Dopo Parigi, l’Europa ridiscute Schengen

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SchengenLa circostanza per la quale gli attentatori di Parigi abbiano potuto muoversi liberamente tra il Belgio, la Francia e la Siria e alcuni di essi siano entrati nell’Unione europea attraverso la Grecia, confondendosi con i profughi siriani, ha palesato le falle dei controlli su chi entra e su chi esce dall’area Schengen. Sono pertanto emerse perplessità e si sono aperti dibattiti sulla sicurezza delle frontiere (esterne e interne) nell’area dove, i cittadini di 26 Paesi (22 Paesi membri dell’UE e 4 non UE: Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein), possono viaggiare senza passaporto.

L’accordo di Schengen è sotto tiro come lo è la libertà di movimento da esso garantita. In particolare, gli accordi firmati nella cittadina lussemburghese il 14 giugno 1985 fra Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo), Francia e Germania Ovest e, negli anni, allargati ad altri Stati, hanno abolito i controlli alle frontiere interne dei paesi aderenti (restano possibili i controlli “random” cioè “casuali”, fatta salva la discrezionalità di ciascun Stato parte di porre in essere controlli all’interno dei propri confini) mentre sono obbligatori quelli alle frontiere esterne.

Ogni Stato parte di Schengen può sospendere l’applicazione delle disposizioni del trattato per un limitato periodo (massimo 30 giorni), in caso di emergenza o eccezionalità (manifestazioni, eventi sportivi o di altro genere) e previa comunicazione a Bruxelles. Per esempio, l’Italia sospese Schengen nel 2001 per il G8 di Genova e nel 2009 per il G8 de L’Aquila. La Francia l’ha sospeso ora in occasione degli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre. Ma in realtà, come vedremo, non si tratta di vera e propria “sospensione”.

Nonostante i titoli dei giornali, di fatto la Francia non ha “chiuso le frontiere”, ma ha solo ripristinato i controlli sui confini interni fino al 12 dicembre (anche in considerazione del COP21, il vertice sul clima previsto proprio nella capitale francese dal 30 novembre all’11 dicembre 2015). Trattasi di una possibilità prevista, come già detto, dagli stessi accordi in circostanze legate alla sicurezza nazionale. Cosa implica questa decisione? Sia cittadini europei sia extracomunitari che hanno un permesso di soggiorno valido rilasciato da un altro Stato europeo possono entrare in Francia e se fermati dalla polizia di frontiera, dovranno esibire solo le carte di identità (cittadini UE) e il passaporto e il permesso di soggiorno (cittadini extra UE). Il discorso cambia per i migranti irregolari e per i profughi che corrono il rischio di essere rimandati indietro.

Il nostro Paese ha reagito elevando l’emergenza al secondo livello (quello che precede il livello massimo che viene decretato durante un attacco in corso) in modo da permettere “l’assetto operativo dei reparti speciali e l’intervento immediato e il coinvolgimento delle forze speciali militari”. L’Italia ha inoltre rafforzato i controlli alle frontiere, oltre ad aver predisposto misure di urgenza in vista del Giubileo che inizierà l’8 dicembre. L’Olanda invece sta valutando la  possibilità di un’area di libera circolazione limitata ad Austria, Germania e paesi Benelux, una sorta di “piccola Schengen”.

E di Schengen si è parlato durante il Consiglio europeo della Giustizia e degli Affari interni del 20 novembre, convocato in sessione straordinaria dopo gli attentati. I 28 ministri competenti hanno chiesto alla Commissione europea una “revisione mirata” dell’articolo 7.2 degli accordi. Essa dovrà rendere i controlli alle frontiere esterne sistematici anche per i cittadini comunitari. Inoltre, la revisione introdurrà l’obbligatorietà dei controlli (mentre ora esiste solo la possibilità che ciò avvenga). Oltre ai controlli “sistematici e obbligatori sui cittadini europei che attraversano i confini esterni, in entrata o in uscita”, gli altri due punti oggetto della richiesta fatta alla Commissione riguardano lo scambio di informazioni tra i Paesi e la creazione del registro dei passeggeri aerei. La proposta della Commissione è attesa entro la fine dell’anno.

Il rafforzamento dei controlli sarà immediato ma la modifica di Schengen è necessaria per garantire l’effettiva sistematicità e obbligatorietà dei controlli stessi. Per quanto riguarda lo scambio di informazioni tra Paesi, il Consiglio ha deciso per la “consultazione obbligatoria” delle banche dati nazionali ed europee e del SIS (“Sistema d’informazione Schengen” che consente alle autorità nazionali per il controllo della frontiera interna, di ottenere informazioni su persone o oggetti), che pertanto dovrà essere aggiornato costantemente dalle autorità nazionali, con i dati relativi a ingressi e uscite dai confini. Ultimo punto affrontato durante il Consiglio del 20 novembre: l’accordo entro l’anno, sul “Pnr”. Il Passenger Name Record è il Registro dei nomi dei passeggeri, un database delle identità dei passeggeri degli aerei in viaggio all’interno dell’Europa, o in arrivo e in partenza. I dati verrebbero conservati per 5 anni. Da tempo in fase di preparazione, è osteggiato da chi teme violazioni della privacy dei cittadini europei.

Di fatto siamo ripiombati, in termini di libera circolazione, a 20 anni fa. Anche se, per quanto riguarda noi italiani, il rischio terrorismo non ha di fatto modificato i nostri spostamenti in Italia e all’estero. Secondo un sondaggio di Confesercenti, la maggioranza degli italiani (55% e cioè più di un italiano su due) non si farà influenzare dal rischio terrorismo. Per il prossimo Ponte, quello dell’8 dicembre, si metteranno in viaggio 8,4 milioni di italiani.

Nel frattempo, anche sulla scia dei tragici fatti di Parigi, la Camera degli Stati Uniti ha votato lo stop all’ingresso dei rifugiati siriani e iracheni (dieci mila ingressi previsti per il 2016) nonostante l’opposizione del presidente Obama. Se la legge passerà anche al Senato, il presidente Obama porrà sicuramente il veto.

Tornando a casa nostra, prossima tappa è il prossimo Consiglio Interni del 4 dicembre dove si affronterà in maniera più articolata la revisione dell’articolo 7.2 del codice di Schengen.

(di Alessandra Esposito)

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