazioni al limite della razionalità.

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Negli anni studiosi, giornalisti e ricercatori, hanno speso energie per indagare l’identità dell’artista, formulando ipotesi di diverso tipo: una donna, un unico collettivo di writers, o un ex macellaio. L’ultimo nome tirato in ballo risale al 2008 quando il Mail on Sunday aveva svelato i risultati di un’approfondita inchiesta, affermando che alla figura del celebre artista corrispondeva l’identità di Robin Gunningham. Questo nome è stato confermato dal recente studio della Queen University of London, condotto attraverso la tecnica della mappatura statistica (geographic profiling) , solitamente utilizzata nell’ambito della criminologia. Tale elemento scientifico sancisce l’interesse nei confronti di quest’ultima operazione investigativa dotata, contrariamente a quelle passate, di una certa garanzia scientifica.

Il team di ricercatori ha concentrato lo studio su 140 opere di Bansky realizzate tra Londra e Bristol individuando, in corrispondenza di queste aree, hotspot, “luoghi caldi” dove è stata più volte rintracciata la presenza dell’artista, compatibile con quella di Gunningham, un uomo di circa 42 anni, proveniente dalla middle class inglese ed educato in una scuola privata di Bristol. Tali “affinità geografiche”, rintracciate confrontando la mappatura degli spostamenti del writer con i dati pubblici disponibili, scioglierebbero, dunque, anche i dubbi dei più scettici. Tuttavia, poichè non sono giunte conferme dai legali di Bansky, scesi in campo agguerriti e pronti a sollevare questioni relative alla privacy, non è tuttora possibile affermare l’assoluta veridicità dell’operazione. Le forze in campo non sono pronte a cedere perchè se gli studiosi sostengono con forza la scientificità delle loro ricerche, l’artista inglese non è disposto, come si può immaginare, a rinunciare ad un aspetto, quello dell’anonimato,  che risulta centrale nel suo ruolo di writer provocatorio e dissacrante.

Ciò che colpisce davvero all’interno della vicenda è la concreta possibilità di utilizzare mezzi di alta precisione per serie questioni legate alla scoperta di identità nascoste. E tra queste, certamente, non figura la caccia al nome di Bansky, con tutto il rispetto per le sue qualità artistiche che in queste circostanze, probabilmente, rischiano di passare in secondo piano.

 

(di Giulia Cara)

 

Fonte immagine: wikipedia.org

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