Parigi sotto assedio: gli attimi del terrore

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francia-stade-de-france-terrore13 novembre 2015. Il venerdì parigino è l’immagine della vitalità. I ristoranti traboccano di clienti, le strade ospitano le passeggiate serali di cittadini e turisti; la sala concerti del teatro Bataclan, nel boulevard Voltaire, è affollata da più di millecinquecento giovani accorsi per assistere alla performance gratuita della band americana Eagle of Death Metal mentre, a pochi chilometri di distanza, allo Stade de France si sta svolgendo la partita amichevole tra Francia e Germania. La capitale francese, come suo solito, offre intrattenimento per ogni tipo di esigenza, donando spensieratezza, allegria e divertimento. Charlie Hebdo è un ricordo lontano.

Ore 21.20. Le prime esplosioni risuonano al caffè Carillon, in rue Alibert. L’illusione che si tratti di petardi dura ben poco: un uomo a viso scoperto è entrato nel locale e ha iniziato a fare fuoco contro i clienti seduti ai tavoli. Poi è uscito, ha attraversato la strada e ha rivolto la furia omicida contro il ristorante Petite Cambodge.  Negli stessi istanti il panico si diffonde al teatro Bataclan, storica sala francese, gremita di giovani appassionati di musica rock. Nel pieno dell’esibizione del gruppo americano Eagle of Death Metal, i suoni delle chitarre e delle batterie vengono sovrastati da una forte esplosione, scambiata inizialmente per un effetto speciale previsto nella performance. Ma, alla vista dei primi corpi accasciati a terra, il terrore pervade la platea: tre uomini (molto giovani, secondo i racconti dei superstiti) armati di fucili a pompa, freddano il pubblico, sparando colpi casuali, al grido di “Allah è grande” e “Questo è per la Siria”. «I terroristi erano calmi mentre sparavano. Hanno ricaricato le armi tre quattro volte».  «Hanno ucciso a freddo molti ostaggi, poi ricaricavano e ne uccidevano altri». I sopravvissuti riportano parole evocative di attimi che non dimenticheranno facilmente. Il blitz delle teste di cuoio francesi scatta alle 23, il teatro viene evacuato e, fin dalle prime stime, il bilancio delle vittime risulta molto alto.

Il terrore, tuttavia, non è rimasto circoscritto ed ha invaso altri punti della capitale. Mentre le persone morivano al Bataclan e in rue Alibert, due uomini aprivano il fuoco sui tavolini del bar La Belle Equipe di rue de Charonne, sparando almeno un centinaio di colpi. «Ho visto due persone, portavano dei fucili. Ho sentito i colpi da fuoco ma avevo l’impressione allo stesso tempo che fossero dei petardi. L’azione è durata almeno tre minuti. Poi sono saliti in auto e si sono diretti verso la stazione di metropolitana in rue de Charonne», questo il racconto di una donna, rilasciato al quotidiano francese Liberation e riportato da Il Corriere della sera.

A pochi chilometri di distanza, allo Stade de France, i tifosi giunti per assistere all’amichevole Francia- Germania sono stati sorpresi da un’esplosione: l’ipotesi inizialmente accreditata è stata quella di un problema all’impianto audio della struttura, immediatamente smentita dai tre boati successivi. Il gelo ha sostituito l’atmosfera goliardica tipica delle competizioni sportive lasciando il posto all’angoscia degli spettatori e alla perplessità dei calciatori che, poco convinti, hanno continuato il mach per permettere di gestire al meglio l’ordine pubblico. Intanto, il presidente Hollande, presente alla partita, è stato scortato fuori dallo stadio, dove due corpi dilaniati hanno mostrato per la prima volta alla Francia l’orrore dei kamikaze e la spietatezza dell’ISIS, prontamente intervenuto a rivendicare le atrocità.

Una follia senza precisi confini, durata più di tre ore, capace di tenere sotto assedio una delle più importanti capitali europee. Una follia lucida e assassina, orientata ad annientare le abitudini quotidiane occidentali e capace di provocare 132 morti (tra i quali l’italiana), 350 feriti e una sensazione di terrore profondo.

A più di 48 ore dall’orrore parigino, restano i bilanci, le certezze e le smentite (raccolte sapientemente da Il Post), gli hashtag di solidarietà, le dichiarazioni affidate ai social (talvolta smodate e inappropriate) le luci di commemorazione accese nelle capitali mondiali, il silenzio e la tenacia rinnovata della capitale francese. Resta, inoltre, un grande interrogativo che risuona, più o meno esplicitamente, in ognuno di noi: E ora, che cosa?

(Giulia Cara)

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