Oregon, dura reazione di Obama contro lobby armi

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oregonGiovedì 1ottobre. Umpqa Community College, Oregon. Un uomo armato entra in una classe e inizia a sparare. Alla fine della giornata, il bilancio sarà di 10 morti, compreso l’attentatore, e di almeno 7 feriti.

Si tratta della quarta sparatoria in un campus statunitense da settembre. Il diciassettesimo da gennaio: c’è stata più di una sparatoria al mese. Ormai, però, a prescindere dal luogo dove la sparatoria avvenga, la trafile è sempre la stessa: le prime confuse notizie, immagini shock, preghiere, cattura o suicidio del colpevole, ritratti commossi delle vittime, le preghiere e il dolore di tutta la nazione che si stringe attorno alla comunità colpita. È una storia che continua a ripetersi e non sembra che niente venga fatto per impedirlo. Al massimo, vengono introdotte le esercitazioni, come quelle antincendio, nelle scuole, anche quelle infantili. Se un Paese deve spiegare a un gruppo di bambini di 4 anni che se entra un uomo cattivo con la pistola, devono chiudersi nell’armadio e fare il gioco del silenzio, un problema c’è.
Questa volta, però, il presidente Obama ha cercato di rompere il circolo vizioso. Durante la conferenza stampa organizzata dalla Casa Bianca la sera dell’accaduto, il presidente non si è limitato a porgere le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. “I nostri pensieri e le nostre preghiere non sono abbastanza. Non è abbastanza. Non cattura il dolore al cuore, la sofferenza, la rabbia che dovremmo sentire… e non fa niente per impedire che queste carneficine avvengano da qualche altra parte”, ha detto, l’espressione severa. Secondo Obama gli attacchi di questo tipo sono stati una scelta politica che l’America ha permesso continuassero ad accadere: “Noi, nella nostra collettività dovremmo rispondere a queste famiglie che hanno perso qualcuno che amavano, tutto a causa del nostro non fare niente”.
Ma la responsabilità maggiore è delle lobby delle armi: “Ogni volta che accade qualcosa di simile, la risposta delle lobby è che servirebbero più armi. Eppure negli Stati Uniti c’è almeno un’arma per ogni uomo, donna, bambino. Come potrebbero più armi tenerci al sicuro?”, ha continuato il presidente, per poi rivolgersi direttamente ai possessori di armi statunitensi: “chiederei ai possessori di armi americani che le stanno usando responsabilmente, per cacciare, per sport, per difendere le loro famiglie… chiederei se le vostre opinioni sono rappresentate veramente dall’organizzazione che suggerisce di stare parlando in vostra vece.”
Un comunicato duro, per cui Obama sa verrà criticato: “Mi accuseranno di voler politicizzare l’accaduto, ma questo è qualcosa che dovremmo politicizzare. Non lo posso fare da solo.” Sono state chiamate alla responsabilità i singoli stati, il congresso, ma anche la gente comune. Il presidente ha anche invitato a comparare il numero di vittime del terrorismo sul suolo americano e il numero di vittime di sparatorie. La sfida è stata più tardi raccolta da Vox.com, che ha realizzato un grafico sui risultati; un grafico che è ormai virale. (http://www.vox.com/2015/10/1/9437187/obama-guns-terrorism-deaths).
“Spero e prego di non dover più andare a offrire le mie condoglianze a famigli in simili circostanze, durante il tempo restante della mia carica. Ma, basandomi sulle mie precedenti esperienze, non poso garantirlo. È una cosa terribile… ma può cambiare.” ha concluso il presidente. “Dio benedica la memoria di coloro che sono stati uccisi oggi, possa portare conforto alle loro famiglie e coraggio ai feriti che stanno lottando, e possa dare a noi la forza di unirci e trovare il coraggio di cambiare”.

(di Francesca Parlati)

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