La Puglia dei rifiuti. L’isola felix sul baratro dell’emergenza ambientale

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Puglia: terra fertile baciata dal sole, terra ricca di fascino e bellezza. Una bellezza spesso deturpata. Così la Puglia è costretta a svestire i panni di isola felix e a mostrare il suo vero volto, quello di una regione dalle forte potenzialità attrattive ma in grave pericolo dal punto di vista della tutela ambientale. A contaminare il territorio è lo smaltimento dei rifiuti, uno dei temi caldi che torna ad allarmare i cittadini.

Qualche mese fa il Presidente della Regione, Michele Emiliano, con la delibera della Giunta Regionale dell’8 ottobre 2015 aveva revocato le concessioni alle società che a livello locale si occupavano di smaltimento. La questione torna a far parlare di sé e una nuova legge regionale di riorganizzazione del sistema sembra prospettarsi all’orizzonte. Giovedì 8 gennaio, infatti, Emiliano ha partecipato a una riunione sul ciclo dei rifiuti, insieme all’assessore Mimmo Santorsola e al capo di gabinetto Claudio Stefanazzi. Obiettivo dell’incontro è stato quello di iniziare l’istruttoria per la scrittura di una nuova legge regionale sui rifiuti.

“Abbiamo tenuto una riunione – ha spiegato Emiliano – per verificare un situazione abbastanza seria, che riguarda un po’ tutti gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) della Puglia nella quale abbiamo verificato una difficoltà da parte dei sindaci che sono poi i componenti degli OGA (Organi di Gestione di Ambito). Gli OGA sono gli organismi che dovrebbero decidere sull’impiantistica necessaria al funzionamento del ciclo dei rifiuti: su queste difficoltà stiamo strutturando un disegno di legge che consenta alla Regione Puglia di riprendere la direzione strategica, come d’altra parte avviene in quasi tutte le regioni italiane, del ciclo dei rifiuti. Ciclo che oggi invece è parcellizzato in sei OGA distinte, con tutte le conseguenze e le difficoltà del caso”.

A sollecitare la realizzazione della nuova legge è stata la denuncia arrivata a fine di dicembre da Legambiente, la quale ha fatto presente che tonnellate di rifiuti arrivano in Puglia dalle regioni limitrofe, in particolare da Campania, Calabria e Lazio. L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) parla di 420mila tonnellate di rifiuti immessi negli impianti pugliesi. Sta di fatto che in Puglia si è ancora lontani da una gestione sostenibile dei rifiuti, troppo legata all’uso della discarica dove finiscono tre quarti dei rifiuti urbani. Sempre secondo i dati provenienti da Legambiente, nei primi nove mesi del 2015 solo 187 Comuni raggiungono il 40 per cento di differenziata, cioè la soglia minima per cominciare ad avere una riduzione dell’ecotassa.

E a causa delle grandi quantità di rifiuti aumenta proporzionalmente il numero delle discariche abusive mai sanate e addirittura la previsione di realizzarne altre in aree protette come il sito archeologico di Grottelline a Spinazzola, sull’altopiano delle Murgie pugliesi. In merito al problema si è espresso il Presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini: “La Regione tenga conto dei pareri negativi espressi dalle Amministrazioni locali interessate, considerando la valenza storica, naturalistica, culturale e archeologica dell’area, evitando di fare retromarcia di fronte all’ipotesi di risarcimento danni”. Mentre sulla possibile rimodulazione dell’ecotassa Tarantini ha dichiarato: “Legambiente è contraria a qualunque ipotesi di rimodulazione dell’aliquota di ecotassa poiché l’unico modo per raggiungere gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata, riducendo contemporaneamente lo smaltimento dei rifiuti in discarica, è il sistema di premialità/penalità che ha funzionato in molte regioni italiane”.

