Fine delle sanzioni all’Iran. Quali vantaggi per l’Italia?

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All’indomani dell'”implementation day”, uno sguardo alle opportunità per l’Italia in Iran. Il presidente iraniano Hassan Rohani inizierà un tour europeo che toccherà l’Italia

rohaniSabato 16 gennaio è stato il giorno dell’implementation day dell’accordo firmato a luglio 2015 tra Iran e il gruppo P5+1 (vale a dire Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e la mediazione dell’Unione Europea). L’intesa segna la chiusura del dossier nucleare iraniano e la piena inclusione di Teheran nella comunità internazionale dopo anni di isolamento. Si è trattato di una giornata storica, poiché sono state rimosse le sanzioni imposte negli anni a Teheran, a causa della sua politica nucleare. Via l’embargo su petrolio, gas e prodotti petrolchimici e tutte le tecnologie correlate; finite le restrizioni sul commercio di oro, diamanti e altri preziosi.

Ora tutta la comunità internazionale attende il ritorno iraniano sui mercati energetici internazionali e il pieno reintegro dell’economia del Paese con quella del resto del mondo. Per l’Europa e soprattutto per l’Italia (alla disperata ricerca di mercati), l’interesse per Teheran è forte.

Speranze anche per quanto riguarda gli equilibri geopolitici nella regione: l’auspicio è che l’Iran torni a essere una potenza con la quale dialogare.

Meno ottimismo per quanto riguarda la politica interna del Paese anche in vista delle prossime elezioni legislative e per l’elezione dell’“Ass
emblea degli esperti” (la più alta autorità religiosa iraniana a cui spetta il compito di nominare la guida suprema del Paese), entrambe fissate per il prossimo 26 febbraio.

Come primo atto diplomatico da parte di Teheran, il presidente iraniano Hassan Rohani inizierà un tour europeo che toccherà l’Italia, prima tappa europea dopo l’entrata in vigore dello storico accordo. Il programma della visita comprende l’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, la visita da Papa Francesco e la partecipazione all’Iran Business Forum. Dopo l’Italia, Rohani andrà in Francia, dov’è atteso da Francois Hollande.

La visita in Italia di Rohani è storica e rappresenta una svolta radicale nei rapporti tra Iran e Unione europea, trattandosi della prima visita di un presidente iraniano in un Paese europeo da 17 anni (l’ultima fu nel 1999, quando l’allora presidente Mohammad Khatami venne per la prima volta a Roma dopo la rivoluzione islamica del 1979).

L’Iran rappresenta per l’Italia un interlocutore importante sia economicamente sia dal punto di vista geo-strategico.

Per quanto riguarda l’aspetto economico-commerciale, Teheran è partner economico in diversi settori e da diversi anni, in primis con l’Eni. L’Italia per l’Iran è il secondo partner commerciale nell’Unione europea (al primo posto c’è la Germania) e l’interscambio nel 2015 ha raggiunto i 959 milioni (dati Ice). L’Italia importa dall’Iran soprattutto petrolio, mentre esporta macchinari.

Il ministro dell’industria iraniano Mohammad Reza Nematzadeh ha sottolineato le similitudini tra Iran e Italia: “Come in Italia, qui il 90% del tessuto economico è fatto di piccole e medie imprese”. E poi l’Iran, ha aggiunto, “non è solo il suo mercato interno, è uno snodo regionale, la base per raggiungere un mercato di tre o quattrocento milioni di consumatori nei vicini paesi del Medio Oriente e nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale”.

Fino al 2010, i principali indicatori economici e sociali dell’Iran (demografia, crescita economica, importazioni ed esportazioni) andavano tutti verso l’alto e con costanza. Poi nel 2010, gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno approvato le sanzioni al Paese, decretato l’embargo sul petrolio e sulle transazioni bancarie con conseguente crollo delle esportazioni di greggio, crescita stagnante e paralisi del commercio con l’estero.

Il 2015 però ha registrato qualche segno di ripresa grazie all’alto potenziale del Paese: demografico (78 milioni di abitanti, di cui due terzi hanno meno di 35 anni) e culturale (il livello medio d’istruzione è alto): insomma, un Paese che vuole e può crescere. Lo scorso novembre a Teheran è giunta una delegazione di 370 imprenditori italiani, rappresentanti di 180 piccole e medie aziende e 12 banche, accompagnata dal viceministro allo sviluppo economico Carlo Calenda, da Confindustria, dall’Istituto del commercio estero (Ice) per mettere in contatto italiani in cerca di nuovi mercati di sbocco e iraniani in cerca di investitori.

Ed ecco che dopo l’implementation day, l’Iran diventa un Paese da corteggiare. E in questo corteggiamento, l’Italia spera di giocare un ruolo trainante: “Le imprese italiane, soprattutto piccole e medie, hanno continuato a lavorare in Iran anche durante le sanzioni, pur tra grandi difficoltà” ha ricordato Luigi D’Agata, presidente della Camera di commercio e dell’industria italoiraniana. “L’embargo non ha bloccato proprio tutto. Le sanzioni dell’Onu hanno riguardato una precisa lista di beni, tecnologie, alcune banche (e persone) strettamente legate alla proliferazione atomica, ma non le industrie civili. Così, anche quando Stati Uniti e Unione europea hanno messo sotto embargo petrolio e banche, molti hanno tenuto”.

É importante ricordare che l’Iran non è solo petrolio. Nel Paese c’è anche il boom dell’edilizia: è in costruzione un reticolato di città che, come “satelliti”, circondano la capitale per decine di chilometri, città-dormitorio nate nell’ambito del progetto governativo che punta sull’edilizia popolare.

Passando all’importanza geostrategica dell’Iran, il Paese è un “player” regionale fondamentale anche alla luce del ruolo che sta giocando nelle trattative sulla Siria. Tuttavia, permangono focolai di tensione con i “vicini”, primo fra tutti l’Arabia Saudita: con Riad è in corso una non facile convivenza che ha raggiunto l’apice con la recente esecuzione di un imam sciita che ha innescato nuovi contrasti tra i due Paesi “guida” del mondo sciita e sunnita. Infatti, seppur simili sotto molti aspetti (dal ruolo predominante del clero, al numero di condanne a morte), Arabia Saudita e Iran sono divisi dalla religione che praticano: l’Islam sciita in Iran e l’Islam sunnita in Arabia Saudita (il sunnismo è maggioritario nel mondo musulmano).

In conclusione, grandi opportunità soprattutto economiche per l’Italia (e non solo per il nostro Paese) dopo la fine delle sanzioni su Teheran ma, restano da risolvere molti aspetti controversi della politica iraniana: dai diritti umani alle tensioni regionali soprattutto con Israele e Arabia Saudita.

(di Alessandra Esposito)

 

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