Bruxelles: la città bloccata per rischio attacchi

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bruxelles21 novembre 2015. A una settimana dagli attacchi di Parigi, la città di Bruxelles è in massima allerta a causa di minacce di attacchi simili a quelli della capitale francese.  Sabato mattina, il primo ministro Belga, Charles Michel, ha promulgato lo stato di massima allerta, dichiarando che centri commerciali, il trasporto pubblico e concerti erano stati considerati come possibili obiettivi di attacchi terroristici. Da due giorni la città è bloccata, gli eventi pubblici disdetti uno a uno, i negozi chiusi, la metro ferma. La situazione di lockdown è stata prolungata fino a lunedì 23, quando ance le scuole rimarranno chiuse. Bruxelles, in quanto sede delle Nato e dei principali organi dell’Unione Europea, è sempre stata considerata come un bersaglio sensibile. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo gli attentatati a Parigi, dove sono morti in 130. Da venerdì 14, in Francia è iniziata la caccia all’uomo, per cercare di catturare i terroristi sopravvissuti e fuggiti. L’uomo al centro delle ricerche è Abdeslam Salah, belga, avvistato l’ultima volta al confine tra i due Paesi. Il legame tra i fatti di Parigi e le minacce subite da Bruxelles, però, sono anche altri.

Almeno quattro degli attentatori, tra cui Salah e suo fratello, sono originari di Molenbeek, un quartiere della città, relativamente centrale, caratterizzato da una fortissima presenza islamica. In nessun altro Paese europeo si raggiunge una tale concentrazione. Nonostante non sia in periferia, nonostante sia uno dei comuni interni di Bruxelles, si tratta di una delle zone più povere, caratterizzata da un’età media della popolazione molto bassa. Belgi di seconda o terza generazione, che si sentono maltrattati dal loro Paese, elemento che emerge da un alto tasso di disoccupazione giovanile. Proprio da qui, secondo i servizi segreti belgi e britannici, sarebbero partiti almeno 500 volontari per i campi di addestramento del Califfato. Ed è da qui che è partita la spedizione che ha seminato il terrore a Parigi.

Sarebbero state le ricerche di Salah ad alzare il rischio di attentati a Bruxelles. Varie fonti riportano versioni diverse circa i dettagli della fuga dell’attentatore. Secondo ABC news, si nasconderebbe a Bruxelles e starebbe cercando un modo per tornare in Siria, mentre secondo altri, si starebbe nascondendo dall’Isisi stessa: alcune informazioni di intelligence, infatti, reputano che il ragazzo si sarebbe dovuto far esplodere, ma che all’ultimo, per motivi ancora da chiarire, non lo avrebbe fatto. Secondo questa versione, il terrorista teme azioni di ritorsione verso la sua famiglia.

A prescindere da quale di queste versioni sia corretta, però, rimangono solo i fatti concreti: Bruxelles è bloccata, paralizzata dal terrore. Quanto a lungo può durare una situazione di stallo dettata dall’emergenza? E quando sarà passato un po’ di tempo, la città non sarà sempre a rischio? Anche senza lanciare concretamente alcun attacco, forse i terroristi hanno già ottenuto quello che volevano, seminare la paura, il dubbio, un senso di insicurezza.

(di Francesca Parlati)

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