Ma negli ultimi giorni la critica di Legambiente all’amministrazione regionale si è fatta più aspra perché accusata di non mantenere la parola data e di scaricare su Roma la “patata bollente”: “Perché la regione decide di non decidere, rimettendo gli atti al Consiglio dei Ministri? E ancora: “Poiché a decidere sarà la Presidenza del Consiglio, ci appelliamo al Ministro dell’Ambiente affinché non dia il via libera alla discarica che ricadrebbe in un’area inidonea ad ospitare rifiuti, sia per le sue criticità idrogeomorfologiche che per il suo valore storico, naturalistico, culturale e archeologico”.

Forti anche i toni usati dal presidente ed il consigliere regionale dei Conservatori e Riformisti, Ignazio Zullo e Francesco Ventola: “Siamo all’assurdo, al ridicolo. Se il tema non fosse grave, tra i più sensibili, parleremmo di farsa divertente. Su un problema come quello di Grottelline, la Regione non può chiamare in causa il governo centrale commissariando di fatto il nostro territorio e le istituzioni che lo rappresentano. Dove sono finiti decisionismo e autodeterminazione di cui il neo governatore pugliese ha ammantato la sua immagine per convincere i pugliesi? E’ incredibile che proprio difronte a questioni tanto delicate, proprio Emiliano si confonda “volentieri” con i tanti Ponzio Pilato che hanno costellato una politica che vorremmo sepolta per sempre, la politica di quelli bravi solo a parole pronta a scaricare su Roma le patate bollenti”.

Tuttavia accanto ai rifiuti “ufficiali” ci sono quelli “non ufficiali” smaltiti illecitamente. Niente di nuovo se si considera che la gestione dei rifiuti è un “affare” che fa gola anche ai boss della criminalità organizzata in quanto da sempre fonte di ottimi proventi che, rimessi in circolo, offrono un guadagno “pulito” a queste organizzazioni, talvolta con il tacito assenso di chi, pur vedendo quello che illegalmente avviene, preferisce “chiudere gli occhi”. A discapito del territorio e della salute di chi lo abita, compromettendo le generazioni presenti e future. Ne sono prova e dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone, ex cassiere del clan dei Casalesi morto lo scorso anno. Dichiarazioni rese note dalla Camera nel 2013, dopo ben 16 anni da quando una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti della mafia- durante la XIII legislatura- si era riunita e aveva ascoltato il racconto di Schiavone sullo smaltimento illegale dell’immondizia accusando lo Stato delle bonifiche mancate. Le dichiarazioni dell’ex boss dei Casalesi sollevarono un tam tam mediatico facendo tremare anche la Puglia la quale veniva indicata come la destinazione dei rifiuti tossici provenienti proprio dalla Campania. Anzi il territorio destinatario dei rifiuti del traffico illecito del clan camorristico di Casal di Principe risultava essere tutto il Mezzogiorno. In particolare per la Puglia, le zone maggiormente coinvolte erano la Terra di Bari e il Salento.

Purtroppo fino a oggi non stati fatti grossi passi in avanti e molti nomi di discariche abusive citate da Schiavone e diverse attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Puglia rese note successivamente rischiano di rimanere nel dimenticatoio. La situazione attuale non è più confortante: gli ultimi dati rivelati dal rapporto “Ecomafia 2015” di Legambiente informano che il business dell’ecomafia è in forte crescita, 29.293 reati accertati per un giro d’affari pari a 22 miliardi di euro. E la Puglia in questo contesto vanta un triste primato: è in testa alla classifica regionale degli illeciti col 15,4% dei reati accertati (4.499). 4.159 denunce e 5 arresti. Anche per il ciclo dei rifiuti la Puglia è in testa alla classifica, questa volta, nazionale con un bel 28,7% superando le altre regioni in cui storicamente è registrata la presenza mafiosa, Campania, Calabria e Sicilia.

Purtroppo commissariare un territorio non costituisce una valida alternativa al problema soprattutto se questa non rientra in una strategia di reale risoluzione del problema per il quale invece servirebbe più prontezza da parte di chi rappresenta i cittadini e il proprio territorio.

(di Anna Piscopo)

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